R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

In un mondo che gira al contrario, in cui tutti, ma proprio tutti, si sentono in diritto di dire la propria anche su cose di cui non sanno una beata cippa, a volte sento la necessità di un “sano isolamento domiciliare”, con la musica come unica arma di distrazione dalle miserie umane: ed è così che mi capita tra le mani una bizzarra cartella stampa di una raccolta di brani remixati di una band mai sentita, i Crass. Perchè bizzarra? perchè una compilation di quaranta brani, sì avete capito bene, quaranta brani, non l’avevo ancora vista. Comincio ad ascoltare distrattamente e resto subito folgorata, cerco spasmodicamente su wikipedia e scopro che si tratta di un collettivo punk anarchico, nato nel ’77 nell’Essex, famoso per aver coniato lo slogan “DIY” (Do it Yourself). Un gruppetto bello corposo, originariamente formato da nove membri (due chitarristi, tre cantanti, un bassista, un batterista, una disegnatrice grafica e un ingegnere delle luci), tutti viventi all’epoca in una comunità. Mea culpa non averli incrociati prima, anche se per ovvi motivi anagrafici, essendo stati pionieri del genere anarcopunk, e tra i primi a scrivere canzoni contro fascismo, razzismo, sessismo, guerre e sfruttamento, temi, ahimè, ancora attuali. Musica di protesta, ma anche fortemente propositiva, oltre i semplici proclami, fini a se stessi, di gruppi come i Sex Pistols; anarchia non per seguire la moda del momento, ma come vero e proprio modus vivendi.

Facciamo un passetto indietro: fine estate del 2019, Penny Rimbaud decide di rendere disponibili gratuitamente le tracce del loro primo album, Feeding Of The 500, chiedendo a fans ed artisti di remixarli a loro piacimento; ne arrivano a centinaia di nuove versioni e, con l’inizio della pandemia, la band decide di donare i proventi all’associazione inglese Refuge, per prestare aiuto alle vittime di violenza domestica, aumentata esponenzialmente durante il lockdown. Nel 2021 si era arrivati già ad oltre duecento remix, così la casa discografica ha deciso di pubblicare, lo scorso 21 gennaio, un doppio album con una selezione dei brani migliori, mantenendo comunque la tracklist originale del disco che, nel ’78, ha anticipato il rap, con i suoi testi infuocati, senza compromessi e carichi di messaggi. Per questo ed altri motivi dovete assolutamente prendervi del tempo per ascoltare la raccolta dei remix, dal suono terribilmente moderno.

Troverete versioni molto diverse di una stessa canzone con ritmi che spaccano di brutto, spaziando dalle classiche chitarre graffianti del punk ai riff elettronici da club underground, come se ne vedono solo in Germania e Inghilterra, al reggae. A tratti atmosfere psichedeliche, a tratti orge tribali; alcuni di questi brani vi ricorderanno i migliori Depeche Mode, altri gli Underworld, resi celebri dalla colonna sonora di Trainspotting, o The Prodigy, tutti comunque accomunati da una grande ballabilità, cosa sorprendente per dei pezzi datati 1978. Ce n’è veramente per tutti i gusti perchè con questo riediting si esplorano i confini di ogni genere musicale, dal hip pop di Well, Do They, al reggae di So What, dal hard core di Women all’elettronica ossessiva di Acontecimiento 1978. E che dire di Reality Asylum, la canzone della discordia? Scritta proprio per il primo album di diciotto tracce, fu esclusa dalla casa discografica che ne riteneva il testo blasfemo e fu la goccia che fece traboccare il vaso perchè da quello i Crass capirono che, per avere un pieno controllo sul loro lavoro, dovevano fondare una propria casa discografica e così nascque la Crass Records. Il pezzo fu sostituito da due minuti di silenzio, intitolati ironicamente The Sound of The Free Speech, e reintrodotto nel secondo album. La mia preferita? They’ve Got A Bomb, sia per il sound tipicamente anni ’80, che per il significato che si porta dietro: anche in questo caso il collettivo pensò bene di introdurre un momento di silenzio durante i live per permettere al pubblico di riflettere sulla realtà di una guerra nucleare.

Voto: 10/10, e pensare che non volevo neanche ascoltarlo…

Tracklist:
CD 1
01. Acontecimiento 1978 (LaMDH Remix)
02. Reality Asylum (Brainquake Remix)
03. Do They Owe Us A Living (Kooky’s ‘Punks Love Beats’ Remix For Yoh)
04. End Result (Al Poison Reidh Remix)
05. They’ve Got a Bomb (No Arrival – What 4 Remix)
06. Punk Is Dead (Grumblemorph Remix)
07. Reject Of Society (Anders Björnberg Remix)
08. General Bacardi (Oi Polloi Remix)
09. Banned From The Roxy (Origins Of Dissent Remix)
10. G’s Song (Orchestre Nihilistica Remix)
11. Fight War Not Wars (Popcorn Warlord Remix)
12. Women (David Newlyn Waltz Time Remix)
13. Securicor (Ridley Remix)
14. Sucks (Interlude) (Simon Number Nine Remix)
15. You Pay (Score Remix)
16. Angels (Nakayubi Remix)
17. What A Shame (Jack Matthew Tyson Remix)
18. So What (Exsil Remix)
19. Well, Do They… (XP Click Remix)
20. They’ve Still Got A Bomb (Statement Remix)

CD 2
01. Flag Body (Forgive. Forgive. Forgive?) (Contretemps Remix)
02. Reality Asylum (Misanthropist Remix)
03. Do They Owe Us A Living (Toxic Derwish Remix)
04. End Result (Jack Matthew Tyson Remix)
05. They’ve Got A Bomb (Roel Tijskens Remix)
06. Punk Is Dead (Use Knife Remix)
07. Reject Of Society (Mashy P Teknival Remix)
08. General Bacardi (Patrick J Remix)
09. Banned From The Roxy (Gloom Influx Trapped Remix)
10. G’s Song (Bright + Tight Remix)
11. Fight War Not Wars (Dub Revolutions Remix)
12. Women (65daysofstatic Remix)
13. Securicor (Klabotskop Remix)
14. Sucks (ANOK Remix)
15. You Pay (Brandon Cook Remix)
16. Angels (Santiago Leyba Remix)
17. What A Shame (Ghost Dog’s Shameless Jungle Remix)
18. So What (If It’s Reggae?) (Neale Muldowney Remix)
19. Well, Do They? (Vincent Van Sloth Remix)
20. 5000 Dread (Dub Industries Remix)