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Tony Iommi

Ozzy Osbourne – Patient n.9 (Epic/Sony Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Nel giorno in cui il mondo intero piangeva la morte di una leggenda, ecco che un’altra bussa alla porta per ricordarci che c’è ancora e che venderà cara la pelle prima di passare a miglior vita. Lo fa nel migliore dei modi, forse l’unico che conosca, Ozzy Osbourne, tornando con il suo tredicesimo album in studio, considerato anche Under Cover del 2005. Se la grandezza di un personaggio si misura dall’importanza dei nomi che hanno partecipato alla realizzazione del disco, allora Madman non ha pari in questo, avendo chiamato a raccolta per quest’ultima fatica alcuni dei migliori chitarristi al mondo: dall’amico di lunga data Tony Iommi, riff master ineguagliabile, a Zakk Wylde, Jeff Beck, Mike McCready ed Eric Clapton, insomma gente che non ha bisogno di tante presentazioni. A completare la rosa Robert Trujillo dei Metallica al basso, già collaboratore di Ozzy in passato, Chad Smith dei RHCP e il compianto Taylor Hawkins dei Foo Fighters, che si alternano alla batteria; se stessimo parlando di basket sicuramente sarebbe un dream team! Del resto come poter rifiutare una chiamata del Principe delle Tenebre? Nonostante i continui problemi di salute, che lo hanno afflitto negli ultimi anni, e che altro non fanno che alimentare le fantasie su un ipotetico patto con il diavolo per avere l’immortalità, Ozzy non sembra avere nessuna voglia di mollare il microfono.

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Melvins – Working with God (Ipecac Recordings, 2021)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Band di difficile inquadramento i Melvins, nati nel 1983 ad Aberdeen, come gruppo hardcore punk, evoluto poi in sludge metal; la loro continua voglia di sperimentazione e il marcato senso dell’umorismo ne ha fatto un punto di riferimento negli anni ’90 per gruppi grunge come i Nirvana e i Soundgarden, soprattutto per l’accordatura in Drop D della chitarra di cui Osborne è stato un pioniere. Leggenda narra che sia stato proprio lui a presentare Dave Grohl a Cobain dopo lo scioglimento degli Scream. Mai entrati nell’Olimpo mainstream, sono considerati quasi una band di nicchia, sebbene tra le più prolifiche della storia con tantissimi live alle spalle e oltre quaranta album, tra quelli dal vivo, in studio e compilation varie. Nel mezzo continui cambi di line up e progetti paralleli. Working with God, pubblicato lo scorso febbraio con la casa discografica del compagno di merende Patton, ci riporta alla formazione del 1983 con King Buzzo Osborne alla voce e chitarra, Dale Crover al basso e Mike Dillard alla batteria: tredici tracce in tutto che confermano la vena dissacrante del gruppo statunitense, noto per i testi coloriti (per non dire farciti di volgarità varie). Con la delicatezza e la grazia di un ippopotamo aprono l’album alla loro maniera, fregandosene di tutto, con una versione rimaneggiata di un vecchio classico dei Beach Boys, I Get Around, che, per l’occasione, diventa I Fuck Around e proseguono in quella direzione per il resto dei minuti, anche con l’irriverente glamrock di Fuck You, non proprio da Accademia della Crusca…

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