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Vittorio Nistri

Ossi – Ossi (Snowdonia Dischi/Audioglobe, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Tra i miei peggiori difetti sicuramente la testardaggine, se mi convinco di una cosa non c’è verso di togliermela dalla testa: una di queste l’avversità per le piattaforme di musica digitale, sia per lo sfruttamento economico ai danni dell’artista, che per la smaterializzazione dell’opera, perché, per quanto di facile fruizione, nulla può eguagliare il piacere di tenere in mano un cd o, meglio ancora, un vinile. Per questo oggi voglio parlarvi di un lavoro in uscita il 9 settembre: il nuovo progetto di Vittorio Nistri e Simone Tilli, un album che va ascoltato, ma soprattutto sfogliato,letto, guardato e riguardato, per il suo artwork, che è un omaggio a quel fumetto underground che fu, negli anni passati, fiore all’occhiello di quella controcultura di cui ci sarebbe tanto bisogno ancora oggi. La copertina stessa dovrebbe essere esposta in una galleria d’arte, riunendo due firme storiche della rivista Frigidaire: in front cover l’indomabile scheletrino del compianto Andrea Pazienza , la back cover, il booklet e il logo affidato a Ugo Delucchi, che di Pazienza stesso fu allievo. Le dimensioni atipiche del booklet (25.4 x 17.4) richiamano quelle del fumetto underground americano degli anni ’70, la spirale psych e i colori sono del disegnatore Lido Contemori e il progetto grafico di Gabriele Menconi (Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio). Insomma, come potrebbe tutto ciò essere sostituito da un frigido click?

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Deadburger Factory – La Chiamata (Snowdonia/Audioglobe, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

A sette anni da La Fisica delle Nuvole, il prossimo 20 novembre uscirà il nuovo album di Deadburger Factory, La Chiamata, edito da Snowdonia/Audioglobe; una pausa lunga, ma ricca di collaborazioni che hanno dato vita a diversi progetti paralleli.
Da quel lontano 1996 in cui la band esordì, vincendo, Arezzo Wave, la Deadburger è sempre stata un work in progress, capace di passare da una formazione a due ad un vero e proprio open ensemble, a seconda delle esigenze artistiche, alternando periodi di intensa produzione in studio a numerose esibizioni live. Questa bipolarità ha reso possibile mantenere fede alla loro missione: quella di sperimentare e reinventarsi continuamente senza cedere alla tentazione di ripetersi a solo scopo commerciale.

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