R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Sembra ormai che sfuggire alla definizione classica di jazz, sia diventata la preoccupazione principale di ogni jazzista o gruppo che si rispetti. Il problema semmai sta nel fatto che, se tutti cercano si chiamarsi fuori, il concetto stesso di jazz sembra non avere più ragione d’essere e così ci troveremmo in presenza di un contenitore, usiamo la metafora del vaso, per fare un esempio, vuoto. I fiori che conteneva hanno deciso di non essere più fiori, l’acqua è evaporata e il vaso è rimasto lì come un significato senza significante. Ma la storia è più complicata poiché finora non è stato coniato un termine onnicomprensivo che racchiuda in sé generi musicali che confinano sempre più con qualcos’altro, ma che sono difficili da definire. Insomma il vaso-jazz è l’unico contenitore che permetta a tanti fiori diversi tra loro di trovare un luogo adatto per essere accolti. Tutto questo bel “pippone” per introdurre un disco di un gruppo a cui, come tantissimi altri, la definizione di jazz va stretta, ma che è anche l’unica possibile. Sto parlando della formazione svizzera denominata Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp (OTPMD), e del loro ultimo lavoro che si intitola We’re Ok. But We’re Lost Anyway.

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