R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Il dilemma più complesso, nell’affrontare il problema del Male, riguarda proprio il monoteismo. Come può un unico Dio che è sommo bene ed infinito amore concedere spazio al Male? Un tema, questo, che ha interessato non solo la filosofia ma anche l’arte in molte sue diverse forme. In questo specifico contesto è la letteratura con il romanzo di Bulgakov, il “Maestro e Margherita”, a raccontare in un affascinante affresco pubblicato postumo negli anni ’60 la critica satirica al sistema comunista sovietico, persecutore, come tutti i regimi assolutisti, della libertà d’espressione. In una sorta di rovesciamento del gioco delle parti sarà proprio la Russia degli anni ’30 a rappresentare il Male mentre Woland – il diavolo – con la sua compagnia di demoni, paradossalmente costituirà il riscatto del Maestro, cioè lo scrittore perseguitato dal potere su cui s’incentra la storia di Bulgakov. In questo fascinoso disco di Massimo Barbiero, Eloisa Manera ed Emanuele Sartoris, tre musicisti di livello internazionale con alle spalle esperienze musicali composite, si cerca di rendere una storia complessa come quella dell’autore russo attraverso una sintesi operata dalla musica per mezzo dell’incredibile batteria di Barbiero, del sapiente e spesso struggente uso del violino della Manera e del pianoforte di Sartoris cui spetta il difficile compito di legare tra loro i dialoghi dei personaggi tratti dal romanzo e tradotti simbolicamente in dinamiche strumentali. 

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