R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Chi dovesse ascoltare per la prima volta Jon Lloyd Quartet in quest’ultimo Earth Songs ed esprimere un giudizio affrettato, correrebbe il rischio di prendere un granchio. Perché superficialmente si potrebbe pensare a questa formazione come a una delle tante che percorrono un territorio più facile e più immediato nella forma. Poche note, niente o quasi fraseggi be-bop, preferenza per l’espressione modale – suonare sugli accordi costruiti su un’unica scala – e per un andamento ipnotico e molto rilassante. Ma basta avere un po’ di esercizio d’ascolto per rendersi conto che le scelte operate dal gruppo sono in realtà molto più ricercate e profonde di quanto non possano apparire ad un ascoltatore distratto. Non solo, ma la biografia di Lloyd cì racconta di un musicista sassofonista sessantaseienne – nato a Stratford on Avon (!!) – proveniente addirittura dal free-jazz. Se cercate una prova attendibile di tutto questo andate a riascoltarvi due lavori completamente differenti da Earth Songs – sono facilmente reperibili in streaming – come Head del 1993 oppure By Confusion del 1997. Il fatto è che Lloyd ha attraversato varie fasi nella sua carriera, passando dall’improvvisazione libera alla musica classica contemporanea per arrivare, dal 2009, ad una nuova forma espressiva che lo stesso autore ama definire come European Jazz.

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