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Brian Johnson

Udo Dirkschneider – My Way (Atomic Fire, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Quello che ad una prima occhiata potrebbe sembrare un tranquillo nonnetto di provincia è in realtà uno dei maggiori rappresentanti del metal teutonico: all’anagrafe Udo da Wuppertal conta ben settanta candeline e non ha nessuna intenzione di appendere il microfono al chiodo; cofondatore nel 1968 del gruppo The Accept, anche dopo il primo scioglimento della band, si è sempre lanciato a capofitto nei progetti paralleli come gli U.D.O. e i Dirkschneider. Fulminato all’età di dodici anni da un album dei Beatles, abbandonati poi per i rivali Rolling Stones, più vicini per temperamento alle sue inclinazioni, da allora non ha mai lasciato il mondo della musica. Voce particolarissima la sua, come ce ne sono poche nel panorama heavy metal e hard rock (forse la più somigliante è quella di Brian Johnson), gracchiante, ma al tempo stesso potente, tanto da essere insignito da Metal Hammer Germania del prestigioso premio Maximum Metal nel 2016, per aver contribuito alla diffusione del genere musicale, niente male per uno come lui che, agli inizi di carriera veniva sbeffeggiato per una pronuncia non proprio impeccabile. Se il suo fisico ha subito i fisiologici cambiamenti legati al trascorrere del tempo, la voce è rimasta invece quella di sempre e l’ultima uscita discografica, My Way, per l’etichetta Atomic Fire (la stessa di Helloween, Opeth, Meshuggah, ecc…) ne è una prova lampante.

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AC/DC – Power Up (Sony Music, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Sono passati 40 anni da quel 29 giugno in cui Brian Johnson si esibì per la prima volta in Belgio con gli AC/DC. Quella sera era tesissimo, aveva sulle spalle un’eredità pesante, quella lasciata pochi mesi prima dal compianto Bon Scott, e probabilmente si chiedette quanto sarebbe durata. Quasi mezzo secolo dopo, invece, sono ancora qua, nonostante gli sfortunati eventi degli ultimi anni: li avevamo lasciati trionfanti sul palco di Imola, poi la morte di Malcolm Young, la perdita di udito di Brian, che lo ha allontanato dalle scene per un pò, i guai giudiziari di Phil Rudd, ma si sa che quando sono ad un passo dalla fine, risorgono dalle ceneri e pubblicano un nuovo album con gli attributi. Back in Black è tuttora uno dei migliori lavori rock’n’roll di sempre, con oltre cinquanta milioni di copie vendute in tutto il mondo, difficile, se non impossibile, sfornarne uno altrettanto leggendario, ma anche Power Up non scherza mica. Prodotto da Brendan O’Brien, tra il 2018 e il 2019, nel Warehouse Studio di Vancouver è la diciassettesima fatica del gruppo australiano, la prima dopo la perdita di Malcolm, sostituito da Stevie Young; se Back in Black si presentava con una cover nera per rendere omaggio all’iconico Scott e iniziava, non a caso, con il suono di una campana, per Power Up è stata scelta una copertina rossa con il logo della band al centro e il palco sullo sfondo, con una fila di amplificatori schierati a dichiarazione di intenti. L’album uscirà il 13 novembre in diversi formati, digitale, CD standard, Deluxe Limited Edition e vinile in cinque versioni di colore; la versione Deluxe prevede una special box in cui, premendo un bottone laterale, si illuminerà il logo e si attiveranno gli altoparlanti integrati, all’interno del cofanetto, oltre al CD, ci saranno un booklet di venti pagine, con foto esclusive, e un cavo usb per la ricarica della scatola.

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