R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Sono passati 40 anni da quel 29 giugno in cui Brian Johnson si esibì per la prima volta in Belgio con gli AC/DC. Quella sera era tesissimo, aveva sulle spalle un’eredità pesante, quella lasciata pochi mesi prima dal compianto Bon Scott, e probabilmente si chiedette quanto sarebbe durata. Quasi mezzo secolo dopo, invece, sono ancora qua, nonostante gli sfortunati eventi degli ultimi anni: li avevamo lasciati trionfanti sul palco di Imola, poi la morte di Malcolm Young, la perdita di udito di Brian, che lo ha allontanato dalle scene per un pò, i guai giudiziari di Phil Rudd, ma si sa che quando sono ad un passo dalla fine, risorgono dalle ceneri e pubblicano un nuovo album con gli attributi. Back in Black è tuttora uno dei migliori lavori rock’n’roll di sempre, con oltre cinquanta milioni di copie vendute in tutto il mondo, difficile, se non impossibile, sfornarne uno altrettanto leggendario, ma anche Power Up non scherza mica. Prodotto da Brendan O’Brien, tra il 2018 e il 2019, nel Warehouse Studio di Vancouver è la diciassettesima fatica del gruppo australiano, la prima dopo la perdita di Malcolm, sostituito da Stevie Young; se Back in Black si presentava con una cover nera per rendere omaggio all’iconico Scott e iniziava, non a caso, con il suono di una campana, per Power Up è stata scelta una copertina rossa con il logo della band al centro e il palco sullo sfondo, con una fila di amplificatori schierati a dichiarazione di intenti. L’album uscirà il 13 novembre in diversi formati, digitale, CD standard, Deluxe Limited Edition e vinile in cinque versioni di colore; la versione Deluxe prevede una special box in cui, premendo un bottone laterale, si illuminerà il logo e si attiveranno gli altoparlanti integrati, all’interno del cofanetto, oltre al CD, ci saranno un booklet di venti pagine, con foto esclusive, e un cavo usb per la ricarica della scatola.

Il brano di apertura è un’onda d’urto di chitarra con la voce gracchiante di Johnson a ribadire che sono vivi e vegeti più che mai: i detrattori della band potranno anche dire che sono i soliti AC/DC, che suonano gli stessi accordi da sempre, che si ripetono all’infinito, ma sfido chiunque a stare sulla cresta dell’onda per quattro decadi conservando intatta quella carica adrenalinica che sprigionano ad ogni singolo pezzo. Gli assoli e i riff di Angus hanno fatto scuola, così come le sue scatenate esibizioni live: non sarà più uno scolaretto, ma di sicuro resta uno dei chitarristi più importanti del secolo se ancora oggi è in grado di influenzare intere generazioni di rockers. Power Up è stato preceduto dalla diffusione, nel mese di ottobre, del video di Shot In The Dark creando, strategicamente, una forte aspettativa nei fans di vecchia data; in tutto dodici tracce dinamitarde per dire che sono tornati alla grande, tra assoli al fulmicotone, come in Through The Mists of Time, riff e scale blueseggianti, come in Kick When You’re Down, e alcuni intro che ricordano i successi del passato, soprattutto in Witch’s Spell e in Wild Reputation, ma i bending da manuale e la grinta di Brian fanno passare tutto in secondo piano.

Tra i miei pezzi preferiti Demon Fire, con la voce che assume contorni demoniaci, alla Dave Mustaine per intenderci, e un piglio decisamente più metal nella parte strumentale con una scala che si ripete ossessivamente, alternata agli accordi della ritmica, e una batteria incalzante. L’unico brano dall’andamento “soft” (per quanto possibile) è No Man’s Land, un blues corposo per scaldarsi in vista del finale: le successive tre tracce, infatti, riprendono il tono gagliardo dei minuti iniziali, da ascoltare tirando al massimo il volume delle casse finchè non sentirete vibrare i vetri delle finestre. Systems Down, Money Shot e, soprattutto, Code Red, a cui è affidata la chiusura, sono un’iniezione di energia allo stato puro.

In conclusione Power Up è un gran bell’album, alla faccia di chi li dava un’altra volta per morti; in poco meno di quaranta minuti di sangue e sudore gli AC/DC incarnano ancora la sfacciata arroganza del rock’n’roll, ciò che li rende unici da sempre. Che non mi si venga a dire che gli ultrasessantenni non sono più produttivi e utili alla causa perchè gli AC/DC sono tornati, stavolta protetti non da uno, ma da ben due spiriti, quello di Bon e quello di Malcolm: lunga vita agli AC/DC, lunga vita al rock’n’roll!

Voto: 10/10

 

Tracklist:
01. Realize 
02. Rejection
03. Shot in the Dark
04. Through The Mists of Time
05. Kick When You’re Down
06. Witch’s Spell
07. Demon Fire
08. Wild Reputation
09. No Man’s Land
10. Systems Down
11. Money Shot
12. Code Red