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Claudio Angeleri – Vivere di musica (Artdigiland, 2024)

L E T T U R E


Recensione di Alessandro Tacconi

“La musica è architettura svolta,
mentre l’architettura è musica pietrificata”
Johann Wolfgang von Goethe


Dal connubio di queste due arti Claudio Angeleri trae il senso stesso della propria attività non solo di musicista ma anche di organizzatore di eventi e concerti, rassegne, progetti multidisciplinari e insegnante. Quante vite vi sono nell’esistenza di un individuo? Le stesse che vi sono percorrendo le vie di una città, magari proprio una di quelle Città invisibili di cui narra Italo Calvino nel celebre romanzo, perché se c’è un architetto sopraffino della letteratura italiana del Novecento è proprio lui. Così Angeleri inizia un progetto a lui dedicato “in cui testi e parole vengono inseriti in partitura come linea melodica di uno strumento a fiato”. A interpretare la parte scritta viene chiamato l’attore Oreste Castagna con cui aveva già collaborato.

Foto © Roberto Priolo

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Will Hermes – Lou Reed. Il re di New York (Minimum Fax, 2023)

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Recensione di Mario Grella

Cominciamo da un dubbio: le 771 pagine del possente libro di Will Hermes, ci restituiscono un Lou Reed visto al microscopio. Un lavoro immane di ricostruzione, quasi maniacale, della vita di Reed, della sua sfera privata, dei rapporti con i Velvet Undergound e con Andy Warhol che può lasciare anche qualche perplessità. È pur vero che Will Hermes, collaboratore della rivista Rolling Stone e del New York Times, ha potuto lavorare sui materiali che la famiglia di Reed ha reso disponibili e che sono attualmente conservati presso la New York Public Library, ma nonostante questo è difficile credere ad una ricostruzione fedele al reale di dialoghi, confessioni, serate, atteggiamenti, persino rapporti intimi, come se la vita di Lou Reed si fosse svolta in una sorta di faraonico “Grande Fratello” che copra quasi settant’anni della sua vita.
Al di là di questa considerazione preliminare e del tutto personale, il libro di Hermes è oltremodo interessante e rivelatore di fatti e circostanze, atteggiamenti e convinzioni di questo gigante della controcultura Underground e della sua musica. Molto complesso anche sintetizzare il succo dell’intero lavoro di Hermes.

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Marco Molendini – Pepito, il principe del jazz (Minimum Fax, 2022)

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Recensione di Mario Grella

La piccola, ma fornitissima biblioteca di RestArt – NovaraJazz, situata nel cuore antico della città sta per arricchirsi di un nuovo prezioso volumetto, edito nel 2022 da Minimum Fax il cui autore, Marco Molendini, giornalista del Messaggero, critico musicale e “bon vivant” della Roma degli anni Sessanta (ma anche un po’ prima) e Settanta (ma anche un po’ dopo), ha deciso di raccontare la storia di un singolarissimo musicista e animatore musicale a cui il jazz italiano deve molto: Pepito, il principe del jazz.
Il libro è provvisoriamente nelle mie mani, poiché Corrado Beldì che di jazz se ne intende, e non poco, ha deciso di prestarmelo e quindi non potevo proprio esimermi dallo scrivere qualche riga. Chi era Pepito? Un Pignatelli (famiglia nobile romana) che divenne una delle anime del jazz della capitale, e quindi italiano, e la narrazione di questa avventura fatta da Molendini è spigliata, divertente e ricca di aneddoti.

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Emil Cioran, Patrice Reytier – On ne peut vivre qu’à Paris (Rivages, 2023)

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Recensione di Mario Grella

On ne peut vivre qu’à Paris è il titolo di un delizioso volumetto edito in Francia nel 2021 da Bibliothèque Rivages e che ho ritrovato, nello scorso mese di agosto, nella favolosa libreria del Centre Pompidou, una tra le più belle del mondo per le arti visive. Il titolo, ovviamente, suona come musica per le mie orecchie. Si tratta di una BD (ovvero una “bande dessinée”, un fumetto insomma), magnificamente illustrata da un quasi-mostro sacro del fumetto francese, Patrice Reytier, su testi di Emil Cioran. Non è mia intenzione star qui a disquisire su un fatto ormai noto ed accettato e cioè che il fumetto sia una forma letteraria e nemmeno sul fatto che in Francia questa convinzione sia molto più forte che in Italia. Cioran, come me, è un parigino d’adozione sentimentale, quelli cioè che Parigi ce l’hanno da sempre nell’anima e mi lega a lui, non solo questo amore smisurato per la città, ma anche una specie di rassegnazione interiore verso l’aspetto che assume la realtà.

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Marino Severini – Quel giorno Dio era malato (Milieu Edizioni, 2023)

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Recensione di Alberto Calandriello

“Quel giorno dio era malato
In un paese di pane e pietre
Nacque il figlio di un vulcano
E di un fiocco di neve”

Inizia così Le radici e le ali, brano che dà il titolo all’omonimo disco dei Gang del 1991 e che contiene più di un caposaldo non solo della loro discografia, ma anche e soprattutto del loro pensiero politico e sociale. Da questa strofa Marino Severini, fondatore della band insieme al fratello Sandro, estrae l’incipit e lo sceglie per il suo primo libro, scritto insieme ad Alberto Sebastiani, e pubblicato da pochi mesi per Milieu Edizioni.

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Guido Michelone – Il jazz e le arti (Arcana, 2019)

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Recensione di Alessandro Tacconi

-Ta tatata ta ta tatata ta ta tatata ta ta tatata ta. Allora hai capito di chi si tratta?
-…
– E se ti dicessi che si tratta di guerriere su cavalli alati che si avventano contro i nemici urlando in modo terribile?
-Le… Valchirie?
-Esattamente!
-Che cosa c’entrano le Valchirie con il jazz?
-C’entrano, c’entrano. C’entra l’influenza che ha avuto Richard Wagner sui simbolisti francesi. Fu Baudelaire, poeta maledetto per eccellenza, a rilanciare in Francia insieme ai suoi amici musicisti, pittori e scultori l’arte del grande compositore tedesco.
-Che cosa c’entra Wagner con il jazz?
-La sua idea dell’arte totale che coniugasse tutte le arti (musica, danza coreografie, scenografie, racconto mitologico) in cui si riconosceva un intero popolo …
-Quindi la stessa cosa sarebbe avvenuta col jazz?
-In effetti sì! Furono ancora una volta i francesi durante la seconda guerra mondiale ad appassionarsi a questo genere musicale. Boris Vian, scrittore patafisico, musicista e compositore della celebre canzone Il disertore organizzava nelle caves parigine delle vere e proprie battaglie tra vari gruppi jazz: chi seguiva lo stile più classico di Duke Ellington contro chi amava il bebop di Charlie Parker e Dizzie Gillespie. E proprio negli anni Sessanta e Settanta il jazz divenne la musica fortemente connotata del “popolo afroamericano”, che riportava alla terra di origine e al contempo rivendicava diritti negati dalla comunità bianca statunitense. In Europa i musicisti venivano trattati da star, ma una volta tornati in patria il colore della pelle li relegava a cittadini di serie B.

-Wagner… Jazz… Valchirie… Mmm…

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Quentin Tarantino – Cinema speculation (La nave di Teseo, 2023)

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Recensione di Mario Grella

Spesso mi dedico alla lettura di libri sul cinema scritti da storici del cinema, critici o registi e lo faccio quasi sempre in estate (senza una precisa ragione). Dire libri “sul cinema”, in realtà significa poco, poiché i libri assumono la fisionomia dei loro autori, più che quella dell’argomento trattato. Così un conto è leggere Una volta di Wim Wenders, Scolpire il tempo di Andrej Tarkovsky o magari Zero Gravity di Woody Allen, un altro conto è leggere un libro come Cinema Speculation di Quentin Tarantino. L’affermazione potrebbe sembrare ovvia, ma non lo è per il semplice motivo che “Cinema Speculation” è un libro completamente “sconclusionato” ed uso il termine nella sua accezione letterale. Non solo Tarantino non arriva a nessuna conclusione, ma non si sa nemmeno bene da cosa incominci. O meglio, cronologicamente inizia dal ricordo del piccolo Quentin, trascinato in polverosi cinema di Los Angeles dai propri genitori e costretto ad assistere a decine di film alla settimana, una ossessione che diventa in fretta passione.

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Igort – Quaderni Ucraini Volume 2, Diario di un’invasione (Oblomov edizioni, 2022)

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Recensione di Mario Grella

Circa un anno fa Putin decideva di dare il via alla “missione speciale” (leggasi guerra) contro l’Ucraina. Da allora e, durante tutto questo lungo anno, abbiamo visto le drammatiche e crude immagini dell’invasione, abbiamo visto le fotografie, i video, abbiamo sentito dalla viva voce degli ucraini le testimonianze, le grida di dolore, i pianti sgomenti, le urla di rabbia, le preghiere. Abbiamo letto decine e decine di articoli, riviste, libri, così come abbiamo ascoltato dibattiti televisivi. Insomma siamo (molti di noi lo sono), iper informati sul conflitto, ma anche sulle strategie e sugli interessi in gioco. Potremmo quasi dire che sappiamo tutto o quasi tutto della guerra, anzi dell’invasione e della guerra di resistenza dell’Ucraina. Cosa può aggiungere a questa montagna di informazioni una graphic novel? Può aggiungere molto, anzi si può dire che può aggiungere qualcosa di essenziale perché il segno grafico ha uno status del tutto particolare, rispetto al testo scritto o all’immagine televisiva e cinematografica. A differenza della scrittura che è pensiero codificato, a differenza dell’immagine che è immagine mentale, il disegno è anche corpo. Per questo il fumetto, o meglio la grafic novel, è fortemente emozionale.

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Biagio Bagini – Swinging Stravinsky (Oligo Editore, 2022)

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Recensione di Mario Grella

Quando Biagio mi ha detto di aver scritto un libro su Stravinsky e Benny Goodman ho subito pensato ad un saggio, senza stupirmi troppo, per il semplice fatto che Biagio Bagini di musica la sa lunga, pur essendo un personaggio piuttosto eclettico. Ma Swinging Stravinsky (Oligo Editore) non è un saggio, bensì un romanzo i cui protagonisti non sono solo Igor Stravinsky e Benny Goodman, ma una serie di artisti e musicisti, ebrei ortodossi o meno, impresari senza scrupoli e musicanti che animarono uno spicchio del “Secolo breve” (che credo rimpiangeremo molto, pur con tutti i suoi disastri). Ma cosa hanno in comune Igor Stravinsky e Benny Goodman? All’apparenza poco o nulla, ma analizzando fatti, coincidenze, incontri e relazioni, si scopre che è molto di più di quello che non si possa immaginare.

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