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TEATRO

L’albergo dei poveri @ Piccolo Teatro Strehler, Milano

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Articolo di Mario Grella

…Eh niente, anche questa volta mi ritrovo a scrivere un commento ad un’opera teatrale non scritta per il teatro. Questa volta tocca al romanzo di Maksim Gor’kij L’albergo dei poveri nella riduzione teatrale di Emanuele Trevi per la regia di Massimo Popolizio, messo in scena dal Teatro di Roma-Teatro Nazionale, e visto un paio di settimane fa allo Strehler di Milano. Ancora una volta, mi preme sottolineare, che non si tratta di una sfumatura, bensì di una questione sostanziale, poiché un testo scritto con le impostazioni e i ritmi narrativi del romanzo, non è la stessa cosa di un testo nato per la scena: non lo può essere, ma si sa che in quest’epoca di ibridazioni (quasi) obbligatorie, non bisogna andare troppo per il sottile, ma cercare di apprezzare anche gli “esercizi di stile” (per ricordare Queneau) più spericolati e non fare tante storie, pena essere indicati come dei tromboni sofistici (ma purtroppo non dei “sofisti”). Viviamo in un tempo molto avvezzo alla polemica, ma poco al senso critico. E allora, dopo aver pedissequamente “stigmatizzato”, cerchiamo di spendere qualche parola per questo spettacolo ben allestito, ben diretto ed egregiamente interpretato.

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Cyrano de Bergerac @ Teatro Nuovo, Verona

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Articolo di Nicola Barin,

Al teatro Nuovo di Verona va in scena lo spettacolo conclusivo della rassegna Il Grande Teatro con l’adattamento di un classico della tragedia teatrale francese di Edmond Rostand. Il protagonista e regista Arturo Cirillo adatta il Cyrano de Bergerac introducendone novità e un sapore tutto particolare alla pièce.
Luci brillanti, colori accesi, costumi da avanspettacolo, e la rilettura in chiave musical certamente incuriosisce la platea. Nelle note di regia lo stesso Cirilllo segnala come:”il ricordo di un musical da me visto da ragazzino, nell’ancora esistente Teatro Politeama di Napoli, è stato il primo moto di questo nuovo spettacolo. Il musical in questione era il Cyrano…”

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La casa del sordo @ Teatro Menotti, Milano

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Articolo di Mario Grella

Assistere al capriccio teatrale La casa del sordo, dell’Odin Teatret di Eugenio Barba è un po’ come trovare una istantanea di cinquant’anni fa in un cassetto: la si guarda con tanta nostalgia di quegli anni, ma anche con grande tenerezza. La fotografia però è sbiadita dal passare del tempo e non ha più nulla della sua originaria brillantezza. Ecco, se mi è concesso usare una metafora, sceglierei questa per descrivere cosa ho provato assistendo sabato scorso al Teatro Menotti di Milano alla rappresentazione dell’Odin su testo di Else Marie Laukvik ed Eugenio Barba. Con la rappresentazione di sabato si è chiusa una intera settimana dedicata all’Odin Teatret con presentazioni di libri, film, laboratori e conferenze dedicati ai “60 anni dell’Odin Teatret” fondato nel 1964 da Eugenio Barba a Oslo e poi trasferito a Holstebro in Danimarca. Mostro sacro dell’avanguardia teatrale, si devono a Eugenio Barba, e al suo Odin, molte delle invenzioni, delle teorie, delle provocazioni del teatro di ricerca che venne poi definito “Terzo Teatro”. L’Odin fu il luogo, fisico ed ideale, dove un attore poteva “imparare ad imparare” (secondo un celebre motto del teatro).

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L’uomo più crudele del mondo @ Teatro Nuovo, Verona

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Articolo di Nicola Barin

Che la natura umana presenti aspetti inattesi e conflittuali lo ha testimoniato con dovizia il romanzo e il teatro Novecentesco, che hanno posto l’attenzione sulla crisi dell’io. La stagione del Teatro Nuovo di Verona continua con il componimento teatrale del giovane tragediografo Davide Sacco che si appropria della crisi della soggettività moderna e la trasporta splendidamente sul palcoscenico. Suoi complici due giovani, ma già affermati attori, come Lino Guanciale e Francesco Montanari.


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Il Malloppo @ Teatro Nuovo, Verona

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Articolo di Nicola Barin ed Alessandra Isalberti

Al Teatro Nuovo di Verona è andata in scena la commedia Il Malloppo, con un ottimo riscontro di pubblico, all’interno della rassegna “Divertiamoci a Teatro”, iniziata a Novembre 2023 e che proseguirà con Quasi amici, Chi è Io, per concludersi a marzo con Vicini di Casa.
Joe Orton è stato uno dei più interessanti drammaturghi inglesi che ci ha regalato ottime black comedy nel più classico stile dello humor britannico, non a caso il termine “Ortonesque” è stato coniato per indicare la caratteristica impronta del tragediografo d’oltremanica.

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Pitecus + Io – di Flavia Mastrella e Antonio Rezza

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Articolo di Nazim Comunale

Flavia Mastrella e Antonio Rezza, lo dicono loro stessi, si occupano di comunicazione involontaria. “Noi non facciamo teatro, facciamo ritmo, siamo in teatro per comodità, è il posto più comodo per allestire uno spazio, per farci ciò che vuoi. Noi i nostri spettacoli li facciamo ovunque: gallerie, musei, non abbiamo problemi ad uscire dal teatro.” Così Antonio Rezza in un’intervista rilasciata a chi scrive qualche anno fa. Non teatro, ritmo. Ce lo ricordiamo ancora una volta in un weekend di inizio febbraio in Emilia, con una doppietta di spettacoli che possiamo definire senza tema di smentita classici: Pitecus, al Cinema Teatro Boiardo di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia e il giorno dopo Io, al Cinema Teatro Massimo Troisi di Nonantola in provincia di Modena.

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La concessione del telefono @ Piccolo Teatro Strehler, Milano

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Articolo di Mario Grella

Siamo alle solite, ormai quando si va a teatro, una volta su due, il testo rappresentato non è un testo scritto per il teatro. Non che la cosa sia necessariamente negativa, ma certamente è un fatto strano che ci siano pochi nuovi testi e pochi autori che scrivano solo per il teatro: La concessione del telefono da Andrea Camilleri, per l’arrangiamento di Giuseppe Dipasquale, che è anche il regista dello spettacolo andato in scena la scorsa settimana allo Strehler di Milano, non fa eccezione e ancora una volta si pesca nel mare magnum della narrativa per allestire una commedia. Al centro della trama degli equivoci del testo di Camilleri è Pippo Genuardi che, sul finire del 1800 nella provincia siciliana più profonda, chiede l’installazione di una linea telefonica con l’unico scopo di organizzare incontri clandestini con l’amata Lillina. Il fondale che accoglie lo spettatore, altro non è che la gigantografia di una lettera che ispirò lo stesso Camilleri, quella di un suo lontano parente, datata 1929 proprio per l’installazione di una linea telefonica.

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Trilogia della città di K. @ Teatro Studio Melato, Milano

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Articolo di Mario Grella

Il titolo della stagione di quest’anno del Piccolo Teatro di Milano, non lasciava spazio a troppo ambiguità: Il Corpo delle Parole, segno che doveva essere proprio la scrittura (e non il gesto o la scena) il filo conduttore degli spettacoli. Nessuno però di quelli visti fino ad oggi ha il suo “corpo” completamente nella parola come quello di sabato scorso al Teatro Studio Melato, ovvero Trilogia della città di K. tratto dai testi di Ágota Kristóf. L’idea di portare in scena i tre libri della grande scrittrice grande ungherese, ovvero Il grande quaderno, La prova e La terza menzogna, scritti tra 1986 e il 1991 quando Ágota Kristóf viveva a Neuchâtel, dopo la fuga dalla Budapest invasa dall’esercito sovietico nel 1956, è venuta a Federica Fracassi con i suoi “partner in crime”, Luigi De Angeli e Chiara Lagani (detti Fanny e Alexander).

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La pulce nell’orecchio @ Piccolo Teatro Grassi, Milano

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Articolo di Mario Grella

Non nascondo che mi aveva creato una certa curiosità la scenografia “playground” di Guido Buganza, mi dava una certa tranquillità la regia di Carmelo Rifici, mentre il testo di Feydeau non mi entusiasmava ma, se vogliamo, anche il vaudeville ha il suo fascino, e un po’ di teatro crasso e “populaire” tra le tante astrusità e raffinatezze del nostro teatro, può anche non guastare. E invece no è successo tutto il contrario, sabato scorso allo Strehler con la messa in scena di La pulce nell’orecchio di Georges Feydeau, poiché l’unica cosa a salvarsi, paradossalmente, è stato proprio il testo perché sul resto occorrerebbe stendere il famoso velo pietoso. A cominciare dal fallito tentativo di Rifici di trasformare uno spettacolo popolare in un genere altrettanto popolare, ma che viaggia inevitabilmente su altri registri, il circo.

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