T E A T R O
Articolo di Mario Grella
…Eh niente, anche questa volta mi ritrovo a scrivere un commento ad un’opera teatrale non scritta per il teatro. Questa volta tocca al romanzo di Maksim Gor’kij L’albergo dei poveri nella riduzione teatrale di Emanuele Trevi per la regia di Massimo Popolizio, messo in scena dal Teatro di Roma-Teatro Nazionale, e visto un paio di settimane fa allo Strehler di Milano. Ancora una volta, mi preme sottolineare, che non si tratta di una sfumatura, bensì di una questione sostanziale, poiché un testo scritto con le impostazioni e i ritmi narrativi del romanzo, non è la stessa cosa di un testo nato per la scena: non lo può essere, ma si sa che in quest’epoca di ibridazioni (quasi) obbligatorie, non bisogna andare troppo per il sottile, ma cercare di apprezzare anche gli “esercizi di stile” (per ricordare Queneau) più spericolati e non fare tante storie, pena essere indicati come dei tromboni sofistici (ma purtroppo non dei “sofisti”). Viviamo in un tempo molto avvezzo alla polemica, ma poco al senso critico. E allora, dopo aver pedissequamente “stigmatizzato”, cerchiamo di spendere qualche parola per questo spettacolo ben allestito, ben diretto ed egregiamente interpretato.
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