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Aldo Del Noce

Fredrik Rasten – Lineaments  (Sofa Music, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

La figura del giovane chitarrista norvegese Fredrik Rasten non ha tardato ad acquisire la fisionomia di autentico teorico della chitarra, già valutando gli esiti di Six Moving Guitars (Sofa, 2019), esempio di ambiziosa quanto insolita performance a progetto, e sorta di manifesto delle inattese implicazioni dell’apparato-chitarra, cui egli s’approccia per “fascinazione verso le esperienze quasi tattili dei fenomeni acustici”.
Entro il patrimonio ispirativo del Nostro, già articolato lungo più esperienze discografiche, sembra di cogliere un sentire ‘minimalista’, in virtù del carattere degli schematismi compositivi, non disgiunti da peculiari propensioni meditative, comuni anche a differenti esternazioni di Rasten – si riconsideri la duale formazione Pip, in associazione al trombettista Torstein Lavik Larsen, che in ‘Possible Worlds’  (Sofa, 2019) denunciava non solo nel titolo le affinità col mondo di un Brian Eno, oltre a filiazioni orientaliste filtrate (anche) dagli stilemi di un Terry Riley.

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Tim Berne, Hank Roberts, Aurora Nealand – Oceans And (Intakt Records, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

Un panorama vasto e cangiante, d’ardita astrattezza, caratterizza la progettualità di un trio acustico che sembra suggellare ulteriormente un già nutrito filone (fra i vari non-dichiarati) della label Intakt in tema di combinazioni strumentali a tre (che può vantare partecipanti d’assodato carattere); la maggior esposizione del nome di Tim Berne non sembra però farne un ‘suo’ trio bensì una paritaria associazione, che si disvela abile nel condividere suggestioni peculiari quanto inattesa abilità rappresentativa.
Ritenendo che le pulsioni eversive e la mordente linea creativa di quest’ultimo meglio s’acconci alla formazione jazz più pugnacemente intesa, non si immagini a priori che gli riesca costrittiva una dimensione, per così dire, più cameristica: fresco dalla prova in duo in associazione al pianista Matt Mitchell (One More, Please, 2022) il sassofonista e creativo riformula certe vedute d’ensemble con una peculiare formazione a due fiati e uno strumento ad arco di tenorile timbrica, inclusiva di ulteriori ingredienti, quali il mantice e la voce.

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Ingar Zach – strumento di etimo incerto (Aspen Edities, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

C’è una certa consistenza di crediti nella nostra lingua, di fatto non nuovi nelle produzioni di Ingar Zach, consideratone il più recente album (Musica Liquida) ed un ulteriore album del passato (Le Stanze), esibenti pittoreschi titoli in italiano.
“Percussionista del Nord con una sensibilità del Sud” (sarà! – e prescindendo dal valore delle definizioni in così globali tempi), il manager della vivace label Sofa (co-gestita insieme a Kim Myhr e Martin Taxt) transita verso l’etichetta belga Aspen Edities per segnarvi l’ottavo album individuale. Presso Aspen, Zach aveva peraltro già segnato diverse collaborazioni, ove locali talenti belgi incontravano omologhi norvegesi tra cui appunto Zach e Nils Økland, importandovi adesso la più nuova traccia del percorso solistico; potremmo immaginare che vi si tesaurizzi ulteriormente (anche) l’eterogeneo patrimonio di collaborazioni, in primis la realtà alquanto unica del quartetto ‘open’ Dans les Arbres oltre a diversificate partnership (non ultima la dualità percussiva con il nostro Michele Rabbia), ma nei fatti si rileva una certa coerenza, per non dirsi una caratteristica caparbietà stilistica rispetto a quanto più recentemente fruito.


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Aruán Ortiz trio – Serranías: Sketchbook for Piano Trio (Intakt Records, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

Un avvio in medias res è quanto cui siamo avvezzi in un progetto di Aruán Ortiz, disvelante ingredienti e dinamiche del lavoro; tuttora pervasivi i più caratteristici richiami ai segni afro-cubano-haitiani dominanti nel precedente album Inside Rhythm Falls (2018), la sequenza esordisce con la pressante, virulenta impulsività ritmica di Shaw ‘Nuff (Siento un bombo), curiosa e dinamica sintesi tra una hit a firma del tandem Dizzy Gillespie-Charlie Parker innestata su un’inquieta vena propulsiva di colore latino, molto caratteristica nella prima parte del brano, segnato da un incisivo lavoro della batteria da cui si discosta in parte la mano sinistra della tastiera, di suo capricciosa ed erratica, conducente ad un interludio d’impianto più disarticolato e di più aperto sentire free, chiudendosi con la cornice ritmica e coloristica dell’attacco.
Il pianista ed autore nativo di Santiago di Cuba, ora stanziale a Brooklyn dopo un periodo europeo, segna con Serranías | Sketchbook for Piano Trio il suo sesto apporto all’etichetta elvetica Intakt, riproponendosi dopo l’intero periodo pandemico (in cui aveva però segnato una qualche presenza entro il James Brandon Lewis quartet) per ribadire la peculiarità delle sue visoni e traiettorie, altamente partecipative entro l’arena neo-free nordamericana, ma certamente non dimentico di un’articolata formazione classico-tradizionale e non meno delle proprie radici.

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Kommun – Ephemeralds (Fönstret, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

Guardando al giovane panorama avant-garde svedese, non ci erano sfuggiti profilo e traiettorie del chitarrista e sperimentatore Finn Loxbo, esplicitate nel solistico album Eter (2018), materiali post-baileyani di puntamento sulle anatomie dello strumento, ma non meno nel duale Saint Erme (ancora 2018), notevole riflessione interattiva su panoramiche di soundscape in tandem col percussionista Anders Vestergaard.
Già forte di altre, differenziate collaborazioni, ad esempio nelle orbite di Mats Gustafsson (e relativa Fire! Orchestra) nonché la legacy di Anthony Braxton, il Nostro qui allestisce un quartetto pescando tra personalità quali la nota pianista Lisa Ullén, il contrabbassista Vilhelm Bromander nonché il percussionista chicagoano, ma installato sulla scena svedese, Ryan Packard; ospiti del festival Edition (organizzato dallo sperimentatore australiano John Chantler), i quattro danno l’avvio alla label Fönstret con un programma qui esposto entro un unico movimento.

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Ingrid Laubrock  – The Last Quiet Place (Pyroclastic Records, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

Tra le varie dimensioni, e relativi talenti, esplicitati dall’ormai affermata sassofonista e autrice Ingrid Laubrock, non è arrivato tardi l’investimento nella scrittura e, di poco successivo, nella direzione d’ensemble, come testimoniato sia dagli ambiziosi e recenti Contemporary Chaos Practices e Dreamt Twice, Twice Dreamt, ma anche dalla già numerosa serie di combos da ella capitanati o co-condotti (Sleepthief, Anti-House, Camino Cielo Echo etc.).
Dunque ulteriore espansione della dimensione autoriale e neo-formata line-up nel presente The Last Quiet Place, che arruola significativi talenti tra cui la violoncellista Tomeka Reid e la violinista Mazz Swift, completandosi il trio d’archi con la personalità di Michael Formanek. Abbastanza intuitiva la conferma al drum-set del partner di vita e d’arte Tom Rainey, laddove alle sei corde non ritroviamo la ricorrente Mary Halvorson quanto piuttosto l’emergente talento di Brandon Seabrook, d’autonomo profilo ma avvicinabile in parte alla cultura di un Bill Frisell nella particolare cura (anche) della roots-music, che lascia anticipare un’apertura del soundscape verso il recupero o comunque l’aperta influenza dell’ampia corrente tradizionalista “Americana” (ed in effetti Laubrock non dissente sulla pertinenza del proprio album anche a codesto grande canone).

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Akmee – Sacrum Profanum (Nakama Records, 2023)

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Recensione di Aldo Del Noce

Già rilevata l’efficacia performante e l’argomentazione idiomatica del giovane quartetto norvegese nel recente Neptun (Nakama 2018), lo ritroviamo a formazione immutata in una ripresa presso l’ambienza ecclesiale della Toven Kirke di Oslo, sede non soltanto di celebrazioni ed eventi, ma nota per fornire ausilio anche materiale ai bisognosi locali; riusciva inoltre non da poco la presenza di un importante pianoforte a coda ed una peculiare acustica da costruzione lignea, insomma location alternativa nelle prospettive della band. 


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Cristiano Calcagnile Anokhi – Inversi (We Insist! Records, 2022)

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Recensione di Aldo Del Noce

Non certo nuovo alle esperienze in trio (lo avevamo recentemente lasciato nella differente piattaforma Cats in the kitchen, facente capo alle visioni di Alberto Braida, ma molto più a ritroso nella personale combinazione Chant) il batterista Cristiano Calcagnile allestisce un nuovo repertorio per questa formula a partire dalle forti suggestioni stilistiche del pianista Hasaan Ibn Ali, non particolarmente celebrato ma considerato influente da diversi solisti, e fissato almeno in una storica incisione in trio con Max Roach.


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Sergio Armaroli – Euritmie Cangianti

I N T E R V I S T A

Intervista di Aldo Del Noce

Non manca certo il materiale di riferimento, attuale o mnemonico, per approcciare il mondo del vibrafonista autore ed esteta milanese, ed in particolare l’apprezzamento della sua discografia fluviale e fuori contabilità nonché l’eclettismo del suo approccio estetico ‘globale’ e dichiaratamente trans-mediale. Lo scrivente riprende dunque volentieri la conversazione con Sergio Armaroli, già affrontata con spirito di completezza in una precedente intervista, datante già tre anni orsono (all’alba della grande pandemia), ma evidentemente da aggiornare, non soltanto in considerazione delle nuove produzioni, tra cui una duplice rivisitazione (o de-costruzione) dei materiali di Thelonious Monk, e collaborazioni in ambito sia post-accademico che avant-jazz; oltre a sempre diversificate esternazioni concertistiche ed eterogenee iniziative, tra cui poniamo la focale su un suo inedito approccio al vibrafono in solo nel recente album Vibraphone solo in four part(s) (edito da Dodicilune), per il quale si abbozzavano definizioni introduttive tra cui “Euritmie del possibile” o “campi armonici cangianti”. Ineluttabile e per lo più incontenibile la ricchezza delle argomentazioni, a segnare un pensiero personale attraversato non solo dal naturale eclettismo ma anche da un entusiasmo contagioso, uno spirito partecipativo e grande lucidità.

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