R E C E N S I O N E
Recensione di Aldo Del Noce
Già rilevata l’efficacia performante e l’argomentazione idiomatica del giovane quartetto norvegese nel recente Neptun (Nakama 2018), lo ritroviamo a formazione immutata in una ripresa presso l’ambienza ecclesiale della Toven Kirke di Oslo, sede non soltanto di celebrazioni ed eventi, ma nota per fornire ausilio anche materiale ai bisognosi locali; riusciva inoltre non da poco la presenza di un importante pianoforte a coda ed una peculiare acustica da costruzione lignea, insomma location alternativa nelle prospettive della band.

La relativa session esita quindi di grande dinamicità espositiva ed agile soundscape che, pur nella libertà delle soluzioni, spicca per il nitore delle tessiture d’insieme. Optiamo per il lasciarci guidare dalla suggestiva serie di titoli in polacco, di cui non ricerchiamo le ragioni, ma ci atterremo alle categorie, non del tutto anodine: rileviamo così uno spunto cromatico con l’introduttiva Żółty (Giallo) dalla tempra sontuosa e già definita, pur con ampia concessione all’onirica destrutturazione, quantunque riescano particolarmente incisivi il febbrile lavorìo di tromba e l’esplosivo drumming. S’avvicenda con l’atmosferica denominazione di Ciemność (Buio) una plaga di quiete inattesa a vagamente estetizzante; Dziewięć (Nove) s’imbastisce su un trasparente e coloristico tessuto ritmico, introduttivo di una vivida macchina corale. Suggestioni umorali per Zgorzknienie (Amarezza), d’impianto a tessiture spesse e procedere obliquo, rimpolpato dalle iterazioni del piano e le robuste inflessioni del contrabbasso; Winieta (Vignetta) risalta quale concisa e capricciosa miniatura, intessuta di lenta propulsività e dominanze metalliche; ancora spunti d’emotività in Rozpacz (Disperazione), in cui risultano pervasivi inquietudine e pugnace straniamento. Fraktal (Frattale) è ulteriore miniatura che palesa dimestichezza col valore del silenzio, amministrando il ricorso a ben poche quanto strutturate sonorità, e si perviene all’epilogo con il titolo tematico quanto impegnativo di Dźwięk (Suono), fascinoso passaggio di tesa e scultorea astrattezza.
Si concorda di certo sulle note secondo cui “il mondo sonoro di Akmee possa apparire fluttuante e astratto”; i quattro mostrano sedimentata cultura repertoriale ed energia innovativa, certamente forti della lezione di sintesi davisiana e relative istanze ed implicazioni, comunque aggiornate ed ampiamente trascese, non si avventurano verso traiettorie futilmente perigliose e senza sbocchi, smarcandosi virtualmente (e virtuosamente) da fardelli sovrastrutturali, palesando forte capacità rappresentativa con senso del dramma elaborato e trasfigurato secondo un catartico sentire metafisico. Nel bilancio della performance, un certo co-protagonismo figurativo riesce bipartito tra le limpide figurazioni d’ottone di Erik Kimestad Pedersen e le mobili, danzanti carpenterie della tastiera di Kjetil Jerve, ma non risultano certo da retrovia le leganti soluzioni a corde basse di Erlend Albertsen né l’arrembante sezione percussiva di Andreas Wildhagen.
S’avvalora ulteriormente l’ambizione del catalogo Nakama Records, che tra diversificate iniziative può vantare almeno il monumentale New Rituals (2019) triplo album d’insolito investimento entro un’energica quanto inedita fusion legante avanguardia post-accademica, neo-free e soprattutto ritualità vocale Zen.
In conclusione, e con tradizionale cortesia vichinga, il giovane combo esorta a seguirlo in concerto – o, in alternativa, andare a farsi… “abusare” – ma nessun rancore: il quartetto ci augura comunque il meglio! Una nota pacificante, in sì ostili tempi, ma soprattutto l’insistente sensazione che l’album, di grande fruibilità al riascolto, in virtù di scrittura dinamica e guizzante impulsività, possa collocarsi tra le uscite più originali del corrente anno. Da conoscere.
Akmee:
Erik Kimestad Pedersen: tromba
Kjetil Jerve: pianoforte
Erlend Olderskog Albertsen: contrabbasso
Andreas Wildhagen: batteria
Tracklist:
01. Żółty (5:10)
02. Ciemność (8:40)
03. Dziewięć (6:09)
04. Zgorzknienie (5:22)
05. Winieta (1:10)
06. Rozpacz (6:45)
07. Fraktal (2:02)
08. Dźwięk (6:22)
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