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Omaggio a Cesare Pavese – Barbiero Manera Sartoris Trio @ Piccolo Coccia, Novara – 19.03.23

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Articolo di Mario Grella

Certo che l’ensemble composto da Massimo Barbiero alla batteria e percussioni, Eloisa Manera al violino ed Emanuele Satoris al pianoforte, si è preso una bella gatta da pelare intitolando il concerto (e il CD) Verrà la morte e avrà i tuoi occhi dall’omonima raccolta di poesie di Cesare Pavese. Ho con quella raccolta un legame particolare per i ricordi che mi legano ad essa e all’esame universitario sostenuto con Vittorio Spinazzola, qualche secolo fa, ma a parte questo, il confrontarsi con una della più celebrate poesie del Novecento italiano, non era cosa semplice. Sempre più spesso, però, i jazzisti dedicano i loro lavori ai grandi temi della letteratura e questo comporta naturalmente un certo rischio. Del resto Eloisa Manera non è nuova nel cimento con la letteratura, basta ricordare un suo lavoro precedente ispirato a Le città invisibili di Calvino. Oltre che, al confronto a viso aperto con la letteratura, una responsabilità ancora maggiore è quella di confrontarsi con un sentimento altrui, come l’amore di Pavese per Costance Dowling, l’attrice americana che fu probabilmente una concausa del suo suicidio. È stato un concerto molto intenso, nell’ambito degli appuntamenti di Aperitivo in Jazz, presso lo spazio Piccolo Coccia di Novara, manifestazione domenicale di NovaraJazz che ormai ha messo radici in diversi ambiti e luoghi della città. Mi sia solo concesso ricordare la rassegna Swing & Hot allo Spazio Nòva, le serate al Cannavacciuolo Bistrot e gli appuntamenti del giovedì all’Opificio, altro locale nel circuito di Novara Jazz.

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NovaraJazz Weekender – Fall Edition @ Spazio Nòva, Novara – 12 e 13.11.22

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Articolo di Mario Grella

Nj Weekender Fall Edition è la “due giorni” autunnale di NovaraJazz che si è tenuta sabato e domenica scorsi presso lo Spazio Nòva, ricavato all’interno della gigantesca ex Caserma Passalacqua nel cuore della città e abbandonata da anni al suo destino. Nòva, una volta si sarebbe chiamato “centro sociale” e del centro sociale ha tutte o quasi le caratteristiche: laboratori, biblioteca, spazi per incontri, dibattiti, proiezioni e concerti, piccolo punto ristoro. Manca forse solo la politica, almeno quella tradizionalmente intesa, poi c’è tutto (persino un posteggio a pagamento, questo magari non in stile col centro sociale anni Settanta-Ottanta). Ed è qui che Mr. Corrado Beldì, Mr. Riccardo Cigolotti ed anche Mr. Enrico Bettinello, stanno cercando di compiere il miracolo, ovvero quello di smuovere i giovani trascinandoli verso qualcosa che non sia solo lo spritz o i riti, un po’ ritriti della movida. E così eccoci qui, a quasi sessantacinque anni, in piedi (i concerti nei centri sociali et similia, si seguono rigorosamente in piedi e con una birra in mano, come mi ha rammentato più d’una persona dello staff), ad ascoltare un programma di gran qualità che comprende brevi concerti alternati a dj set di grande impatto per il pubblico più giovane che si alternano nelle due sale che permettono, grazie alla doppio allestimento, un veloce alternarsi dei musicisti e gruppi. Questo è il format di NJ Weekender Fall Edition (che lascia presumere anche una edizione primaverile o estiva…)

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NU Arts and Community: Elisabetta Consonni e Mario Mariotti, Sofia Donato, Jonas Mekas @ Novara – 02.10.22

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Articolo e immagini di Mario Grella

Comincia al mattino la giornata finale del festival Nu Arts and Community con la performance singolare e suggestiva, di Elisabetta Consonni (coreografia) e Mario Mariotti (tromba), Il secondo paradosso di Zenone (che tutti ricorderanno dai tempi della scuola). Un astronauta e un trombettista, camminano (e suonano) con esasperante lentezza nel centro della città, tra passanti incuriositi e divertiti, come se esplorare e “sondare” il mondo fosse cosa ridicola. Mentre Elisabetta scruta da presso panchine, segnali stradali, muri, porte, la tromba di Mario Mariotti si cimenta non solo con lo spazio-tempo, comune per un musicista, ma anche con lo spazio urbano fatto di barriere, passaggi, percorsi. La performance si conclude nel giardino del Museo Faraggiana dove ad aspettarli, per il secondo appuntamento della giornata, ci sono grandi pagine di Hayden, Chopin, Liszt, interpretati da una ultra-talentuosa diciassettenne bolognese, Sofia Donato che letteralmente incanta l’attento pubblico di Nu.

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NU Arts and Community: Irene Russolillo ed Edoardo Sansonne, Ghenadie Rotari @ Novara – 30.09-01.10.22

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Articolo e immagini di Mario Grella

Una sera uggiosa di inizio autunno, l’interno di una antica chiesa sconsacrata, due danzatori/musicisti/performers: dove potrebbe essere più profondo quello che Marcel Dufrenne chiamava “il senso del poetico”? Quello che stanno per mettere in scena Irene Russolillo (danza, canto, voce) e Edoardo Sansonne/Kawabate, (elettronica) si intitola “Dov’è più profondo” e, benché in un caso si tratti di architetture e atmosfere e nel secondo di canti e corpi, di suoni e musica, anche qui si tratta di “profondità” abissali che ci ritemprano della banalità del mondo. Anche venerdì quindi, per la terza giornata del festival di Nu Arts and Community, raffinate emozioni e godimenti non solo estetici. Uno spettacolo dove danza/suono/parola/immagine sembrano appartenere ad una stessa scaturigine.

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NU Arts and Community: Stefano Invernizzi e Instabili Vaganti @ Novara – 29.09.22

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Articolo e immagini di Mario Grella

La seconda giornata del festival di Nu Arts and Community è incominciata ieri nel tardo pomeriggio con la presentazione, al Circolo dei lettori, nella sua nuova sede all’interno del Castello visconteo-sforzesco di Novara, del volume di Emidio Clementi dal titolo Gli anni di Bruno (Playground), cronaca famigliare fatta di dubbi e sentimenti inespressi. Successivamente il vernissage di Stefano Invernizzi con la sua personale dal titolo Electricity presso la sede di Rest-Art e di NovaraJazz nel cuore antico della città. Introdotto dall’appassionato intervento del curatore Marco Tagliafierro, la mostra presenta una serie di acrilici originali e freschi. Una pittura “Super realista”, più che iperrealista (anche se all’iperrealismo deve effettivamente molto), come ha ricordato il curatore. Piuttosto originali le raffigurazioni di oggetti del nostro universo tecnologico come macchine fotografiche, tablet, ecc, sovradimensionati rispetto agli umani circostanti che sembrano schernirli o prendersi gioco di loro.

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NU Arts and Community: Remix The Cinema e Nosferatu musicato da Arsenale Ensemble @ Novara – 28.09.22

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Articolo e immagini di Mario Grella

Il trailer di un film, o come si chiamava un tempo in maniera più prosaica, il “prossimamente” è un genere a sé. Si potrebbe dire che il trailer è il riassunto di un film, ma in realtà non è così. Potremmo dire che è una sequenza di illuminazioni allusive sul contenuto stesso della pellicola. Gli “Action 30” che aprono la terza edizione del festival NU Arts & Community nel cortile di Casa Bossi a Novara, fanno qualcosa di ancora diverso. Si potrebbe dire che mettano un film sotto una pressa facendone una versione lillipuziana, ma con un risultato grandioso. Il collettivo di artisti, fotografi, grafici, musicisti, filosofi, disegnatori e videomakers opera una alterazione per sottrazione del film, associando ad esso un’inedita colonna sonora elettronica di grande impatto che in qualche modo “ricolloca” le pellicole in altro ambito, rispetto al contesto entro cui sono nate. Casa Bossi (o quel che ne resta) è un ambiente quanto mai adatto a questo tipo di performance.

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Kit Downes, Bruno Chevillon, Archipélagos, She’s Analog, Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp – NovaraJazz

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Articolo di Mario Grella

Che l’organo sia uno strumento versatile è risaputo, ma è anche risaputo che, pensando alla musica d’organo, il riferimento sia sempre, o quasi, alla musica sacra se non proprio “chiesastica” e, qualche volta, anche con una connotazione psicologica che contempla una certa noiosità. Naturalmente sono beceri luoghi comuni, ma è certo che fino a che non si è ascoltato un musicista come Kit Downes, che apre l’ultimo giorno di NovaraJazz con uno straordinario concerto sull’organo “Biroldi” della Chiesa di San Giovanni Decollato di Novara (da poco restituito restaurato alla città), non si è ancora assaporato appieno cosa possa produrre un organo (e la bravura del compositore, s’intende). Dimenticatevi tutto o quasi tutto di quello che la vostra memoria ha sedimentato nella parola “organo” e voltate pagina: niente registri consueti, niente movimenti, niente ascendenze codificate, tutto nuovo, tutto mai sentito (o quasi mai). Uso “spregiudicato” dello strumento, officina di suoni, asimmetricità della composizione, luce nuova. Kit Downes sembra maneggiare la musica d’organo con irriverenza, ma non è così, si tratta piuttosto di una liberazione dello strumento da quegli schemi fissi che hanno abituato lo spettatore ad aspettarsi solo un certo tipo di musica e non altro. Un timore reverenziale che nel pubblico è venuto meno con questo straordinario concerto che, se in parte risente della “britannicità” per alcune impostazioni del musicista di Norwich, porta contemporaneamente una travolgente folata di novità, nell’uso dell’organo. Il concerto di questa mattina riassume in un certo senso tutta la “mission” e l’anima del jazz: la continua, indomita, perseverante ricerca di suoni nuovi, ritmi nuovi, persino l’utilizzo diverso dello strumento stesso.

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Alberto Braida, Acre, Theon Cross – NovaraJazz

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Articolo di Mario Grella

Dopo il magnifico duo svizzero nel giardino di Palazzo Natta, alle 17:30 è la volta di Casa Bossi per il piano solo di Alberto Braida. Ci sono musicisti per i quali i suoni, le note, i fraseggi sono già dentro di loro: vivono una sorta di trance interiore creativa. Alberto Braida è uno di questi. Capo chino quasi abbandonato sulla tastiera del pianoforte, incomincia un percorso musicale che sembra conoscere in anticipo e che invece molto probabilmente è un vagabondaggio rabdomantico, guidato dalle vibrazioni reciproche che strumento e musicista si trasmettono. E lo si sente quando i fragorosi ed inquieti “fortissimo” si trasformano in delicati “pianissimo” e si procede così per tutto il concerto e quando par di intravedere una cifra stilistica, magari anche un po’ consolatoria, ecco che subito dopo occorre impostare diversamente il registro di ascolto. E piano piano il percorso si compie e si scopre che la sua meta non c’è, anzi la meta è il percorso stesso. Alberto Braida quasi caracolla sul piano come un viaggiatore stanco, ma non di una stanchezza fisica, più che altro di una sazietà spirituale. Grande concerto.

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Peter Evans, Tom Arthurs & Giovanna Pessi – NovaraJazz

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Articolo di Mario Grella

Eccoci di nuovo a San Gaudenzio a vedere e a sentir meraviglie. È la volta (la seconda in questa edizione di NovaraJazz) di Peter Evans ad incantare un attentissimo pubblico della Basilica con il primo concerto della giornata. Si potrebbe parlare del virtuosismo o anche della capacità fisica di questo trombettista che riversa una ininterrotta “colonna di fiato” per un’ora filata nel suo strumento (due per la verità, una tromba e una tromba pocket), ma paradossalmente non è ciò che più impressiona del grande musicista statunitense. Quello che impressiona è senza dubbio la poesia di uno suono essenziale, rarefatto e carico di suggestioni. Una cosa è certa, sotto la volta immensa di Alessandro Antonelli, cassa armonica colossale, o si è un grandissimo musicista o si rischia molto. È ovvio che Peter Evans sia uno dei più grandi musicisti tra quelli che si sono esibiti su questo “palcoscenico consacrato”. Solitudini e altitudini, profondità e leggerezza cristallina, ripetizione e variazione: “il tutto musicale” che passa attraverso il corpo di Evans e termina nella tromba (che fa parte del corpo). C’è un’intera orchestra in quella tromba, ci sono tutti i timbri e i colori della musica, e c’è il silenzio della Basilica ammutolita che va a far parte del suono. Un altro concerto indimenticabile.

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