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Aldo Pedron

Chet Baker & Jack Sheldon – In Perfect Harmony: The Lost Album (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Chesney Henry “Chet” Baker, Jr. aka Chet Baker, per chi non lo sapesse è stato uno dei più grandi artisti, musicisti, trombettista, flicornista, cantante e compositore statunitense. Tra i principali esponenti del genere conosciuto come “cool jazz”. Noto per il suo stile lirico e intimista, nasce a Yale, Oklahoma il 23 dicembre 1929. Una vita travagliata, impossibile, genio e sregolatezza, musica e droga, prigioni, droga e ancora musica. Quando la famiglia emigra in California, Chet ha appena 10 anni. Il padre é un suonatore di banjo dilettante ma ammiratore di Jack Teagarden e gli regala un trombone. Chet, affascinato all’epoca da Harry James, si affretta a scambiarlo con una tromba. Ancora assai giovane è nell’orchestra della scuola, a Glendale, California. Diventerà uno dei trombettisti, più importanti, più influenti di tutti i tempi. Un trombettista dalla delicatezza, dalla fragilità, dal soffio e dall’incrinatura originale e unica. Le sue esecuzioni sono imperniate sulla ricchezza melodica e dalla ricerca dell’effetto e lo sfoggio di citazioni e improvvisazioni al tempo stesso. La sua voce, struttura evanescente che avvolge la melodia, si dispiega fino al limite estremo. Fortissimo nell’improvvisazione, nello scat che diventa complemento della sua stessa tromba.  

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Cannonball Adderley – Burnin’ In Bordeaux Live in France 1969 & Poppin’ In Paris Live At L’Olympia 1972 – (Elemental Music, 2024)

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Recensione di Aldo Pedron

Julian Edwin “Cannonball” Adderley è un’importante e fondamentale sassofonista (contralto e soprano) nato a Tampa, Florida il 15 settembre 1928.

Nato da padre cornettista, studia musica presso il liceo di Tallahassee dal 1944 al 1948 e apprende a suonare il flauto, la tromba, il clarinetto e la viola prima di dirigere un’orchestra alla Dillard High School di Fort Lauderdale dal 1948 al 1950 e dove un suo compagno, il batterista Lonnie Haynes, gli affibbia, a causa della sua mole e del suo appetito, il soprannome di “Cannibal” (cannibale), che diventerà “Cannonball” (palla di cannone). Nel 1955 parte per New York dove arriva dopo pochi mesi dalla morte di Charlie Parker e prendendone in un certo modo la sua eredità artistica nonché una certa influenza. Cannonball ottiene presto un contratto discografico con la EmArcy. Nel 1956 fonda con il fratello Nat un quintetto che nel 1959 si trasformerà in un sestetto. Nel frattempo, lavora e suona con Miles Davis e accanto a John Coltrane. Incide l’album The Cannonbal Adderley Quintet in San Francisco featuring Nat Adderley (Riverside Records, 1960) che gli assicurerà il grande successo. Le formazioni di Cannonbal Adderley vedranno sfilare alcuni dei migliori musicisti del momento: Hank Jones (nel 1958), Bill Evans (1958 e 1961), Wynton Kelly (1959-1961), Victor Feldman (1960-1961) e molti altri.

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Christian Mascetta Trio – Out of Space (Abeat Records, 2024)

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Recensione di Aldo Pedron

Christian Mascetta è uno dei più grandi talenti chitarristici della scena contemporanea nazionale. Recente ospite della trasmissione televisiva “Via dei Matti numero 0” condotta su Rai 3 da Stefano Bollani e Valentina Cenni, Christian è sempre più conteso come session-man in ambito pop e jazz e, con la sua formazione ha pubblicato, di recente, l’album Out of Space per Abeat Records, che ha riscosso l’apprezzamento del pubblico e quello della critica e che apre a nuovi orizzonti sonori. Nato a Lanciano in provincia di Chieti, il 31 dicembre 1994, inizia gli studi di chitarra all’età di sette anni. È laureato al Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara e al Conservatorio Alfredo Casella di l’Aquila. Ha studiato con Roberto Di Virgilio, Rocco Zifarelli e tenuto importanti masterclass con Steve Lukather, Stef Burns, Andy Timmons, Carl Verheyen, Robben Ford, Eric Gales, Fabio Zeppetella, Rosario Giuliani, Enrico Pieranunzi…

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Flavio Oreglio & Staffora Bluzer – Milano OltrePop (Long Digital Playing, 2021)

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Recensione di Aldo Pedron

Flavio Oreglio (Peschiera Borromeo, 26 agosto 1958), personaggio poliedrico, è un musicista, cabarettista, scrittore, umorista. Già ma non chiamatelo comico o cabarettista (s’incazza), lui è Flavio Oreglio, storico nonché Direttore dell’archivio storico del cabaret italiano da lui fondato. Laureato all’Università degli Studi di Milano in Biologia con specializzazione in Ecologia, è stato insegnante di matematica e scienze. Pianista e chitarrista, cantautore e appassionato di ragtime, dal 1985 si è dedicato allo spettacolo, vincendo il Premio Rino Gaetano e pubblicando alcuni album musicali. Ha al suo attivo numerosi lavori fra i quali Melodie & Parodie (sottotitolo: ovvero pensiero di un rivoluzionario moderato) per la Clou Disque nel 1987, Clownstrofobia (Clou Disque, 1988), Burlando furioso (1994) che nel loro insieme costituiscono l’opera prima “Ridendo e sferzando” (con una antologia dallo stesso titolo nel 1998). Collaboratore di alcune personalità di spicco della comicità milanese e dialettale, come Nanni Svampa e Marina Massironi, deve la notorietà alla partecipazione dal 2000 al programma televisivo Zelig nel corso del quale recita delle surreali poesie precedute dal tormentone «Il momento è catartico. Atmosfera, grazie.»

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Roosevelt “Booba” Barnes and The Playboys – Raw Unpolluted Blues (New Shot Records, 2024)

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Recensione di Aldo Pedron

Roosevelt Melvin “Booba” Barnes nato a Longwood, Washington County il 25 settembre 1936 nello stato del Mississippi, Stati Uniti, è stato un chitarrista e cantante blues del Delta.

Inizia nel 1960 come membro degli Swinging Gold Coasters, una formazione blues locale del Mississippi. Nel 1964 si trasferisce a Chicago dove suona nei vari club e bar della città, ma poi nel 1971 ritorna nel Mississippi e si esibisce localmente fino ai primi anni ’80. 

Nel 1984 si unisce in duo con Lil’ Dave Thompson quando quest’ultimo ha solo 15 anni.  Roosevelt “Booba” Barses, originario di Greenville nel frattempo nel 1985 apre il suo “juke joint” (ovvero quei locali gestiti soprattutto da afro-americani nel sud degli Stati Uniti d’America) in Nelson Street, il Playboys Club (di Greenville).

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Danny O’Keefe – One For The Road (New Shot Records, 2024)

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Danny O’Keefe (20 maggio 1943, Wenatechee, stato di Washington) è uno dei più brillanti interpreti e cantautori d’America. Una carriera di oltre 50 anni che lo vede primeggiare soprattutto come autore ed inoltre come interprete, folk-singer dalla voce unica e straordinaria. Un artista di grande spessore artistico che compone, suona, arrangia e canta in una maniera del tutto personale.

Nel 1966 pubblica un album Introducing Danny O’ Keefe per la Panorama Records e nel 1968 esce un disco Steamed con la sua band Calliope. Ma è con l’omonimo Danny O’ Keefe del 1970 inciso per la Cotillion di Ahmet Artegun che si vede subito la stoffa del bravo autore, contiene infatti quella Good Time Charlie’s Got The Blues che gli porterà fortuna e verrà interpretata in seguito da artisti come Waylon Jennings (1973), Elvis Presley (1974), Conway Twitty (1977), Chris Hillman (1982), Willie Nelson (1984), Jerry Lee Lewis con Leon Russell (1980), Leon Russell (1984), nel 1994 Chet Atkins & Earl Klugs l’hanno  proposta  in un Chet Atkins TV Special chiamato  Read My Licks e lo stesso Dwight Yoakam  l’ha incisa nel 1997. Dal 1966 ad oggi ha pubblicato una ventina di album ma la sua discografia resta assai importante e di grande qualità.

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Club Rivera – Elements (Roccascina Audio Produzioni, 2023)

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Recensione di Aldo Pedron

Club Rivera è il progetto ideato da Antonio Calandra e Francesco Arena che unisce in maniera assolutamente variopinta e variegata black music, house-music, hip-hop, fusion partenopea e nu jazz elettronico. Anticipato dai singoli Ike and Sean e Mood featuring la cantante svedese Delphi esce il nuovo disco(vinile e CD). Elements è il primo album del Club Rivera, per un duo siciliano nato nel 2020 tra l’Italia e la Svezia, un mix tra fusion e soul con reminiscenze di jazz londinese. Ed è tra la Sicilia (Italia) e la Svezia che prendono spunto e ispirazione per la loro musica. Un suono mitteleuropeo, certamente non nelle mie corde e nei miei gusti ma che sa creare un immaginario naturale e surreale al tempo stesso. Un pout-pourri sonoro organico e funzionale che prende spunto dalla nuova British Jazz e con un groove irresistibile e dal gusto melodico.

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Big Band del Pentagramma / Vito Andrea Morra – G. G. Swing (Abeat Records, 2023)

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Recensione di Aldo Pedron

È oramai assai raro imbattersi in una produzione di una super big band di oltre 20 elementi. La Big Band Del Pentagramma è magistralmente diretta da Vito Andrea Morra (direttore e arrangiatore).
Questo G.G. Swing si rivela un album di gran classe e potenza al tempo stesso. Un organico poderoso formato da eccellenti professionisti che gravitano intorno alla straordinaria struttura dell’Accademia di Musica “Il Pentagramma”, una eccellenza pugliese.

Vito Andrea Morra è un direttore, arrangiatore e chitarrista. Docente di Composizione Jazz al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. Morra può vantare un solido percorso formativo che negli anni lo ha visto perfezionarsi a Siena Jazz sotto la guida di Giancarlo Gazzani e Bruno Tommaso.

photo © Gaetano De Gennaro

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Vito Di Modugno Quartet With Fausto Leali – Black, White And Blues (Abeat Records, 2023)

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Recensione di Aldo Pedron

Vito Di Modugno (organista, pianista e bassista), è tra le figure più note al pubblico nell’ambito del jazz contemporaneo in qualità di hammondista tra i più quotati a livello internazionale. Apparso ed eletto per tre anni di seguito tra i migliori dieci organisti al mondo dalla prestigiosa rivista americana Downbeat nonché plurivincitore del Jazzit Award come miglior organista italiano. Per l’occasione Vito Di Modugno si fa accompagnare da musicisti di prestigio come Michele Carrabba al sax tenore e soprano, Pietro Condorelli alla chitarra e Massimo Manzi alla batteria a formare un quartetto di tutto rispetto e a cui Vito è legato, ormai, da più di vent’anni. Un inaspettato ma piacevolissimo incontro vede il grande Fausto Leali cimentarsi qui con un repertorio a lui congeniale con alcuni classici del passato e standard di musica nera e bianca (da qui il titolo dell’album). Uno straordinario incontro quello tra Vito Di Modugno e Fausto Leali, ovvero un grande jazzista e una delle voci più riconoscibili ed apprezzate del panorama italiano.

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