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The Smile @ Fabrique, Milano – 14 luglio 2022 (opening Robert Stillman)

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Fabio Campetti

Passa anche per l’Italia il tour di The Smile, nuovo progetto dei golden boys Thom Yorke e Johnny Greenwood in fuori uscita dai Radiohead, nato durante il primo lockdown.
Confesso che l’avventura solista dello stesso Thom non mi aveva mai, più che convinto, perché trattasi di episodi inattaccabili, quantomeno conquistato a dovere e nemmeno gli Atoms for Peace, seppur di livello, avevano monopolizzato i miei ascolti di allora, mentre questo nuovo lavoro mi ha letteralmente rapito, non a caso il primo con la presenza, in pianta stabile, di Greenwood, uno dei musicisti più importanti e influenti di sempre, spesso e volentieri prestato al cinema, con un parallelismo fatto di colonne sonore di prestigio.
La differenza rispetto agli episodi succitati, la fa una scrittura ritornata al centro dell’attenzione, una ritrovata verve da sala prove, con l’arrivo dietro le pelli di Tom Skinner, batterista di una delle band più chiacchierate del momento, quei Sons Of Kemet alfieri e punto di riferimento di un nuovo jazz contemporaneo, tra l’altro anche loro a breve a Milano.
Il disco A Light For Attracting Attention, per quanto mi riguarda, è già nella short list dei migliori di questo 2022, la solita produzione impeccabile di Nigel Goddrich, il fantomatico sesto Radiohead, colui che c’è sempre stato e che ha contribuito agli album seminali e fondamentali della band di Oxford, un disco che ci riconsegna l’accoppiata Yorke / Greenwood sempre ai piani altissimi della musica moderna e non delude assolutamente le giustificate attese, aggiungendo un’ulteriore passo in avanti ad una carriera mastodontica.

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Balthazar @ Fabrique, Milano – 8 maggio 2022 (opening Sylvie Kreusch)

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Fabio Campetti

Che il Belgio fosse una fucina di talenti l’avevamo capito già da un pezzo, dato che i Balthazar sono solo uno degli ultimi collettivi arrivati da lì ed esportati in tutta Europa.
Situazione che invece non è ancora capitata alla musica italiana, almeno fino ad ora, che negli anni, ha sì avuto proposte allineate, tradotte in tutta una serie di artisti potenziali, capaci e credibili nel saper cantare in inglese, (cito tra i tanti arrivati, i Giardini di Mirò e gli Yuppie Flu sulla cresta dell’onda soprattutto a metà anni zero) che non sono, però, mai riusciti ad imporsi all’estero, nonostante la pubblicazione di dischi che avrebbero meritato questo tipo di percorso.
Dicevo i Balthazar, che suonano stasera in quel del Fabrique per la loro pluri-posticipata data milanese, sono ormai una certezza, seguendo le orme dei fratelli maggiori, dai deus ai Soulwax o perché no, anche fino agli Hooverphonic che sul versante dream pop hanno regalato soddisfazioni, si sono imposti piano piano, per arrivare ad una titolarità di una propria e giustificata tappa di un tour europeo, che sta regalando loro un meritato e significativo riscontro.

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Michael Kiwanuka – Kiwanuka (Polydor Records, 2019)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Si dice che nessuno torni mai da un viaggio come è partito, niente di più vero: il viaggio ci plasma e ci cambia, arricchendoci di esperienze nuove mano a mano che ripercorriamo strade già battute da altri.
Se avete voglia di fare un viaggio di questo tipo prendete in mano l’ultimo lavoro di KIWANUKA, dal titolo omonimo, scritto in maiuscolo, quasi a voler sbattere in faccia il suo nome a quanti lo invitavano a cambiarlo perché poco commerciale, pubblicato lo scorso 1 novembre per l’etichetta Polydor/Universal; mettetevi comodi e non prendete altri impegni per i prossimi 51 minuti: non sono ammesse distrazioni, la tracklist terrà occupati tutti i vostri sensi.

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Foals @ Fabrique, Milano – 16 maggio 2019

L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Ambrogio Brambilla

Everything Not Saved Will Be Lost part 1, quinto disco della carriera dei Foals, è uscito un mese e mezzo fa e questa di Milano è l’unica data italiana, prima occasione di testare dal vivo le nuove canzoni in attesa di una possibile replica estiva e, soprattutto, della pubblicazione della seconda parte, attesa per l’autunno.
Per il momento siamo soddisfatti: la band inglese sembra tornata all’ispirazione fresca degli inizi, con un lavoro che recupera le coordinate stilistiche dell’esordio Antidotes, mescolandole con l’immediatezza Pop di Inhaler.
Il Fabrique è pienissimo, molto vicino al sold out, come del resto già accaduto tre anni fa in occasione del tour precedente. Questo è un gruppo le cui quotazioni sono in costante ascesa e che soprattutto qui da noi ha sempre goduto di grande fortuna ma è anche curioso segnalare la presenza di numerosi stranieri: fosse gente in Erasmus, in vacanza o appositamente venuta per seguire il proprio gruppo preferito, resta il fatto che si è respirato un clima parecchio internazionale. .

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Charlotte Gainsbourg @ Fabrique, Milano – 5 dicembre 2018

Articolo di Simone Nicastro, immagini sonore di Ambrogio Brambilla

L’album di Charlotte Gainsbourg del 2017 era entrato per direttissima nelle zone alte della mia classifica di fine anno: un lavoro prezioso, elegante e moderno con quella dose immancabile di pop/chanteuse alla francese, ereditata indubbiamente da mamma e papà. Un concerto atteso e a cui mi sono recato con grandi aspettative e che posso dire fin da ora sono state tutte mantenute.

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Ben Howard @ Fabrique – Milano, 28 novembre 2018

Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Elly Contini

Siamo alla fine. Ben Howard ritorna sul palco per i bis, in compagnia di due soli musicisti della sua band allargata. “Siamo arrivati al momento in cui dovrei suonare le cose vecchie – dice in quella che è a tutti gli effetti la prima volta che si rivolge al pubblico – mi sento piuttosto a disagio perché normalmente mi piace essere connesso con il momento esatto in cui nascono le canzoni. Ho sempre voluto mostrare quello che sono in quel determinato momento, piuttosto che fare l’intrattenitore”.
Si potrebbe fermare tutto e stare un mese solo su questa affermazione, in effetti. Qual è il ruolo dell’artista? Cosa deve succedere durante un concerto? Cosa è giusto che abbia più peso, il presente o il passato? E ancora: ha senso, oggi, considerare i nuovi dischi allo stesso modo di come li consideravamo dieci anni fa? Non è forse vero che ormai per molti nomi, soprattutto per quelli con una carriera consistente alle spalle, rappresentano poco più di un utile pretesto per andare in tour?

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Johnny Marr @ Fabrique, Milano – 29 novembre 2018

Articolo di Luca Franceschini immagini sonore di Ambrogio Brambilla

L’essenza del concerto di Johnny Marr dell’altra sera è racchiusa nei primi due brani: l’apertura, con la robusta “The Tracers”, tratta dal nuovo disco e poi, in rapida successione, il classico degli Smiths “Bigmouth Strikes Again”. In questi dieci minuti scarsi ci sono dentro tutti i motivi per cui il pubblico ha riempito il Fabrique (sempre allestito a capienza ridotta ma comunque con un bel colpo d’occhio). Chi è oggi Johnny Marr? Può essere ancora considerato l’ex chitarrista degli Smiths? O non sarebbe meglio definirlo semplicemente uno dei più talentuosi musicisti della sua generazione? Io a Milano ho visto entrambe le cose e i due brani iniziali me l’hanno confermato. 


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Charlotte Gainsbourg – unica data italiana il 5 dicembre al Fabrique

Articolo di Redazione

La cantante e attrice franco-britannica arriva in Italia per un’unica data italiana, il 5 dicembre al Fabrique di Milano per presentare Rest, l’ultimo album uscito nel 2017 per Because Music e accompagnato dai singoli Deadly Valentine, I’m a Lie e dal nuovo Sylvia Says, uscito per Pitchfork.

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Chvrches @ Fabrique, Milano – 14 novembre 2018

Articolo di Luca Franceschini

In Italia erano venuti nel 2013 ed avevano addirittura suonato a San Siro, aprendo per i Depeche Mode, all’epoca impegnati nel loro “Delta Machine Tour”. Lo ha ricordato ieri sera Lauren Mayberry, tra una canzone e l’altra, più o meno a metà concerto. Ha detto che “non era ancora uscito il nostro primo disco e non sapevamo davvero che cosa stessimo facendo!”. Poi ha chiesto al pubblico se ci fosse stato qualcuno, quella sera di cinque anni fa e due o tre hanno alzato la mano.
Io a quel concerto ci sarei dovuto essere ma poi non presi in tempo i biglietti e rinunciai, ripiegando, si fa per dire, sulla data al chiuso del febbraio successivo. Peccato, perché se ci fossi andato avrei avuto l’onore di vedere tra i primi un gruppo di cui già all’epoca, con solo un ep all’attivo, si parlava tantissimo. Li scoprii qualche tempo dopo ma da allora in Italia non ci sono più venuti.


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