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Cheap Wine Records

Cheap Wine – Faces (Cheap Wine Records, 2019)

R E C E N S I O N E


Articolo di Luca Franceschini

I Cheap Wine, sono sicuro di averlo già scritto in passato, rappresentano un’autentica anomalia nel panorama musicale italiano. Da sempre legati a sonorità “americane” (che sia il Paisley Underground di scuola Dream Syndicate o l’epica chitarristica di mostri sacri come Neil Young e Tom Petty), in un paese che si è sempre mosso ben lontano da questa tendenza; da sempre estranei ad etichette, uffici stampa e qualunque altro discorso da music business, rigorosamente autoprodotti, rigorosamente in controllo di qualunque aspetto riguardante la propria musica, sono riusciti a festeggiare i vent’anni di carriera (nel 2017 con Dreams) senza mai rinunciare alla loro particolare visione e senza la benché minima flessione dal punto di vista artistico. Uniche due concessioni: l’approdo su Spotify (anche se le nuove uscite vengono rese disponibili sulla piattaforma solo diverso tempo dopo) e il ricorso al crowdfunding, grazie al quale hanno finanziato Dreams e il nuovissimo Faces.

cheap wine - photo andrea furlan

 

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Cheap Wine – Dreams (Cheap Wine Records/IRD, 2017)

Articolo di Luca Franceschini.

Bisogna solo ringraziare di avere tra le mani un altro disco dei Cheap Wine. Coi tempi che corrono, col mercato discografico sempre più affossato, il pubblico sempre più disinteressato, soprattutto nei confronti di certe sonorità, il mainstream radiofonico e i mega eventi come unica realtà che possa ritagliarsi dello spazio sui mezzi di comunicazione, che un gruppo come il loro sia sempre qui, ogni due anni o giù di lì, ad offrirci qualcosa da ascoltare, è una notizia al limite del commovente.
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