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Elvis Presley

Elvis O.S.T. (RCA Records/Sony Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Confesso di non aver ancora visto il biopic su Elvis diretto da Baz Luhrmann, preferivo concentrarmi sulla colonna sonora, uscita lo scorso 24 giugno, libera dal condizionamento e dalle emozioni delle immagini; mi dicono di un Tom Hanks strepitoso nei panni di Tom Parker e di un Austin Butler in odore di statuetta, quindi forse meglio così.
Prendetevi un’oretta buona per ascoltare l’album, io lo sto facendo da circa un mese perché 37 tracce sono davvero tante, anche se le prime due scorrono velocissime. Il repertorio da cui attingere d’altronde è enorme, io stessa mi sarei trovata nell’imbarazzo della scelta, eccezion fatta per Sospicious Minds, che è una delle mie canzoni preferite in assoluto (sia nella versione di Elvis, che in quella anni ’80 dei Fine Young Cannibals) e che, infatti, è presente in diverse salse, sia come campionamento che come remix.

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Elvis – di Baz Luhrmann (USA, 2022)

C I N E M A


Articolo di Mario Grella

Per ragioni anagrafiche, lo ricordo imbolsito, Elvis Aaron Presley, se non proprio gonfio, sempre sudato, rinchiuso in quella gabbia dorata che fu per lui l’Intercontinental Hotel di Las Vegas. Lo ricordo nelle fotografie sgranate che comparivano sui quotidiani e da qualche filmato del telegiornale. Ricordo bene anche quando morì a Memphis, il 16 agosto del 1977; avevo sostenuto da poco gli esami di maturità e ho ancora davanti agli occhi il paginone centrale del quotidiano La Repubblica che lo ricordava. Il magnifico film di Baz Luhrmann, in corsa per l’Oscar e in questi giorni nelle sale cinematografiche, mette anche in luce una storia parallela, spesso ignorata, quella del procuratore di Elvis, lo spietato “colonnello” Tom Parker. Una storia senza la quale sarebbe difficile spiegarsi tante cose dell’inventore del rock’n roll. La vita di Elvis, in fondo, è stata molto lineare, anche se ha seguito la prevedibile parabola comune a molte star della musica o del cinema (adesso anche del calcio), parabole fatte di esordi in sordina, fulminanti successi, finali disperati. Il film di Baz Luhrmann è analitico e poetico, circostanziato e simbolico.

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Billy F Gibbons – Hardware (Concord Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

A vederlo incute un certo timore Billy Gibbons, con la sua barba lunga, gli occhiali scuri e la voce tenebrosa, ma in realtà è una persona dolcissima nella sua stravaganza: ho avuto l’onore di incontrarlo qualche anno fa in quel di Locarno, intervistato da uno dei miei idoli radiofonici, Luca De Gennaro, ed è stato uno dei pomeriggi più spassosi che abbia passato. Ti aspetti che tiri fuori chissà quale aneddoto e, invece, ecco che attacca a parlare della sua infanzia in Texas e di quando, all’età di 5 anni, la madre lo portò ad un concerto di Elvis Presley e rimase folgorato dalla musica. Un predestinato, perchè, figlio di direttore d’orchestra, comincia prestissimo a suonare la batteria, ma è a 14 anni che molla tutto per la sei corde, e inizia a suonare in giro con il suo gruppo, arrivando perfino ad aprire per Jimi Hendrix. La gavetta è lunga, nel ’69 fonda gli ZZ Top con il bassista Dusty Hill, gemello di barba, e il batterista Frank Beard, ma è solo negli anni ’80 che raggiungono il successo con l’album Eliminator. Nell’immaginario collettivo il trio è sempre associato alle hot rod, le vetture storiche americane che sfrecciano nel deserto tra dune, cactus e serpenti a sonagli, alle bottiglie di whiskey e a bellissime donne dagli abiti succinti e quest’etichetta Billy se la porterà dietro anche nella sua carriera solista, con tre album all’attivo.

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Ezio Guaitamacchi – Amore, morte & Rock’n’Roll (Hoepli, 2020)

L E T T U R E


Articolo di Stefania D’Egidio

Un pomeriggio di novembre mi è capitato di partecipare su facebook alla presentazione del nuovo libro di Ezio Guaitamacchi, Amore, morte & Rock’n’Roll – le ultime ore di 50 rockstar retroscena e misteri- pubblicato il 6 novembre da Hoepli. Per l’occasione il moderatore era Enrico Ruggeri, che si è occupato anche della prefazione insieme a Pamela Des Barres, la groupie più famosa della storia della musica: un’oretta passata a scambiare chiacchiere e ricordi tra amici, con la bella sensazione di stare seduti nella poltrona di casa propria a parlare con altri appassionati, prima ancora che professionisti del settore. Per chi non lo conoscesse Ezio è soprannominato lo Scherlock Holmes del giornalismo musicale, proprio perchè nei lunghi anni di carriera, tra tv, radio e riviste, ci ha raccontato di tutte quelle storie avvolte da un alone di mistero che hanno riguardato le icone non solo del rock, ma anche di altri generi.

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