R E C E N S I O N E
Recensione di Stefania D’Egidio
Ogni loro uscita è destinata a far discutere: il popolino, si sa, ama dividersi in fazioni e dibattere di tutto, quasi non avesse nulla di meglio a cui pensare; questo i Måneskin lo hanno imparato presto e, come tanti artisti prima di loro, ne hanno fatto un punto di forza. Ad ogni polemica, infatti, seguono milioni di visualizzazioni, servizi televisivi, articoli di giornale e il tutto si trasforma magicamente in soldini: questo è il business, basta vedere il clamore suscitato dal matrimonio organizzato in pompa magna per il lancio di Rush!, a cui certo non potevano mancare i vip del momento, da Fedez a Machine Gun Kelly, officiato niente di meno che da Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci. All’insegna del glamour, nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio, una cerimonia esagerata, come solo loro sanno fare, ed “esagerazione” sembra essere ormai la parola d’ordine perché, da Sanremo in poi, sono stati onnipresenti sui principali mezzi di comunicazione, consentendo loro di spiccare il volo verso traguardi internazionali, l’Eurovision Song Contest prima e le trionfali date negli States poi, culminate con l’apertura per i Rolling Stones, fino alla partecipazione alla colonna sonora del biopic su Elvis. A chi li rimprovera di essere un prodotto di laboratorio, rispondo che il risultato è andato ben oltre le aspettative perché si è messa in moto una macchina macina soldi senza precedenti per un gruppo italiano. Fatte queste prime considerazioni, ho aspettato una settimana a recensire l’album, volevo far attenuare il “rumore dei nemici”, come direbbe lo Special One Mourinho, per non lasciarmi influenzare e concentrarmi solo sul prodotto musicale.
