R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Ogni loro uscita è destinata a far discutere: il popolino, si sa, ama dividersi in fazioni e dibattere di tutto, quasi non avesse nulla di meglio a cui pensare; questo i Måneskin lo hanno imparato presto e, come tanti artisti prima di loro, ne hanno fatto un punto di forza. Ad ogni polemica, infatti, seguono milioni di visualizzazioni, servizi televisivi, articoli di giornale e il tutto si trasforma magicamente in soldini: questo è il business, basta vedere il clamore suscitato dal matrimonio organizzato in pompa magna per il lancio di Rush!, a cui certo non potevano mancare i vip del momento, da Fedez a Machine Gun Kelly, officiato niente di meno che da Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci. All’insegna del glamour, nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio, una cerimonia esagerata, come solo loro sanno fare, ed “esagerazione” sembra essere ormai la parola d’ordine perché, da Sanremo in poi, sono stati onnipresenti sui principali mezzi di comunicazione, consentendo loro di spiccare il volo verso traguardi internazionali, l’Eurovision Song Contest prima e le trionfali date negli States poi, culminate con l’apertura per i Rolling Stones, fino alla partecipazione alla colonna sonora del biopic su Elvis. A chi li rimprovera di essere un prodotto di laboratorio, rispondo che il risultato è andato ben oltre le aspettative perché si è messa in moto una macchina macina soldi senza precedenti per un gruppo italiano. Fatte queste prime considerazioni, ho aspettato una settimana a recensire l’album, volevo far attenuare il “rumore dei nemici”, come direbbe lo Special One Mourinho, per non lasciarmi influenzare e concentrarmi solo sul prodotto musicale.

Album bello lungo questo Rush!, uscito lo scorso 20 gennaio per Sony Music/RCA, con 17 tracce di cui solo tre in italiano, a dimostrazione che ormai puntano a ben oltre il mercato nostrano: non è un caso che la produzione sia stata affidata al guru Max Martin (già burattinaio per Lady Gaga, Britney Spears, Katy Perry), altro indizio di non poco conto, va bene il rock, ma strizzando un occhio al pop si vende di più…

Scorrendo i crediti autori si capisce poi che in tanti hanno messo le mani sul progetto (Rami Yacoub, Mattman & Robin, Lost Boy…) per non parlare della collaborazione con il tanto celebrato Tom Morello per la canzone Gossip da cui, sinceramente, mi sarei aspettata qualcosa di più di un assolo di pochi secondi.

Non che Rush! sia un album brutto, non mi fraintendete, anzi prese singolarmente le canzoni sono anche piacevoli, ma messe insieme sembrano un po’ troppo simili tra loro, dando l’impressione di una grande abbuffata. Certo c’è una ricerca ossessiva di un riff di chitarra a metà tra rock e funk, con ritornelli che sembrano creati ad hoc per incitare le folle negli stadi, ma alla fine forse quello che mi convince di più sono le parti ritmiche e le linee di basso, come in Baby Said e in Kool Kids, tra quelli in inglese il mio preferito, brano cupo, cupissimo, in stile postpunk, tanto che i maligni hanno insinuato la voglia di emulare band come gli Idles e i Fontaines D.C. Che i riferimenti siano quelli internazionali è innegabile, ascoltando brani come Feel subito mi viene in mente Seven Nation Army dei The White Stripes, mentre non nascondo di aver provato un certo grado di irritazione con Bla Bla Bla, apprezzando molto di più l’arpeggio di Time Zone.

Alla decima traccia, If Not For You, ho tirato un sospiro di sollievo – “finalmente un lento” – mi sono detta, forse perché appartengo a quella generazione cresciuta con album al massimo di dieci pezzi, ben amalgamati tra lenti e veloci. Tutto sommato le tracce che ho apprezzato maggiormente sono quelle in italiano, cosa stranissima per una che è sempre stata anglofila in termini di musica: molto bella Mark Chapman, veloce, trascinante e che non si dica che Thomas non ci sappia fare con la sei corde; stesso discorso per La Fine, pezzo autobiografico, sempre in bilico come sono tra le lusinghe del successo e la paura dell’oblio. Fantastico l’intermezzo con il basso in primo piano, altrettanto bello il finale esplosivo con il botta e risposta tra chitarra e batteria… Niente male anche la ballad Il Dono Della Vita, riflessione sulla rinascita personale e, forse, sul difficile equilibrio tra vita pubblica e vita privata (“le malelingue sono andate via“). Di brani come Mammamia, Gasoline e Supermodel eviterò di parlarvi perché erano già collaudati tormentoni (e fin troppo simili a I Wanna Be Your Slave) ben prima che uscisse l’album, mentre lasciatemi spendere giusto due parole sul lento per eccellenza, The Loneliest: chi ha vissuto i favolosi anni ’80 non potrà fare a meno di paragonarlo alle ballad strappalacrime dei Bon Jovi o dei The Europe e l’assolo ad effetto di Thomas è davvero la ciliegina sulla torta.

Considerazioni finali? Un album da 7,5/10, non perché sia brutto, ma ripeto, troppa carne sul fuoco può dare l’impressione che si voglia strafare a tutti i costi, forse facendone due album anziché uno, come ad esempio fecero i Guns’n’Roses con Use Your Illusion, il tutto sarebbe risultato più digeribile. La scelta poi di tirare in ballo una lista di coautori lunga come un rotolo di carta igienica alla fine ha fatto sì che il lavoro perdesse un po’ di spontaneità, sarà per questo che mi piacciono soprattutto le tracce in italiano, dove si suppone sia tutto farina del loro sacco e i lenti, che esaltano la meravigliosa voce graffiante di Damiano. Per il resto la qualità dei quattro non si discute, devono solo stare attenti a non lasciarsi travolgere dalla tentazione di dover essere a tutti i costi sulle prime pagine ogni santo giorno, se non altro per la loro salute mentale…

Il successo è ormai nelle loro mani, devono imparare a gestirlo e a non lasciarsi sopraffare, la sostanza non manca e se è vero che Rush! nasce da un’accurata selezione tra oltre sessanta pezzi, nei prossimi due anni ne vedremo ancora delle belle.

Voto: 7,5/10

Tracklist:
01. Own My Mind
02. Gossip Feat. Tom Morello
03. Timezone
04. Bla Bla Bla
05. Baby Said
06. Gasoline
07. Feel
08. Don’t Wanna Sleep
09. Kool Kids
10. If Not For You
11. Read Your Diary
12. Mark Chapman
13. La Fine
14. Il Dono Della Vita
15. Mammamia
16. Supermodel
17. The Loneliest

Photo © Fabio Germinario, Francis Delacroix