R E C E N S I O N E
Recensione di Lucio Vecchio
Cercando i termini “long COVID” su un motore di ricerca trovo la definizione: “È una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di alcuni sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2, che insorgono o persistono anche per settimane o mesi dopo la guarigione da COVID-19”.
Tranquilli, non state per leggere un trattato di medicina e non mi interessa infilarmi in diatribe o dibattiti legati al Covid. Ho voluto usare il caso come metafora, come spunto di riflessione del fatto che molte delle attuali uscite discografiche sono produzioni che risalgono ai mesi in cui siamo stati costretti in casa e che, come una scia lunga e persistente, verranno rilasciate nei giorni a venire. Una di queste è appunto Four, ultima fatica del chitarrista americano Bill Frisell.
Four è il terzo album di Frisell per Blue Note Records. È composto da tredici tracce di cui quattro reinterpretazioni di brani originali mai registrati e nove brani inediti, scritti come appunti durante il lockdown.
“È stato traumatico non stare con le altre persone”, dice Frisell, “così ho preso la mia chitarra e lei mi ha salvato”. In quei mesi ha scritto un sacco di melodie ed idee, così quando ha programmato le sessioni di registrazione di Four, aveva accumulato pile di quaderni pieni di musica che egli definisce “frammentata”.
