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Sinking Islands

Satoyama – Sinking Islands (Auand Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Il nome adottato da questa band, Satoyama, non è frutto di una scelta stravagante. Se Wikipedia ci azzecca, il termine si riferisce ad una sorta di gestione ecologica del territorio giapponese, tradizionalmente attuata dai contadini attraverso l’esperienza di secoli. Queste modalità di controllo delle campagne, fondate sul riutilizzo di materiali con metodi secondo logica e tradizione, sono servite a lungo per evitare gli sprechi e per risparmiare risorse ed energia, evitando di pesare sull’ecosistema naturale. Proprio il problema ecologico e il futuro della Terra sembrano essere ciò che sta a cuore dei Satoyama, da sempre impegnati attivamente sul fronte della lotta al degrado ambientale e climatico. I loro live concert servono per finanziare progetti ecosostenibili e la loro musica ruota da sempre – sono giunti al quarto disco – intorno alle tematiche di preservazione dell’habitat dentro cui dovremmo poter vivere, se non ci distruggeremo prima, anche in futuro. Attività encomiabili, anche se i propositi di energia pulita stanno per andare alla malora, trascinati da una guerra scriteriata che non fa altro che aggravare la polluzione e il riscaldamento globale. Comunque è di musica che parliamo ed è proprio l’operato artistico dei Satoyama che qui ci interessa maggiormente. La band piemontese è formata da Luca Benedetto (tromba e tastiere), Christian Russano alle chitarre, Marco Bellafiore al contrabbasso, Gabriele Luttino alla batteria e glockenspiel. Vi sono anche degli interventi elettronici ad opera più o meno di tutti i componenti. I Satoyama, prestando fede al loro dichiarato impegno, hanno dedicato Sinking Islands a nove siti sparsi quasi totalmente nel Pacifico a rischio di sparizione per effetto della risalita dei livelli marini dovuto all’innalzamento della temperatura planetaria.

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Satoyama – Niue (2022)

   V I D E O


Articolo di Lucia Dallabona

Per la band piemontese dei Satoyama musica e natura vanno di pari passo poiché quest’ultima, da sempre, è stata musa ispiratrice per la composizione della prima. Da questa importante convinzione è scaturita una particolare attenzione per le urgenze del nostro pianeta; le stesse sono così diventate il fulcro di un percorso artistico intrapreso nel 2013 e caratterizzato dalla scelta di note sia evocative che oniriche.

Coerentemente con questa consapevolezza, ogni concerto del gruppo aiuta a finanziare un proponimento di sostenibilità, dimostrando quanto la musica, in concreto, sia in grado di contribuire alla realizzazione di un mondo più equo, in cui l’uomo e il creato tornano ad essere in complice armonia. Non solo, il progetto “Build a Forest”, con il primo tour ad impatto zero, ha portato la formazione a suonare lungo la ferrovia Transiberiana, da Mosca a Vladivostok. Un’avventura fuori dal comune, che ha mostrato un modo inedito di vivere e condividere la musica, diventato successivamente il docu-film “Rails”.

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