V I D E O


Articolo di Lucia Dallabona

Per la band piemontese dei Satoyama musica e natura vanno di pari passo poiché quest’ultima, da sempre, è stata musa ispiratrice per la composizione della prima. Da questa importante convinzione è scaturita una particolare attenzione per le urgenze del nostro pianeta; le stesse sono così diventate il fulcro di un percorso artistico intrapreso nel 2013 e caratterizzato dalla scelta di note sia evocative che oniriche.

Coerentemente con questa consapevolezza, ogni concerto del gruppo aiuta a finanziare un proponimento di sostenibilità, dimostrando quanto la musica, in concreto, sia in grado di contribuire alla realizzazione di un mondo più equo, in cui l’uomo e il creato tornano ad essere in complice armonia. Non solo, il progetto “Build a Forest”, con il primo tour ad impatto zero, ha portato la formazione a suonare lungo la ferrovia Transiberiana, da Mosca a Vladivostok. Un’avventura fuori dal comune, che ha mostrato un modo inedito di vivere e condividere la musica, diventato successivamente il docu-film “Rails”.

Anche Sinking Islands, quarto album pubblicato dai Satoyama ad inizio aprile, prosegue in quest’ottica ambientalista, approfondendo le conseguenze dell’innalzamento del livello dei mari che arriveranno a colpire indistintamente tanto luoghi lontani e poco conosciuti, che città e grandi metropoli. Così, ogni singola traccia del nuovo disco porta il nome di un luogo destinato ad affondare se, nel più breve tempo possibile, non verranno adottati importanti cambiamenti.

In particolare “Niue” richiama l’attenzione su una delle più larghe isole coralline del mondo; splendidamente sperduta nell’oceano Pacifico, fra Tonga e Samoa, 2.400 km a nordest della Nuova Zelanda, dal marzo 2020 è diventata la prima “dark sky nation” al mondo per la qualità eccezionale delle sue notti stellate e la costituzione di ambiente notturno protetto di grande valore sia scientifico che naturale. L’emozionante video che commenta per immagini questo brano, racconta anche che la gente del posto conserva una propria lingua e cultura ma il numero di abitanti dagli anni ’60 ad oggi è drasticamente diminuito a causa dell’emigrazione, passando da più di 5000 ad una cifra compresa fra i 1600 e 2000.

Il clip, con protagonista una melodia post-rock profondamente meditativa e cinematica, inizia mostrando un ragazzino pronto per raggiungere un luogo di vacanza “acquatico”; prima della partenza, però, decide di fare tappa in biblioteca dove, fra i tantissimi libri, viene attratto dal suggestivo “Racconti dei mari del sud“di Jack London. Con un cambio di scena repentino veniamo trasportati nella pace di un lago; gli occhi in primo piano dell’adolescente ci fissano intensamente, come volessero rivolgerci un determinato invito: ossia di accompagnarlo durante il viaggio su una piattaforma per scoprire, insieme, una realtà in cui regna incontaminata la quiete e la grazia…

Note strimpellate di contrabbasso ci conducono poi a bordo di una deliziosa barchetta di carta che scivola leggera sopra la superficie, sulla quale spuntano anche piccoli frammenti di neve. Con amorevole, delicata cura, il giovane estrae e posa sulla base di legno un rigoglioso bonsai.Sorride, consapevole del momento perfetto che sta vivendo e con lo sguardo sembra voler abbracciare tutto quanta la meraviglia della natura che lo circonda.Intanto la barchetta, indisturbata, prosegue a passo lento la sua attraversata, di nuovo accompagnata da note meditative, ipnotiche ed immaginifiche…

Termina così un’esperienza sonora e visiva che riconcilia col senso più autentico della parola bellezza…