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Elemental Music

Yusef Lateef – Atlantis Lullaby. The concert from Avignon (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Alessandro Tacconi

Correva l’anno 1972 e la Francia come sua abitudine accoglieva a braccia aperte i musicisti d’oltreoceano. Il jazz è amato dai cugini d’oltralpe fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo Paese che è diventato negli anni la fucina di migliaia di musicisti di gran calibro e destina fondi anche per un’orchestra jazz nazionale… Così quando giunge da oltreoceano uno dei maestri del sax tenore e del flauto come Yusef Lateef si appronta una doverosa registrazione al Cloitre de Célestine ad Avignone il 19 luglio. Eppure all’epoca il musicista, convertito all’Islam già nel 1950, non è molto conosciuto a causa di una maldestra distribuzione dei suoi lavori discografici, che all’epoca sono quasi una trentina tra registrazioni in studio e live. Un musicista davvero completo se si pensa che oltre al sax tenore suona flauto, oboe e fagotto. Inoltre nella sua formazione ha sempre menzionato il compositore Erik Satie ma anche la musica orientale, quella colta di Karlheinz Stockhausen e la poliritmica africana.  

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Sun Ra – At The Showcase: Live in Chicago 1976-1977 (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Alessandro Tacconi

Tempo di celebrazioni per il padre del cosmic jazz e della sua orchestra interplanetaria: Herman Poole Blount aka Sun Ra. Nel mese di maggio ricorre infatti la nascita, il 22 del 1914, e la dipartita verso dimensioni altre, il 30 del 1993, del nostro. Le stesse di cui ha sempre suonato e declamato nelle numerosissime registrazioni dal vivo e in studio. Di questo gigante del jazz è stato scritto e discettato in lungo e in largo, come se le latitudini musicali oltre le quali si è spinto avessero bisogno di alcuni confini entro cui poterlo circoscrivere. Nella sua lunghissima carriera ha attraversato vari generi: dallo swing al bebop, dall’hard bop al free jazz fino al cosmic jazz di cui fu il vero e proprio iniziatore (a detta di diversi critici musicali). Lo stile pianistico è in parte debitore a due colossi dello strumento: Thelonious Monk e Cecil Taylor. Fu uno dei primi jazzisti a sperimentare dalla fine degli anni Sessanta nelle sue composizioni il sintetizzatore, le tastiere elettroniche e il mini moog. La discografia è praticamente sconfinata sia in studio ma soprattutto dal vivo: oltre una sessantina le uscite ma in aumento, come dimostra questa novità discografica: Sun Ra At the Showcase: Live in Chicago.

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Chet Baker & Jack Sheldon – In Perfect Harmony: The Lost Album (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Chesney Henry “Chet” Baker, Jr. aka Chet Baker, per chi non lo sapesse è stato uno dei più grandi artisti, musicisti, trombettista, flicornista, cantante e compositore statunitense. Tra i principali esponenti del genere conosciuto come “cool jazz”. Noto per il suo stile lirico e intimista, nasce a Yale, Oklahoma il 23 dicembre 1929. Una vita travagliata, impossibile, genio e sregolatezza, musica e droga, prigioni, droga e ancora musica. Quando la famiglia emigra in California, Chet ha appena 10 anni. Il padre é un suonatore di banjo dilettante ma ammiratore di Jack Teagarden e gli regala un trombone. Chet, affascinato all’epoca da Harry James, si affretta a scambiarlo con una tromba. Ancora assai giovane è nell’orchestra della scuola, a Glendale, California. Diventerà uno dei trombettisti, più importanti, più influenti di tutti i tempi. Un trombettista dalla delicatezza, dalla fragilità, dal soffio e dall’incrinatura originale e unica. Le sue esecuzioni sono imperniate sulla ricchezza melodica e dalla ricerca dell’effetto e lo sfoggio di citazioni e improvvisazioni al tempo stesso. La sua voce, struttura evanescente che avvolge la melodia, si dispiega fino al limite estremo. Fortissimo nell’improvvisazione, nello scat che diventa complemento della sua stessa tromba.  

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Cannonball Adderley – Burnin’ In Bordeaux Live in France 1969 & Poppin’ In Paris Live At L’Olympia 1972 – (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Julian Edwin “Cannonball” Adderley è un’importante e fondamentale sassofonista (contralto e soprano) nato a Tampa, Florida il 15 settembre 1928.

Nato da padre cornettista, studia musica presso il liceo di Tallahassee dal 1944 al 1948 e apprende a suonare il flauto, la tromba, il clarinetto e la viola prima di dirigere un’orchestra alla Dillard High School di Fort Lauderdale dal 1948 al 1950 e dove un suo compagno, il batterista Lonnie Haynes, gli affibbia, a causa della sua mole e del suo appetito, il soprannome di “Cannibal” (cannibale), che diventerà “Cannonball” (palla di cannone). Nel 1955 parte per New York dove arriva dopo pochi mesi dalla morte di Charlie Parker e prendendone in un certo modo la sua eredità artistica nonché una certa influenza. Cannonball ottiene presto un contratto discografico con la EmArcy. Nel 1956 fonda con il fratello Nat un quintetto che nel 1959 si trasformerà in un sestetto. Nel frattempo, lavora e suona con Miles Davis e accanto a John Coltrane. Incide l’album The Cannonbal Adderley Quintet in San Francisco featuring Nat Adderley (Riverside Records, 1960) che gli assicurerà il grande successo. Le formazioni di Cannonbal Adderley vedranno sfilare alcuni dei migliori musicisti del momento: Hank Jones (nel 1958), Bill Evans (1958 e 1961), Wynton Kelly (1959-1961), Victor Feldman (1960-1961) e molti altri.

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