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Pearl Jam

Ozzy Osbourne – Patient n.9 (Epic/Sony Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Nel giorno in cui il mondo intero piangeva la morte di una leggenda, ecco che un’altra bussa alla porta per ricordarci che c’è ancora e che venderà cara la pelle prima di passare a miglior vita. Lo fa nel migliore dei modi, forse l’unico che conosca, Ozzy Osbourne, tornando con il suo tredicesimo album in studio, considerato anche Under Cover del 2005. Se la grandezza di un personaggio si misura dall’importanza dei nomi che hanno partecipato alla realizzazione del disco, allora Madman non ha pari in questo, avendo chiamato a raccolta per quest’ultima fatica alcuni dei migliori chitarristi al mondo: dall’amico di lunga data Tony Iommi, riff master ineguagliabile, a Zakk Wylde, Jeff Beck, Mike McCready ed Eric Clapton, insomma gente che non ha bisogno di tante presentazioni. A completare la rosa Robert Trujillo dei Metallica al basso, già collaboratore di Ozzy in passato, Chad Smith dei RHCP e il compianto Taylor Hawkins dei Foo Fighters, che si alternano alla batteria; se stessimo parlando di basket sicuramente sarebbe un dream team! Del resto come poter rifiutare una chiamata del Principe delle Tenebre? Nonostante i continui problemi di salute, che lo hanno afflitto negli ultimi anni, e che altro non fanno che alimentare le fantasie su un ipotetico patto con il diavolo per avere l’immortalità, Ozzy non sembra avere nessuna voglia di mollare il microfono.

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Eddie Vedder – Earthling (Seattle Surf/Republic Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Il terzo album solista di Eddie Vedder, se non si considera Flag Day, colonna sonora dell’omonimo film, in comproprietà con Cat Power e Glen Hansard, porta con sé qualche novità e molte conferme. Earthling è un disco solo di inediti, a differenza dei suoi predecessori e, per la prima volta, non si tratta di un lavoro a tema, ma una semplice ed immediata raccolta di canzoni. Ukulele Songs, uscito nel 2011, era infatti un album interamente suonato con l’ukulele, vera e propria passione del nostro reduce di Seattle che incontrò lo strumento ai tempi di Binaural (album dei Pearl Jam del 2000) e del quale se ne innamorò perdutamente. L’esordio solista del 2007 fu invece un fulmine a ciel sereno; quel Into the Wild, colonna sonora dell’omonimo film oltre che gioiellino discografico. Fatte le dovute premesse, si può affermare che Earthling è un buon album che conferma ma non osa. Occorre dirlo subito, Long Way, il singolo apripista, sarà anche una traccia molto tradizionale, ma che sa colpire nel profondo l’ascoltatore. Difficile non riuscire a smettere di cantare tra sé e sé “He took the long way on the freeway”.

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Re Jeremy, il malvagio – Riflessione sulla versione “uncensored” del video di Jeremy dei Pearl Jam

R E C E N S I O N E


Recensione di Alberto Calandriello

Dal 5 giugno sul canale youtube dei Pearl Jam è stato caricato il video “uncensored” di Jeremy, brano di Ten, album d’esordio della band di Seattle del 1991. Inizialmente non previsto come singolo, Jeremy divenne uno dei brani di maggior successo di Ten, dopo Alive e Even Flow che fecero da apripista, grazie alla prima versione del filmato e alla triste storia di cui tratta. Il video ufficiale venne pubblicato nel 1992, con la regia di Mark Pellington, ma alcune scene vennero tagliate e sono rimaste inedite fino alla scorsa settimana.

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Pearl Jam – Gigaton (Monkeywrench Records, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Luca Franceschini

A sentire Josh Evans, che lavora col gruppo dal 2008 e che ha co-prodotto il disco assieme alla band, la regola che i cinque si sono dati per queste nuove canzoni è stata “nessuna regola”: sperimentare tutte le idee che potessero venire fuori, sovraincidere, assemblare le varie parti, far sembrare elettronica una batteria che invece è suonata totalmente in modo tradizionale (è il caso di “Dance of the Clairvoyants”), inserire piccoli loop elettronici e chitarre a dodici corde suonate da Matt Cameron (“Alright”). Tutto questo lo ha raccontato al sempre ottimo Claudio Todesco, un’autorità quando si parla di Pearl Jam e le parole di colui che per la prima volta dopo diverso tempo ha sostituito in studio Brendan O’ Brien (anche questa una novità, in effetti) ci riportano uno scenario quasi idilliaco, dove la band ha lavorato in tutta calma (ci hanno messo quasi tre anni, tra una cosa e l’altra), quasi mai assieme (ma gli anni passano e non si può certo pretendere da degli over 50 lo stesso atteggiamento cameratesco ed entusiasta che avevano agli esordi) e con la seria intenzione di realizzare qualcosa di memorabile.

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Pearl Jam @ Rho (Mi) I-Days Festival e Stadio Euganeo Padova – 22 e 24 giugno 2018

Articolo di Luca Franceschini,

Immagini sonore di pearljamonline (Henry Ruggeri) e I-Days (Francesco Prandoni, Elena Di Vincenzo, Fabio Izzo)

E’ difficile parlare di un concerto dei Pearl Jam nel 2018 senza tirare in ballo quel che la band è stata nei quasi trent’anni della sua storia e quel che ancora potrà essere nel futuro che le rimane da scrivere.
Unica band Grunge ad uscire indenne da quella stagione tanto fortunata quanto breve, si è trasformata in qualcos’altro ed ha travalicato definitivamente quel confine che separa un normale gruppo rock con la sua carriera ed il suo pubblico, da un autentico fenomeno di costume.

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