R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Jason Pierce, aka J. Spaceman, titolare del progetto Spiritualized, torna quattro anni dopo And Nothing Hurt con il suo nono disco Everything Was Beautiful. L’album non si discosta dal percorso iniziato nel 1990, cioè dalla presa di coscienza che l’esperienza “acida” degli Spaceman 3 era ormai giunta a compimento ed occorreva una ripresa da quel paradiso lisergico. Dalle ceneri di quell’avventura pioneristica la rinascita come una fenice in una nuova ragione sociale caratterizzata da una forma musicale più matura nella quale psichedelia, elettronica e shoegaze contribuirono a creare una commistione Space rock unica. Questa nuova raccolta di pezzi rappresenta però qualcosa di più che un ritorno al passato. Complice la situazione mondiale post pandemia, Jason Pierce ritorna a noi con un lavoro che guarda molto indietro, precisamente nel suo momento migliore, quello per intenderci di dischi quali Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space del 1997 (rimasto il suo capolavoro e summa della sua opera), e il successivo Let It Come Down del 2001. Che abbia deciso di far i conti con i bei tempi che furono lo si capisce anche dalla copertina di questa nuova raccolta nella quale, come accaduto in passato, ritroviamo la scatola di un farmaco rappresentante un elisir di felicità. Non si tratta però di Viagra, ma di una scatoletta di Everything Was Beautiful, una sorta di blister pieno di medicine che riportano al momento pre CoVid in cui tutto era bellissimo e più semplice.
