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Anja Lauvdal

Kim Myhr  –  Sympathetic Magic (Hubro Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Vale la pena di recuperare, entro la strutturata quanto cangiante discografia del Nostro, il non recentissimo You | Me (Hubro, 2017), dichiarato prequel del corrente Sympathetic Magic, che sembra però differenziarsene non solo nella line-up raddoppiata quanto nelle accresciute ambizioni.
Ciò che sembra costituire la più saliente differenza è magari una meno spiccata attenzione verso le implicazioni del ritmo: si poteva asserire come nel precedente album gli strumenti a corda fungessero da telai sulle cui imbastiture le percussioni operassero inflessioni ritmiche, ma nell’attuale caso sembra si tenda ad una differente progettazione di soundscape .
Molto infatti si deve all’acquisizione di materiale vintage, in particolare stagionate tastiere elettroniche oltre ad una nuova drum-machine, che hanno conferito nuovi spunti creativi per un progetto commissionato dall’Oslo Jazz Festival nel 2021, secondo anno di pandemia.

La musica ha creato una situazione di  inaspettata positività; sembrava un progetto sociale, anche se ci passavo la maggior parte del tempo da solo. E tutta questa energia positiva e gioiosa sembrava abbastanza magica, arrivando come dal nulla in questa situazione altrimenti triste, quasi un’allucinazione: Sympathetic Magic invece è come un sogno dentro un sogno” secondo Kim Myhr, il quale ha inteso amplificare (e  magnificare) il proprio instrumentarium a corde aggregandone una triplice sezione aggiuntiva, espandendo analogamente la sezione percussiva , affidata a ben tre solisti, tra cui il sodale e sperimentato Ingar Zach, e doppiando le proprie parti a tastiera grazie alla quasi onnipresente Anja Lauvdal.

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Moskus – Papirfuglen (Hubro Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Che la falange dei revisori (quando non autentici “guastatori”) della formula piano-trio non fosse del tutto sparuta se ne aveva già avuto sentore grazie ad eterogenee esternazioni, tra cui possiamo ricordare i newyorkesi Dawn of Midi o gli elvetici (e disciolti) Plaistow, ma non poco vi hanno già contribuito i tre eccentrici musicanti in oggetto, già piuttosto avanti con la loro serialità discografica.

Papirfuglen giunge pertanto quale sesta prova incisa poco dopo il doppio vinile deluxe Live på Victoria e il di poco precedente Mirakler, investendo ulteriormente entro una arena creativamente ludica e “libera dai legami di genere” – peraltro, è il dovuto da asserire stando (in Visket ut av regnet) al flusso di sonorità articolate tra tese note di violoncello, piccole chincaglierie e distillazioni di pianoforte, mimato dal glockenspiel in guisa più di carillon che di simulacro del massiccio strumento.

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