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The Waeve – The Waeve (Transgressive Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Claudia Losini

The Waeve è un nuovo progetto del duo Graham Coxon (per chi non lo conoscesse, basta solo una parola: Blur) e Rose Elinor Dougall (vi ricordate le Pipettes? Erano molto di moda negli inizi ‘00).
I due si sono incontrati alla fine del 2020, hanno scoperto di avere molti punti in comune, non solo musicali, e hanno iniziato a a registrare insieme nello studio di Coxon a Londra. I dieci brani del loro album di debutto sono il risultato di questa intensa collaborazione: un incontro di talenti, dove entrambi si spingono vicendevolmente a esplorare nuovi territori sonori. Coxon in questo lavoro riprende il sassofono, primo strumento suonato negli anni 80, e si cimenta anche nella cetra, creando sonorità che partono dal folk molto incentrato sul songwriting, ma che spaziano nel post punk e nel jamming.

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Stargaze – One (Transgressive Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Elena Colombo

La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sul mondo della musica, e non solo per quanto riguarda l’impossibilità di svolgere concerti. È cambiato anche il modo di fare musica. Non sto parlando del vostro vicino stonato che cantava “Fratelli d’Italia” dal suo balcone, ma di un collettivo musicale internazionale – gli Stargaze – che, data l’impossibilità di viaggiare, ha dovuto ripensare completamente il proprio modo di comporre e registrare i brani. Il risultato è il nuovo album One, presentato il 25 novembre 2022 dalla Trasgressive Records.
Prima di avventurarci in questo album innovativo, è opportuno presentarne i protagonisti. Il collettivo Stargaze è stato fondato una decina di anni fa tra Berlino e Amsterdam dal direttore d’orchestra tedesco André de Ridder. I musicisti che ne fanno parte provengono da diverse parti del mondo, perciò, a causa della pandemia, sono stati improvvisamente costretti a lavorare da remoto. Una grande novità per un ensemble così numerosa, abituata a suonare insieme in un contesto orchestrale. La produzione artistica degli Stargaze, però, non si è mai limitata a un solo genere musicale: One va oltre i confini della musica classica e moderna, sperimentando – o forse sarebbe più opportuno dire giocando – con i suoni dei diversi strumenti.

I brani che compongono One sono stati appositamente pensati perché tutti i membri dell’orchestra potessero registrarli separatamente: i compositori sono stati scelti per la loro capacità di «pensare alle partiture come qualcosa che potesse essere elaborato in seguito e manipolato», come ha affermato de Ridder. Registrato all’inizio del 2021, l’album si compone di cinque pezzi molto diversi, accomunati solo dal fatto di essere stati registrati a distanza.

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Damon Albarn – The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows (Transgressive Records, 2021)

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Recensione di Andrea Notarangelo

Ritorna il Damon Albarn solista a sette anni di distanza da “Everyday Robots”, disco che stupì per l’ulteriore maturazione di un artista curioso ed eclettico. L’album si avvalse del contributo di Brian Eno, ma forse quest’influenza si è manifestata compiutamente sulla distanza. The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows, suona infatti molto Eno nell’approccio, seppur il disco sia un prodotto genuinamente Albarniano. L’omonima traccia di apertura, così come il titolo dell’intero album, è tratta da Love and Memory, una poesia di John Clare. Si citano fonti, purezza, lo scorrere del tempo, ma questo disco è tutt’altro che facile e il liquido presente è più simile all’acqua pesante, quella che per intenderci, viene utilizzata nei processi dei reattori nucleari. Più vicino alla fontana, più puro scorre il ruscello, canta Damon, in questa descrizione della vita che non fa sconti, che ti inganna e ti fa credere di essere immortale, presentando solo alla fine, un conto fin troppo salato (in the beautiful past left so desolate now when you’ve seemed immortal / Nel bellissimo passato che hai lasciato così desolato, proprio adesso che sembravi immortale).

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The Antlers – Green To Gold (Transgressive Records, 2021)

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Recensione di Francesca Marchesini

We can see in the dark with our sunset sigh
We can lay in the dusk and keeping bright, bright, bright

(The Antlers, Solstice, 2021)

L’esperienza umana nella sua più totale veridicità. È questo che la band newyorkese The Antlers vuole rivelare con Green To Gold, il suo sesto lavoro in studio. L’album viene pubblicato dopo una “pausa creativa” di ben sette anni e i fan del gruppo non possono che accoglierlo con gioia… ma anche con tanto stupore. Il polistrumentista Peter Silberman (anche voce e testi) e il batterista Michael Lerner, con questa nuova opera, si allontanano dal concept mitologico e le ritmiche ansiose presenti in tutta la precedente discografia; in questo sesto lavoro, lo stile di composizione – sia lirica che musicale – appare più intimo e sereno.

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