C I N E M A
Articolo di Riccardo Provasi
Primo marzo, la primavera alle porte (nonostante il freddo invernale sia tornato a irrigidire le nostre giornate) e le solite, comode, poltrone del cinema Arcobaleno ci assistono mentre le luci si spengono e viene proiettato L’Ombra di Goya, docu-film diretto da José Luis López-Linares e scritto da Jean-Claude Carrière e Cristina Otero Roth. Dodici esperti, un corale e multidisciplinare cast cercano di trovare una risposta ad apparentemente semplice quesito: com’è possibile che un artista come Francisco Goya abituato a realizzare ritratti dolci, luminosi, sensuali e curati, fosse lo stesso in grado di realizzare opere così oscure e grottesche come l’affresco Crono che divora i suoi figli? Quanto doveva essere spiccata e significativa la sua sensibilità per cogliere tutto questo male nel mondo?
Il percorso tracciato da questo fantastico docufilm si sviluppa attorno al passaggio dalla concezione di arte come “narrazione storica” alla dinamica sensibile dell’arte romantica, anime entrambe rappresentate al meglio dal pennello di Goya. A titolo d’esempio, vengono messi a confronto i cartoni realizzati per alcuni arazzi, con una raccolta di incisioni, i cosiddetti “Capricci”: i primi potrebbero persino essere considerati quasi opere di consumo, raggianti e coloratissime, gli altri inquietanti, macabri e, soprattutto sconsolati.
Ecco il cardine su cui gira l’intero docufilm: la sconsolatezza del cuore dell’artista nei confronti della cattiveria umana, della sua mancanza (scusate il gioco di parole) “di umanità” che lo porta ad essere schiavo del potere.

A completare la dimensione di analisi specifica delle opere d’arte e dell’evoluzione estetica dell’arte figurativa, viene narrato in maniera chiara ed esaustiva come viveva la società dell’epoca, dal ruolo della classe dominante alla presenza di una “casa reale” ricca e rispettata fino alle sensazioni discordanti attorno allo spettacolo della corrida (tradizione molto amata e raffigurata dall’artista). È inoltre possibile cogliere, tramite l’intervista di artisti di ogni sorta, da registi a incisori a pittori e molto altro, quanto l’arte di Goya, sia sotto il profilo puramente stilistico, sia squisitamente filosofico, abbia ispirato tutti i secoli successivi: è figlio di Velasquez, orfano nella propria epoca e padre spirituale di Picasso e dell’arte romantica e d’avanguardia dell’intero continente europeo.

L’arte di Goya, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo è stata in grado di raccontare le sensazioni dell’uomo nei confronti della Rivoluzione Francese e della sua deriva totalitaristica, il Terrore, il senso di solitudine di fronte alla furia delle campagne napoleoniche e soprattutto, di fronte alla sua sordità, da cui fu colpito nel 1793. “L’ombra di Goya” è un lavoro realizzato con maestria e cura, che permette di conoscere non solo il cuore e la natura dell’artista, tramite l’osservazione di numerose opere d’arte, ma anche la bellezza del panorama aragonese osservato da riprese mozzafiato.

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