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Erlend Apneseth

Geir Sundstøl – The Studio Intim Session vol. 1 (Hubro Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Alle sue prime sortite discografiche, tutte recenti peraltro, si sarà ampiamente rilevato lo stato di maturità anagrafica cui perveniva a produzione propria il pluri-strumentista, e segnatamente multi-chitarrista norvegese Geir Sundstøl, quasi in coda ad una carriera di richiestissimo e quasi ubiquitario sideman.
L’operoso e curioso artigiano rilascia quindi un nuovo volume presso Hubro (a seguire Furulund, Langen ro, Brødløs e St​.​Hanshaugen Steel, usciti in meno di un decennio), in cui si era palesato un gusto alquanto personale ed una musicalità sui generis, con netta predilezione per le risonanze di stagno di alcuni cordofoni, temperate gittate rockeggianti e palesi fascinazioni verso la psichedelia pop.

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Erlend Apneseth – Nova (Hubro Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Pervenuto già ad otto uscite discografiche in veste di titolare il giovine (appena trentaduenne) solista norvegese, si attesta quale cultore d’eccellenza del tradizionale violino multicorde Hardanger (già accreditato da una stratificata, plurisecolare letteratura e che tra gli alfieri oggi può vantare sperimentati talenti quali Nils Økland o Benedicte Maurseth).
La nuova esperienza in solo s’annuncia di speciale interesse, nel presente caso fruendo delle peculiare fisionomia ambientale del Mausoleo Emanuel Vigeland di Oslo – non unico in ciò se ne abbiamo già rilevato l’opzione ad opera anche di confratelli quali Frode Haltli, Maja S.K. Ratkje o Ingar Zach (in solo o con il quartetto Dans les Arbres) – esaltando i caratteri della registrazione con curiosi quanto funzionali artefatti quali il rumore dei passi o più impetuosa effettistica fisica.
Ma diremmo che la “materia musicale” venga esposta (ed onorata) quasi in medias res con un attacco deciso, atto a disvelare con pienezza la timbrica argentea e la caleidoscopica gamma sonora del versatile strumento, le cui trame e sottotrame acustiche sono letteralmente magnificate dalle riverberazioni d’ambiente, di possanza a tratti quasi magica.

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Erlend Apneseth – Fragmentarium (Hubro Music, 2020)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Avevo ascoltato Erlend Apneseth, con il suo trio nello scorso ottobre a Novara, nell’ambito di NovaraJazz Winter 2019/2020 ed avevo ben compreso di non avere dinnanzi il solito musicista. Frangmentarium è un progetto commissionato in origine per il Kongsberg Jazz Festival, ed ora è un magnifico lavoro discografico, al trio originario con Erlend Apneseth ai violini, Stephan Meidel alla chitarra ed elettronica e Øyivind Hegg-Lunde alle percussioni, si sono uniti Hardanger Stein Urheim alla chitarra ed elettronica, Anja Lauvdal, piano e synt, Hans Hulbaekmo alla batteria, percussioni, arpa ebraica e flauto, Fredrik Luhr Dietrichson al contrabbasso, Ida Lovli Hilde alla fisarmonica.

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Erlend Apneset Trio @ Piccolo Coccia, Novara – 26 ottobre 2019

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

C’è un famoso libro di Eric Hobsbawm, di qualche anno fa, che si intitola “L’invenzione della tradizione” che va alla ricerca della origine di alcune tradizioni, ma soprattutto svela anche l’invenzione di tradizioni mai esistite. Sabato 26 ottobre, nell’intima atmosfera del Piccolo Coccia, tornava alla mente proprio il titolo del libro di Eric Hosbawm ascoltando l’Erlend Apneseth Trio, ovvero Erlend Apneseth ai violini, Stephan Meidel alla chitarra ed elettronica e Øyivind Hegg-Lunde alle percussioni.

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