A P P U N T I D A N O V A R A J A Z Z
Articolo di Mario Grella
C’è un famoso libro di Eric Hobsbawm, di qualche anno fa, che si intitola “L’invenzione della tradizione” che va alla ricerca della origine di alcune tradizioni, ma soprattutto svela anche l’invenzione di tradizioni mai esistite. Sabato 26 ottobre, nell’intima atmosfera del Piccolo Coccia, tornava alla mente proprio il titolo del libro di Eric Hosbawm ascoltando l’Erlend Apneseth Trio, ovvero Erlend Apneseth ai violini, Stephan Meidel alla chitarra ed elettronica e Øyivind Hegg-Lunde alle percussioni.
Come ha ben spiegato Riccardo Cigolotti nella presentazione, il trio pesca nel profondo della tradizione norvegese, ma senza rinunciare alla re-invenzione del vasto materiale su cui questa tradizione si fonda. Partendo da qualche punto fermo, come l’uso del violino di Hardanger strumento tipico della Norvegia meridionale, la cui caratteristica è quella di possedere due corde in più che vibrano “per simpatia” con le altre.
Lo strumento, nato nel XVII secolo, nelle mani sapienti di Erlend Apneseth diventa un formidabile evocatore di atmosfere della tradizione ed unito alla chitarra “elaborata” di Stephan Meidel e soprattutto a quella fucina di Vulcano che sono le percussioni di Øyivind Hegg-Lunde, fanno sicuramente del trio, una delle più originali e suggestive presenze di questa stagione invernale di NovaraJazz.
Suoni cavernosi che diventano ritmi popolari, allegre ballate che si frastagliano in sperimentazioni ardite, composizioni che sanno conservare la consolatoria melodia della musica popolare, ma che non rinunciano ad una profonda revisione d’insieme. Se sono le corde dei tre “hardingfele” a condurre le danze, sono certamente le invenzioni costanti degli effetti elettronici di Stephan Meidel e la batteria di Øyivind Hegge-Lunde, “genio-guastatori” del trio, a far mutare la fisionomia ai pezzi, in un continuo alternarsi di melodia e puntillismo percussivo, con piccole dosi di “noise”. Il risultato è un concerto che non è esagerato definire magico e del resto il Trio ha ricevuto sia un “Norwegian Folk Music Award”, sia gli elogi sperticati del “BBC Music Magazine”, l’accoglienza entusiasta da parte del pubblico del Piccolo Coccia e non poteva che essere così.
Photo © Emanuele Meschini
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