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Fabrizio Bosso

Danilo Blaiotta Trio – The White Nights Suite (Filibusta Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Ci sono due tipi di solitudine. Quella ricercata e desiderata come un rifugio temporaneo per proteggersi dalle distorsioni del mondo e quell’altra invece subita, conseguente all’incapacità di trovare un’adeguata collocazione alla nostra esistenza, con l’impossibilità di creare una rete soddisfacente di legami con gli altri. Ma se la prima prelude ad un più vigoroso e rinnovato esame di realtà la seconda ci condanna a un monocorde ripiegamento su noi stessi, predati da improbabili e irrealizzabili sogni. È questo, in estrema sintesi, il succo di un racconto di F. Dostoevskij, Le notti bianche, pubblicato nel 1848, sulla cui traccia Luchino Visconti diresse un film che uscì nel 1957, in cui il protagonista – Marcello Mastroianni – vive il suo incontro con Natalia – Nasten’ka nel racconto dello scrittore russo – vagando nottetempo in preda alle sue fantasie per Livorno, anziché nella originaria San Pietroburgo. Anelando un’improbabile storia d’amore, il sognatore notturno si vedrà sfuggire la speranza tra le dita, incapace di superare le proprie convinzioni limitanti che lo trascinano all’interno di un illusorio mondo fittizio. The White nights suite è appunto il titolo di questa nuova uscita di Danilo Blaiotta, giovane pianista calabrese di trentaquattro anni, che presenta un lavoro in trio con gli stessi compagni d’avventura del precedente album Departures del 2020, e cioè Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Valerio Vantaggio alla batteria. C’è anche da segnalare, in questo nuovo contesto, la preziosa collaborazione di Achillle Succi ai fiati – con il quale Blaiotta ha inciso Crabs nel 2019 – e di Stefano Carbonelli alla chitarra insieme a Fabrizio Bosso alla tromba. L’idea di un commento musicale delineato sulla sceneggiatura di un romanzo o di un racconto non è certo nuovo e a Dostoevskij si ispirò ad esempio anche Bob Dylan nella stesura di numerosi suoi testi.

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Igor Caiazza – Blu (Abeat Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

La Abeat Records di Mario Caccia di Solbiate Olona (Va) è una delle più attente ed importanti etichette discografiche nell’ambito jazz, sempre pronta a scoprire nuovi talenti e confermare artisti di valore già affermati. Una politica quella della Abeat Records dedita a sostenere e promuovere giovani talora spesso esordienti e talentuosi musicisti soprattutto italiani. Rispetto ad altre etichette Abeat non segue una linea editoriale omogenea o ristretta ad una unica tipologia di genere o di stile ma tende a promuovere progetti con una propria e forte identità. Un catalogo notevole che vi invito a sfogliare e visitare.

Igor Caiazza è un brillante compositore, arrangiatore, percussionista classico e vibrafonista jazz. Ha un passato giovanile di batterista, suonando rock, pop e hip-hop, ma poi la musica classica lo ha stregato e catturato. Così, approfondendo lo studio del vibrafono e della marimba, oltre all’adorato Bach ha scoperto Astor Piazzolla, le cui composizioni, non a caso, erano un mix tra la musica classica e la musica argentina. Piazzolla è stato, quindi, il ponte tra la classica e il jazz ma di quest’ultimo non si è più liberato!

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MiCO – MiCO (Abeat Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Mentre il Mondo ci assilla con la brutalità delle sue notizie c’è chi, per fortuna nostra, possiede ancora il coraggio necessario per regalarci una buona dose di ottimismo distensivo. Che non significa fare il gioco delle tre scimmiette, bensì evitare tutte quelle distorsioni percettive a cui siamo esposti sotto il continuo tambureggiamento dei mezzi d’informazione che spesso diventano strumenti invasivi. Michele Santoriello, quarantatreenne musicista marchigiano, decide di scegliere il basso elettrico per esprimere tutta la propria vitalità e vigoria, ben percepibili attraverso gli umori espliciti di questo disco, MiCO, edito da poco dalla Abeat. Già la scelta di uno strumento paradigmatico come il basso elettrico suggerisce l’idea dell’indirizzo musicale che prevalentemente interessa Santoriello. Sono i territori della jazz-fusion e del funk a coinvolgerlo primariamente, anche se il percorso, in questo caso, si fa più eterogeneo inglobando misurati elementi di musica popolare e di pop-rock, come vedremo più esplicitamente. Diciamo subito che, pur essendo MiCO un lavoro privo di fantasmagoriche novità, la struttura ritmica ed armonica è assai ben sviluppata, arricchita da un preciso insieme che ne garantisce l’invidiabile fluidità di percorso. Non ci sono inutili complicazioni formali né incursioni dentro alcun lato oscuro della creatività: anzi, è proprio una certa solarità ed una visione positiva dell’esistenza che rincuora il nostro sistema emotivo durante l’ascolto.

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Mario Biondi – Dare (Sony Music, 2021)

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Articolo di Stefania D’Egidio

Il 29 gennaio, giorno successivo al suo cinquantesimo compleanno, è uscito Dare, il dodicesimo album in studio di Mario Biondi, pubblicato da Sony Music in doppio vinile e cd. The Voice ha scelto un titolo bivalente per la sua ultima fatica: Dare, in italiano come far nascere, dare alla luce, o in inglese, come spingersi oltre, osare, quasi a voler omaggiare la sua mission artistica; musicista poliedrico, che ha stupito il mondo intero per il calore della sua voce alla Barry White, tanto da essere soprannominato appunto The Voice negli Stati Uniti, azzardando paragoni scomodi con nomi altisonanti del panorama internazionale. Come da lui stesso dichiarato, era da un po’ che gli frullava in testa di coinvolgere nell’album sia vecchi amici, tipo gli Incognito, High Five Quintet (Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco, Julian Oliver Mazzariello, Pietro Ciancaglini, Lorenzo Tucci), Dodi Battaglia, che le giovani leve del trio Il Volo, mescolando le sue origini jazz e soul con audaci esperimenti e buttando nel calderone anche quattro cover, tra cui una versione stralunata di Strangers in the Night. Copertina di grande impatto con Mario vestito in stile Arcangelo Gabriele, tutto di bianco, portatore di buone novelle con alle spalle il murale dell’artista losangelina Colette Miller.

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Fabrizio Bosso Quartet – WE4 (Flyin’ Spark / Warner Music, 2020)

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Recensione di Aldo Pedron

Fabrizio Bosso, torinese, classe 1973, è considerato e consacrato già dall’inizio del nuovo millennio come uno dei migliori trombettisti in assoluto sulla scena grazie alle sue innumerevoli partecipazioni in formazioni di prestigio a festival nazionali ed internazionali. Fabrizio Bosso è un predestinato, diplomatosi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nel 1989, parallelamente aveva già frequentato l’ambiente del jazz (soprattutto per big band e orchestra) grazie alle esperienze del padre trombettista. Ancora giovanissimo mostrava quei tratti distintivi che avrebbe poi maturato negli anni a venire: attacchi brucianti, fraseggio nitido e articolato, sapienti pause sui tempi medi e lenti, ampia gamma di sfumature timbriche e solida conoscenza della tradizione, con predilezione per il linguaggio dei grandi dell’hard bop, Clifford Brown in primis. Al tempo stesso nel corso degli anni si è cimentato in contesti più desueti, come testimoniano il trio con Alberto Marsico all’organo oppure in duo o in quartetto e tutto ciò a dimostrazione della sua indubbia flessibilità e versatilità.

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Michele Fazio Trio – Free (Abeat Records, 2020)

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Recensione di Riccardo Talamazzi

Molte volte cerchiamo nella musica carezze emotive anziché complesse costruzioni armoniche, ritmi tribali, stati d’animo stridenti o cupe catabasi di certi artisti maledetti. Andiamo in cerca semplicemente di un po’ di piacevolezza e questo è forse, per molti di noi, il primo obiettivo che ci si aspetta dall’arte. Di certo non è sbandando tra le contraddizioni che ci si cala nel cuore dell’espressione artistica. Sono le accettazioni, le riflessioni, le sensazioni e le emozioni a cui ci abbandoniamo che guidano la comparsa dello stupore e della sorpresa. L’ascolto di questo quinto lavoro di Michele Fazio ci può regalare tutte le emozioni di cui abbiamo bisogno. Il pianista pugliese vanta nel suo curriculum numerose collaborazioni con artisti che provengono dalla musica leggera (parliamo tra gli altri di Patty Pravo, Francesco Tricarico, Antonella Ruggero, Fabio Concato) e con registi cinematografici come Rubini e De Cataldo per i quali ha firmato le colonne sonore dei loro film.

Photo © Roberto Cifarelli

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Fabrizio Bosso 4et @ Blue Note, Milano – 12 Aprile 2017

Articolo di James Cook, immagini sonore di Andrea Furlan

Il Blue Note, che negli ultimi anni si è aperto anche ai concerti di soul e pop raffinato, rimane pur sempre il tempio del jazz milanese. Appena entro mi rendo conto che l’atmosfera è molto diversa dalla maggior parte dei club che frequento abitualmente: oltre alla qualità delle proposte in cartellone, si distingue per precisione e puntualità.

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