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Massimo Menti

Jónsi – Obsidian (Krunk Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Massimo Menti

L’ossidiana è una roccia eruttiva effusiva, nera, dai bordi taglienti come lame, dura e fragile allo stesso tempo, un vetro vulcanico che si forma per rapido raffreddamento della lava. Jónsi (Birgisson) cantante e artista islandese (e leader della band Sigur Rós) riversa queste precise caratteristiche in Obsidian, il nuovo album uscito a sorpresa ad un anno di distanza dal precedente Shiver. Il progetto accompagna anche l’omonima mostra che si terrà fino al 17 dicembre alla Tanya Bonakdar Gallery di New York. Hrafntinnublómstur in islandese fiore di ossidiana è una scultura di grandi dimensioni presente nella galleria d’arte (e usata come cover del disco) composta da roccia vulcanica, resina, noci brasiliane bruciate, sabbia nera, muffa ed acciaio. Jónsi non solo musicista dunque, ma anche artista a tutto tondo, capace di mescolare elementi di natura diversa per generare nuove creature, una specie ibrida sintetico mineral-floreale.

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Sebastian Plano – Save Me Not (Mercury KX, 2021)

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Recensione di Massimo Menti

Una volta un giornalista chiese al compositore Sebastian Plano per quale motivo la maggior parte delle persone reagisca in modo profondamente emotivo al suono del violoncello. Lui rispose perché semplicemente questo strumento opera nello stesso range di frequenze della voce umana (maschile e femminile combinate), risuonando in questo modo con molti individui e molto di più rispetto al violino che invece ha un registro più alto. Questa descrizione mi balena alla mente ogni volta che ascolto un lavoro di questo giovane e talentuoso violoncellista di origine argentina, perché è esattamente ciò che provo sempre anch’io.

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Martina Bertoni – Music for Empty Flats (Karlrecords, 2021)

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Recensione di Massimo Menti

Martina Bertoni violoncellista di formazione classica, collabora da tempo con il musicista e compositore friulano (ma romano d’adozione) Teho Teardo e con il musicista ed artista tedesco Blixa Bargeld (componente tra l’altro degli Einstürzende Neubauten). Esordisce nel 2018 come compositrice, e dopo la pubblicazione di un paio di EP, arriva al vero primo album, il bellissimo All the ghosts are gone all’inizio del 2020. Nel progetto d’esordio, la musicista si riappropria del proprio equilibrio fisico e psicologico venuti a vacillare dopo un periodo difficile, scavando nel subconscio esplorando territori sconosciuti per ritrovare identità e consapevolezza. A circa un anno di distanza, precisamente a fine gennaio scorso, vede la luce il nuovo full lenght pubblicato per Karlrecords ed intitolato Music for Empty Flats, naturale seguito e completamento del precedente, concepito e prodotto tra Berlino dove l’artista risiede e lavora e Reykjavík. 

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Axel Flóvent – You stay by the sea (Nettwerk Records, 2021)

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Recensione di Massimo Menti

Húsavík è un villaggio di pescatori situato sulla costa dell’Islanda nord-orientale, caratterizzato da un piccolo porticciolo, famosa per essere punto di partenza per le escursioni di whale-watching. Cittadina di poco più di 2000 abitanti è la patria del giovane songwriter Axel Flóvent, cresciuto tra l’Islanda, Amsterdam e Brighton nel Regno Unito.
Axel pubblica il suo primo EP Forest fires nel 2015 raccogliendo idee e suggestioni, influenzato dai suoi innumerevoli ascolti, che spaziano da Bon Iver ai Bombay Bicycle Club. Escono negli anni successivi altri EP, raggiungendo nel frattempo un traguardo ragguardevole, ben 40 milioni di ascolti in streaming, finché lo scorso 15 gennaio non approda con il suo vero e proprio debut album intitolato You stay by the sea, pubblicato per l’etichetta indipendente Nettwerk Records.

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Saffronkeira e Paolo Fresu – In Origine: The Field of Repentance (Denovali Records, 2020)

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Recensione di Massimo Menti

Domenica pomeriggio, seduto su una panchina al parco sotto un flebile sole di metà dicembre, un bambino mi passa accanto con in mano il pupazzo Action Figure di baby Yoda della serie tv The Mandalorian, mentre la sorellina lo rincorre con ai piedi dei Rollerblade e in testa orecchie elfiche. Una parvenza di normalità in un periodo come quello che stiamo vivendo da un anno ormai, che non ha quasi nulla di normale. Alle orecchie ho le mie solite cuffiette collegate allo smartphone e in mano un taccuino sul quale cerco di appuntare qualche idea su ciò che sto ascoltando, ovvero il nuovo lavoro del musicista elettronico Saffronkeira. Sotto questo pseudonimo credevo si nascondesse qualche ragazzo o duo d’oltralpe, magari proveniente da una landa dispersa come quelle che piacciono tanto a me, o almeno questo mi suggeriva Denovali l’etichetta tedesca che lo rappresenta, mentre scopro con grande stupore e ammetto anche piacere, che si tratta dell’italianissimo ed insulare (di Castelsardo) Eugenio Caria. Giunto al quinto album, Caria approda ad una collaborazione d’eccezione ovvero quella con il trombettista jazz nonché conterraneo Paolo Fresu, nel “In Origine: The Field of Repentance”.

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