R E C E N S I O N E
Recensione di Massimo Menti
Una volta un giornalista chiese al compositore Sebastian Plano per quale motivo la maggior parte delle persone reagisca in modo profondamente emotivo al suono del violoncello. Lui rispose perché semplicemente questo strumento opera nello stesso range di frequenze della voce umana (maschile e femminile combinate), risuonando in questo modo con molti individui e molto di più rispetto al violino che invece ha un registro più alto. Questa descrizione mi balena alla mente ogni volta che ascolto un lavoro di questo giovane e talentuoso violoncellista di origine argentina, perché è esattamente ciò che provo sempre anch’io.

Save Me Not, il suo ultimo album (uscito agli inizi di luglio) non fa ovviamente eccezione. Decisamente introspettivo (molto più dei precedenti), privo di orpelli e di grandeur orchestrale, si rivela quasi scarno ma dalla bellezza essenziale. Non a caso a definirlo e caratterizzarlo fortemente è la parte centrale, costituita dalla trilogia Soul I / Soul II / Soul III, suite in tre parti inizialmente pensata come unica traccia dal titolo Style of soul. Un viaggio negli spazi reconditi dell’animo alla ricerca degli aspetti contrastanti dell’Io: da quelli riflessivi e contemplativi ai più esuberanti, fino a quelli più gioiosi ed impavidi.
Anticipata da una sorta di preludio, la magnifica partitura di violoncello e minimal elettronica, si conserva e viene amplificata con l’aggiunta di piccoli tocchi di pianoforte in Soul I (avow). Un synth appena abbozzato ma, allo stesso tempo cinematico e saltellante, lascia spazio al violoncello che lievemente cresce facendosi sempre più incessante con la sua straziante melodia, fino ad interrompersi bruscamente sul finale inatteso (Soul II /elan). “Mentre stavo realizzando questa traccia seduto al pianoforte a registrarne la linea principale, mi sono quasi sentito estraniare dalla realtà, ho sperimentato un forte stato di euforia, una sorta di estasi. È questo il mio obiettivo – spiega Plano – il mio desiderio è quello di ispirare emozioni simili nell’ascoltatore di fronte alla mia musica”.
Diverse tracce sono accompagnate infatti da video ambientati nello studio di Berlino, dove Sebastian ha composto e registrato anche quest’album, alcune delle quali in presa diretta, una immersione nel proprio mondo e una condivisione di parte del processo creativo con il proprio pubblico (A present for a young traveller). Così come nell’immagine di copertina del disco il volto del musicista quasi si sdoppia, le due metà, una a fuoco e l’altra sfumata a rappresentarne visionariamente due componenti contrapposte ma complementari, così in questi video – diversi Sebastian – si dividono la partitura musicale, ma ne costituiscono in definitiva un tutt’uno.
L’archetto scivola lentamente sulle corde del violoncello, voci eteree echeggiano in lontananza, dilatazioni armoniche bagnate da stille pianistiche, micro-beat appena punteggiati, folate sintetiche accarezzano delicate melodie notturne/taciturne. Un’immersione nel substrato del nostro in(conscio), a carpirne i lati più segreti e celati, portarli alla superficie, svelarli timidamente all’ombra di quella barriera che ci separa dagli altri, ma senza mai farli risplendere alla luce del sole.
Tracklist:
01 Agos
02 Save Me Not
03 A Present For A Young Traveller
04 Obsequence
05 Prelude To A Soul
06 Soul I (Avow)
07 Soul II (Elan)
08 Soul III (Ylem)
09 Never Learned
10 Liv
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