R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
Di certo la pandemia non ha solo causato dolorose perdite umane. Ha anche provocato non pochi disagi psichici–opinioni scalcagnate negazioniste, concetti fittizi di chi ha creduto di perdere la libertà personale indossando una mascherina, ostracismo pregiudiziale nei confronti dei vaccini e così via… Per fortuna in molti hanno invece evitato di subappaltare idee tossiche e si sono dedicati a una delle poche cose possibili che si potevano ragionevolmente fare e cioè riflettere, pensare, creare. Tra queste persone possiamo citare il contributo di Max De Aloe e di Roberto Olzer che hanno pensato ad un disco realizzato in coppia, armonica a bocca, fisarmonica e pianoforte e nient’altro. Nel chiuso dell’abitazione di Olzer, quindi senza un vero e proprio studio di registrazione ma con apparecchiature casalinghe, si è riusciti a dare corpo e vita a questo Una notte di coprifuoco. Qualcosa d’altro però c’è stato. Il contributo di svariate persone, di età, sesso e professione che hanno realizzato dei pensieri, dei disegni, delle poesie, tutto quello che poteva servire a stemperare l’ansia e la necessaria solitudine del coprifuoco, mentre l’Angelo Sterminatore scorazzava libero per le strade. Cinquecento di questi interventi che sono stati inseriti ciascuno in una copia di altrettanti cd, costituendo un evento unico in sé, un messaggio di attesa speranzosa a permanente ricordo di un momento buio per tutti. Com’era ovvio aspettarsi l’atmosfera di questo album ha quel velo di tristezza che proviene dalla solitudine e dalla frustrazione di non riuscire ad interpretare l’Incomprensibile. C’è tutta una serie di domande a cui non si è potuto dare risposta, se non in qualche asciutta sequenza di numeri e di percentuali.
