Intervista di ElleBi

Max De Aloe è un musicista e compositore dal talento spiccatamente poliedrico. Suona l’armonica, la fisarmonica, il pianoforte, di recente si è appassionato anche ad uno strumento del periodo rinascimentale e barocco quale la “viola da gamba”. Ciò che però lo rende fra i più apprezzati artisti in ambito jazz, sia in Italia che a livello internazionale, è il suono dell’armonica cromatica. Negli anni 2014-2015-2016 ha vinto il Jazzit Awards, indetto dalla rivista Jazzit, come miglior musicista italiano nella categoria riservata agli strumenti vari. Ha inciso tredici album come leader e una trentina come ospite e negli anni ha accumulato una lunga lista di prestigiose collaborazioni sia in studio che dal vivo. Sue sono le realizzazioni di colonne sonore per spettacoli teatrali e documentari, così come importanti collaborazioni con poeti, scrittori e registi.
Dal 1995 è fondatore e direttore del Centro Espressione Musicale di Gallarate dove insegna tecnica d’improvvisazione jazz, fisarmonica e armonica cromatica. Collabora attivamente in ambito didattico anche ai seminari estivi di Nuoro Jazz.
Di certo una personalità affascinante per l’emozionante varietà degli stimoli che ci regala con la sua arte.
Ho pensato quindi di rivolgergli una serie di domande che ci permettano di conoscerlo più da vicino non solo come musicista ma anche come uomo…

Direi di iniziare da “Barnum” la tua ultima creatura, con la quale, ancora una volta, dimostri quanto la voglia di rimetterti in gioco sia una costante che ti accompagna da sempre: si tratta infatti di una nuova etichetta discografica.  Cominciamo dal nome che richiama alla mente l’immagine di un circo, il progetto si presenta decisamente intrigante… Vuoi darci qualche anticipazione?
Prima di tutto ciao a tutti. Grazie a Lucia per l’opportunità e grazie a chi ora sta dedicando un po’ del proprio tempo a queste righe. Barnum è un progetto, non solo un’etichetta discografica, a cui tengo molto in questo momento della mia vita. Suono professionalmente da 30 anni e realizzo CD da 20 in qualità di musicista per varie etichette, seppure abbia sempre prodotto e curato personalmente tutti i miei lavori.  Era arrivato il momento di prendere in mano completamente le mie produzioni ma anche di dedicarmi alle produzioni di altri musicisti che mi affascinano. Con Barnum faremo pochi dischi all’anno ma ben curati.
Barnum nasce dunque dalla mia visione di musicista, ma anche di didatta, compositore e direttore artistico che crede ancora che la musica vada veicolata con la miglior qualità possibile e con una visione artistica e culturale che non la riduca a mera merce. Credo ancora nei CD e negli LP come oggetti che custodiscono un tesoro. Il tesoro di un momento importante, fondamentale per la creatività e la comunicabilità della musica come esperienza artistica. Oltre che alla qualità progettuale e artistica faremo molta attenzione alla qualità audio dei prodotti. Inoltre abbiamo pensato a un’idea interessante per unire il mondo di internet a quello del CD. Per esempio oggi sono moltissime le case di produzione automobilistiche che mettono in commercio automobili senza lettore CD, così come sono sempre più i computer senza lo slot per la lettura del CD, per non parlare di tablet e smartphone. Barnum ha pensato al modo per far godere comunque delle proprie produzioni anche attraverso questi supporti. All’interno di tutti i CD ed LP della Barnum ci sarà una password con la quale sarà possibile scaricare dal sito oltre ai contenuti extra, anche tutti i brani del CD in formato audio wav con la stessa qualità del CD. In questo modo si può godere di una produzione Barnum sia sul tradizionale impianto audio, sia attraverso pc accedendo direttamente alla cartella dei file audio. Con la password contenuta in ogni CD non si scaricano solo le cartelle audio ma molti altri contenuti che i musicisti hanno voluto regalare ai proprio ascoltatori. In regalo partiture, tracce extra, tracce live, video, ecc. Insomma sarà il cd a dare accesso al mondo di internet e con internet il cd avrà una sua estensione.

Ci vuoi raccontare qualcosa sulle nuove produzioni?
Il 16 marzo è uscito SOSPIRI SOSPESI, un disco unico che unisce i tre strumenti principali della famiglia delle ance libere: fisarmonica, armonica e bandoneon. Il 27 marzo 2018 sarà la volta di ANIMA MUNDI che vedrà vicini il pianoforte di Roberto Olzer al sitar e alla tabla, rispettivamente di Deobrat e Prashant Mishra, zio e nipote di una antica famiglia di musicisti di Benares. Un disco seducente che delinea un ponte magico tra Europa ed India. Il 6 aprile sarà la volta  “NEVER ALONE – The music of Michael Brecker“. La Monday Orchestra diretta da Luca Missiti realizza questa perla dedicata alla musica di Michael Brecker con Randy Brecker, Mike Mainieri e Bob Mintzer. Un organico di 30 elementi. Appasionate liner notes di Randy Brecker e Bob Mintzer. La cosa mi riempie di emozione. E poi sarà la volta di “DICIASSETTE”, 17 brani per 17 musicisti in uscita il 17 aprile. E’ un doppio CD (venduto al prezzo di singolo) di Lorenzo Cominoli, chitarrista sempre più affermato nel panorama jazz italiano con al fianco tra i tanti Emanuele Cisi, Tino Tracanna, Paolo Birro, Attilio Zanchi ma anche musicisti d’oltreoceano come Steve Herberman e Isabella Du Graf.
La cosa che mi affascina di Barnum è che sta diventando un vero laboratorio di idee e di incontro per tanti amici musicisti e per tanti artisti che stanno dando il loro contributo intorno a questa idea. Ci sono alcuni amici videomaker, art designer, fumettisti, esperti in comunicazione e ovviamente tanti musicisti che mi stanno dando il loro apporto, la loro energia. Forse sto raccogliendo tanta positività e voglia di fare che probabilmente, in parte, sono riuscito a seminare in questi anni.

Parlaci meglio di questo primo CD “Sospiri Sospesi”, in uscita proprio in questi giorni…
SOSPIRI SOSPESI è un disco particolarissimo, partorito dalla mente di tre folli: oltre al sottoscritto c’è Daniele Di Bonaventura al bandoneon che è uno dei musicisti e compositori che più amo in senso assoluto. Non è un caso che stia avendo con Paolo Fresu un successo internazionale sempre più consistente. Alla fisarmonica Gianni Coscia. Cosa dire di Gianni Coscia, 87 anni compiuti con un entusiasmo e una voglia di fare musica che riesce ancora a stupirmi. Con Gianni suono da 18 anni e gli voglio un gran bene. Gianni è uno degli ultimi grandi intellettuali della nostra musica del Novecento. Il grande amico di Umberto Eco. Colui che mi può raccontare di quando stette tre giorni a comporre a casa di Luciano Berio oppure di incontri con Charlie Haden, Walter Chiari, Gorni Kramer o di Fabrizio De Andrè. Un uomo che solo a stargli vicino c’è da imparare. E vicino a lui si impara la modestia, l’ironia e che la musica non deve stupire ma commuovere. Penso che per la prima volta, questo trio riunisca in una formazione e in un CD  i tre strumenti principali della famiglia delle ance libere: fisarmonica, armonica e bandoneon. In tre brani abbiamo anche la partecipazione della meravigliosa voce di Manuela Loddo, un’attrice di Cagliari che canta con una voce calda e passionale da lasciare incantati. La produzione è di Romano Usai, regista sardo che ha inserito questa formazione anche in uno spettacolo teatrale proprio dal titolo “Sospiri Sospesi”, dai cui prende il nome il progetto discografico.  Il cd è registrato, mixato e masterizzato da Marti Jane Robertson che per gli addetti ai lavori vuol dire moltissimo. Un prodotto come questo non potevamo non realizzarlo anche su LP 180 grammi, dedicato gli audiofili amanti del vinile.

con Daniele Di Bonaventura e Gianni Coscia

Ho avuto il privilegio di vederti in versione live e mi incuriosisce il “gioco” che si viene a creare quando ti esibisci su palco con una formazione: gli interventi dei  musicisti si alternano in assolo, in doppio o squadra al completo secondo una regia fissa o c’è spazio anche per una sceneggiatura musicale improvvisata al momento?
La musica e il jazz hanno come la lingua delle regole grammaticali e degli approcci stilistici. Quando parliamo nella vita di tutti i giorni raccontiamo cose dove la grammatica diventa un mezzo che veicola contenuti. Noi sul palco diciamo cose serie ma anche giochiamo. Raccontiamo ma anche ci stupiamo noi stessi di quello che stiamo raccontando. Ascoltiamo le vibrazioni del pubblico. Il jazz è un po’ come essere in un bel ristorante insieme ad amici. Si parla, si gode del cibo, si sta bene insieme. Alcune volte la compagnia è fantastica, alcune volte meno. Alcune volte si scoprono cibi nuovi, alcune volte si è affascinati dalla commensale del tavolo vicino. Quasi sempre si va a casa contenti. Qualcuno la chiama arte. Non sarei così enfatico ma certo che il jazz è oggi forse ancora tra le forme musicali più autentiche e viscerali in un mix di pancia, testa e cuore che se inebria i musicisti che la fanno, allora arriva al pubblico.

Il tuo percorso artistico è costellato di collaborazioni: al momento della scelta dei musicisti con cui ti confronti ti fai guidare solo dal talento o sono altrettanto importanti anche qualità umane come stima e simpatia?
Per me l’elemento umano è fondamentale ma anche quello musicale e tecnico. Insomma cerco sempre musicisti più bravi di me da cui imparare e che siano persone con le quale ci siano affinità. I musicisti mi piacciono molto, proprio come “animali sociali”. Fin da piccolo sono sempre stato affascinato dal loro talento. Continuo a comprare CD e ad andare ai concerti. La musica ha per me una grande seduzione anche come semplice fruitore.

con Daniele Di Bonaventura – foto di Alaios Borinelli

Hai scelto la musica come forma espressiva privilegiata: qual è invece il tuo rapporto con le arti che vedono l’immagine e la parola come protagonista? penso al cinema, al teatro ma anche ai libri e alla scrittura stessa…
Avevo uno zio che è stato un grande attore teatrale, Roberto Pescara di Diana. Aveva fatto l’accademia con Gassman e lavorato con tutti i più grandi: da Peppino De Filippo a Gino Cervi, da Strehler a Tino Buazzelli. Fin da piccolo teatro e musica hanno avuto una fascinazione su di me. Crescendo poi è arrivata la letteratura e il cinema. Ho trascorso una lunga parte della mia vita a leggere moltissimo, anche se oggi faccio più fatica. La letteratura ha ispirato molti miei lavori musicali. Penso al cd “Apnea” nel 2009 realizzato con il pianista statunitense Bill Carrothers con musiche nate dalle suggestioni dei romanzi di Murakami Haruki, ma anche al CD “L’anima delle cose” del 2003 con le poesie di Giuseppe Conte. Non ultimo “Valo” dove è dichiarata nelle note di copertina l’aiuto che hanno avuto le opere dei romanzieri finlandesi tradotti da Iporborea sulle mie composizioni e sulla genesi del disco. Ho ricevuto anche una bella lettera di Emilia Lodigiani, fondatrice di Iperborea, che conservo gelosamente. Sono quei piccoli attestati di stima che servono per andare avanti. Lei è una donna a cui i lettori italiani appassionati del “nord” devono moltissimo. Ultimamente sto portando sul palco uno spettacolo dal titolo “Sandro Penna secondo me” dove in solitaria suono e racconto spaccati di vita e di poesie del poeta perugino. Con il teatro ci lavoro più spesso, in passato con Lella Costa e più frequentemente con Marco Baliani. A breve, il 18 aprile al Castello di Legnano ripresenterò “Suonando con gli occhi”, una sonorizzazione dal vivo di tre opere delle avanguardie cinematografiche, rispettivamente di Man Ray, Renè Clair e Duchamp.

Dalle tue composizioni traspare l’esigenza di dar vita ad emozioni attraverso una melodia che sia profondamente armoniosa… un’armonia che riesci a creare e mantenere anche nel quotidiano? Se si, come?
Facendo cose in cui credo e che mi piacciono molto. Quello che auguro sempre ai miei figli è che abbiano una passione forte nella vita. La passione aiuta molto ad essere felici.

con Paolo Fresu – foto di Roberto Cifarelli

Ho letto che per comporre trai molti stimoli da tutto quello che succede intorno a te. Mi sembra quindi che tu viva pienamente immerso nel tempo presente… Pensi che un artista debba in qualche modo esserne un testimone, prendersi anche delle responsabilità in tal senso ?
A me piace riflettere sulla contemporaneità e anche sul ruolo del musicista oggi. Non dico che per tutti i musicisti debba essere così ma io, personalmente, amo gli artisti che si pongono anche un fine sociale. Il mio punto di riferimento in questo senso è stato l’attore Gian Maria Volontè. Per lui, che ha rifiutato Hollywood nei sui anni di maggiore notorietà, ogni scelta artistica è stata una scelta politica e di impegno. Lui sosteneva che non poteva fare i film con Elio Petri o Giuliano Montaldo e poi ritrovarsi a fare il film di cassetta a Natale. Mi piacerebbe oggi ritrovare un maggiore rigore nel fare “arte”. Ma è un mio sentire assolutamente personale. Per esempio nel jazz amo follemente Enrico Pieranunzi, sia perché è un musicista immenso ma anche perché non lo vedo ad accompagnare il cantantino di turno per qualche soldo in più. Adoro anche Bollani perchè, oltre ad essere un grande pianista, riesce ad essere un grande divulgatore. Spero solo che non ecceda per rispetto al suo immenso talento.

Alla tua attività di musicista affianchi da molto tempo anche quella di insegnante: com’è il tuo approccio con i ragazzi? Prevale più la tecnica o un’esperienza di condivisione ? In tutti questi anni c’è un episodio in particolare che ti ha colpito?
Per me suonare, insegnare, organizzare musica ha una matrice comune che è quella di affascinare e di riuscire a portare qualche piccola conoscenza in più. Mi piace insegnare. Per me non è un ripiego. Ho da 23 anni una scuola di musica a Gallarate con almeno una decina di insegnanti e da lì ormai sono passati migliaia di studenti. Aneddoti molti. La signora Pinuccia, per esempio, che dopo aver fatto per 45 anni la fornaia alzandosi tutte le mattine alle 4, appena è andata in pensione ha scelto di iniziare da zero a studiare il pianoforte. Era arrivata a 65 anni con questo sogno irrealizzato. Ora suona le arie d’opera pucciniane al piano e soprattutto da 20 anni non è passato un solo mio compleanno senza che la signora Pinuccia mi abbia portato una sua torta. Non so se Louis Armstrong sarebbe stato d’accordo ma questo per me è molto jazz.

con Uri Caine – foto di Roberto Cifarelli

Viaggiando per musica hai visitato tante nazioni, conosciuto luoghi suggestivi, eppure continui a vivere a Gallarate… Alla fine quindi, pur essendo uno spirito profondamente creativo e quindi immagino dotato di uno spiccato senso di libertà e scoperta, in te prevale il desiderio di appartenenza, di non perdere le tue radici?
Non penso che sia appartenenza culturale a Gallarate. E’ comodità, abitudine. Qui c’è la mia famiglia, ci sono i miei amici. Viaggio talmente tanto che casa è casa e potrebbe essere ovunque.

Con le tue note crei atmosfere che permettono a chi ti ascolta di staccare dal quotidiano per immergersi in un viaggio emozionante dentro se stessi… Quando sei tu a sentire questa necessità come la soddisfi?
Come dicevo in precedenza, io prima di essere un musicista sono un appassionato di musica. La soddisfo ascoltando e suonando. Per me è così strano quando conosco persone che non vivono immerse nella musica o nella bellezza della cultura. La cultura con la c minuscola fatta di cose, di sostanza, non di soloni che pontificano.

Nei mesi scorsi sei stato impegnato nella direzione artistica del Festival  Mutamenti, ovvero “spazi fluidi di un jazz senza frontiere”. Un inedito percorso itinerante fra musica e luoghi dell’arte e della storia, com’è andata ?
Ne sono entusiasta. Stiamo organizzando la seconda edizione. Ho incontrato persone splendide che credono fermamente in questo progetto. La musica nei castelli e nei luoghi meravigliosi della provincia di Massa Carrara. Venivo da tredici anni di direzione del “Gallarate Jazz Festival” e l’amministrazione della mia città non è stata molto gentile nei miei confronti così, anche psicologicamente, lanciarmi nella nuova avventura di questo festival in Toscana è stato quasi taumaturgico.

foto di Michele Bordoni

Visto che sei sempre in fermento e movimento, immagino che avrai già in agenda nuovi progetti, nuove destinazioni da raggiungere e contaminare con la tua musica…
C’è la promozione di Sospiri Sospesi ma anche, tra aprile e maggio, dei concerti in Sicilia, in Sardegna, Trentino. Poi andrò a portare la mia musica a Cracovia e in altre città polacche e per il primo maggio tornerò ad Hong Kong per un bellissimo concerto di armoniche insieme ad Hendrik Meurkens e Cy Leo al Queen Elisabeth Stadium di Hong Kong. Un bel riconoscimento per la mia musica che sembra essere abbastanza seguita anche lì dagli appassionati di jazz. E poi ancora Finlandia e concerti estivi in giro per l’Italia. Insomma fare questo mestiere è connaturato con il viaggio anche se alcune volte mi piacerebbe tanto praticare di più il mio sport preferito che è “divano e telecomando”. Ringrazio tanto ma tanto ma tanto per la fiducia e la pazienza chi è arrivato fino alla fine di questa intervista. Un abbraccio ideale a tutti.