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Vasco Brondi – Paesaggio Dopo la Battaglia (Cara Catastrofe/Sony Music, 2021)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

(a Massimo)

Questa sera, parlando con un caro amico musicista, gli spiegavo perché seguo un certo tipo di musica e perché mi emoziona tanto. “Vedi Sergio, è un po’ come ammirare un ortaggio o un frutto colto dall’orto di tua figlia che lo coltiva con tanto amore. Se lo metti a confronto con quello che sfila lucido sul banco di un negozio, sembra molto più imperfetto, grezzo, ma è enormemente più buono, succoso, ti dà soddisfazione e ti appaga il palato. Stessa cosa per la musica che ascolto, magica nella sua imperfezione e capace di trasmetterti così tanto da farti tremare”. Questo è un po’ Vasco Brondi. Da quando lo seguo, ancora agli albori di “Canzoni da spiaggia deturpata”, le vibrazioni sono sempre state le medesime, ascoltare qualcosa di nuovo ma nello stesso tempo primordiale, tutt’altro che scontato e ben lungi da un prodotto ben confezionato e pronto per essere servito in radio. La sua voce non è soave, non richiama virtuosismi, ha spesso stonature meravigliose che rendono ancora più vero quello che pronuncia, trasmettendo una vibrazione ancor più intensa tra parlato e recitato.

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Lo scambio e la collaborazione, la vita intensa e l’improvvisazione: Roberto Angelini, un sopravvissuto tra incognite, preghiere laiche e spontaneità

I N T E R V I S T A


Articolo di Iolanda Raffaele

Una chiacchierata di circa mezz’ora come due vecchi amici, risate, qualche domanda più poetica e davanti un grande artista, un grande Roberto, un Roberto Angelini sognatore e realista, intellettualmente sincero e con tanta voglia di futuro.

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Manuel Agnelli: “Un disco solista? Boh, perchè no? Ma gli After non si sciolgono”

Articolo di E. Joshin Galani

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Afterhours #30 – Agosto 2017 – Bolgheri (Li), Pineto (Te)

Articolo di Luca Franceschini (Bolgheri, 10 Agosto), immagini sonore di Stefania D’Egidio
(Pineto, 13 Agosto)

Arriva un certo momento nella vita in cui ti accorgi che andare ai concerti è diventata una dipendenza. Magari non proprio con tutti i crismi del caso ma ecco, diciamo, qualcosa del genere. Perché scoprire che gli Afterhours suoneranno a cinque minuti di macchina dal luogo dove sei in vacanza per una decina di giorni e  sorprendersi a pensare: “Finalmente un bel concerto!”, quando in realtà sei in vacanza anche per staccare da un certo modo di fruire la musica che ogni tanto rischia di diventare stressante, dà forse una misura della gravità del problema.
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Afterhours @ Carroponte – Sesto San Giovanni (Mi) – 6 settembre 2014

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Testo e immagini sonore di Thomas Maspes

Andare a un concerto degli Afterhours è come salire su di un ottovolante emozionale. Vieni a contatto con molte parti del tuo essere che per varie ragioni tu stesso fatichi a riconoscere o a credere possano fare parte del tuo mondo interiore. C’è un così violento e liberatorio scambio di energia fra la band sul palco e il pubblico stipato di fronte che tutto sembra cancellarsi: il tempo che passa, le cicatrici sulla pelle, la vita molto spesso compressa che si conduce in una città frenetica come Milano.
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