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The National

Matt Berninger – Serpentine Prison (Concord Records, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

Ci sono ormai ben pochi artisti viventi che ti lasciano un segno, voci così calde e travolgenti che al solo suono ti senti tremare. Avevamo Johnny Cash, Lou Reed tanto per citare i primi due che mi vengono in mente, oggi abbiamo il re inchiostro Nick Cave, Eddie Wedder… ed abbiamo Matt Berninger.
Dopo vent’anni di carriera come frontman di uno dei gruppi più influenti della scena indie rock The National, ecco che arriva il momento del suo contributo solista al mondo e, con questi presupposti, non poteva che venire fuori un semi capolavoro. Serpentine Prison è uscito il 16 ottobre per Book Records, sua sotto etichetta con distribuzione Universal e prodotto dal polistrumentista Booker T. Jones. Per 42 minuti Matt ti sussurra all’orecchio frasi malinconiche, rassicuranti, come una coperta calda in un pomeriggio d’inverno. L’ho riascoltato diverse volte, prima in cuffia al buio, poi ho fatto uscire quelle note dalle casse dello stereo mentre cucinavo la domenica mattina, lasciandole scorrazzare per casa, libere di impossessarsi di ogni metro quadro. In ogni modo lo ascoltiate, il risultato non cambierà, è un album di una perfezione devastante, nessun elemento fuori posto, una pienezza assoluta.

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Classifica dei 50 migliori album del 2019

R E C E N S I O N E


Anche quest’anno, ormai una tradizione fissa, abbiamo affidato a Simone Nicastro la compilazione del “listone” con il meglio del 2019 in musica. Lo hanno guidato competenza, curiosità e mente aperta. Ci auguriamo che la stessa curiosità che ha mosso Simone e tutta la redazione sia lo stimolo per confrontarvi con le nostre scelte.

Non ci resta che ripetere le stesse frasi dello scorso anno, che riteniamo sempre attuali: nessuna pretesa di esaustività o oggettività, la musica non è una scienza esatta, casomai un’emozione che ci colpisce a suo piacimento. Spazio quindi al confronto, perché la musica è viaggio, conoscenza, scoperta e stupore!

Siate curiosi e fatevi stupire.

Buon anno

(La redazione)

Non credo esista un’annata in cui non sia rimasto soddisfatto della musica che ho avuto la fortuna, il piacere e la volontà di ascoltare, ma questo 2019 è stato particolarmente piacevole soprattutto su due fronti: lavori notevoli anche da artisti “laterali” e una produzione nazionale di altissimo livello. A questo proposito la scelta è stata ancor più difficile del solito e sono fin da ora convinto che molti dischi che non menzionerò, non solo sono ottimi, ma forse meritavano maggior attenzione da parte mia. Però le giornate sono fatte di poche ore e i miei gusti sono ancor più strampalati di quanto sia possibile immaginare. Buon ascolto a chi avrà il piacere e il desiderio di ascoltare.

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The National – I am easy to find (4AD, 2019)

R E C E N S I O N E


Articolo di Luca Franceschini

“It takes life to love life”. Non c’entra nulla ma per qualche strana ragione il corto di Mike Mills (non quello dei R.E.M. bensì un regista di stanza a Los Angeles) a cui questo disco si accompagna, mi ha fatto venire in mente l’ultimo verso di quella famosa poesia dell’Antologia di Spoon River, “Lucinda Matlock”, che tra parentesi è anche una delle poche a non essere ammantata di rabbia e cupa disperazione.
C’è una donna che nasce, cresce e muore, la storia di una vita piuttosto ordinaria, coi suoi alti e bassi, momenti bui e luminosi, tristi e allegri. Una vita, appunto. Senza dire nulla, senza discorsi, senza teorizzazioni. Eppure è abbastanza per far vedere che la vita, in sé, è una roba meravigliosa. Non so a voi ma a me proprio questa mancanza di un’idea di fondo esplicitata, questo fluire inarrestabile di eventi raccontati nella loro più pura quotidianità, ha messo davanti agli occhi ancora di più il nocciolo della questione: che la vita, appunto, è un dono bellissimo di cui dovremmo tutti essere grati.

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Primavera Sound 2018 @ Barcellona – dal 30 maggio al 3 giugno 2018

Articolo di Luca Franceschini

Fare un report del Primavera Sound è impossibile per una persona sola: nei cinque giorni che di fatto dura il festival (anche se poi quelli veri e propri sono tre) ci sono circa duecento concerti su una decina di palchi diversi ed è evidente che essere presenti vuol dire non solo godersi un sacco di belle esibizioni, alcune anche difficilmente replicabili dalle nostre parti, ma soprattutto essere disposti a perderne qualcuna. Per carità, è la logica di ogni festival, succede addirittura al Mi Ami ma è evidente che a Barcellona, date le dimensioni dell’evento, la cosa sia diffusa a livello esponenziale.
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Gli Scordati di Joe – Vol. 17

Note di merito per album passati distrattamente in secondo piano, ma meritevoli di un loro piccolo spazio. Nell’impossibilità di raccontare tutto ciò che viene prodotto, una selezione di dischi con confronti senza vincitori, né punteggi; ma con la presunzione di restituire una sensazione il più immediata possibile, attraverso un’analisi che va oltre le solite stellette.

Articolo di Giovanni Carfì 

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The National. Di questo infinito tramonto – Auditorium Parco della Musica – Roma, 23 Luglio 2014

the national - musacchio & ianniello 2

Articolo di Mauro Savino.

I The National si sono fatti riprendere prima di salire sul palco. Così quando sono entrati, la suspense non c’era più. Palco sconsacrato. Come giocatori prima di una partita hanno offerto la loro immagine del pre-ingresso in campo. La loro è stata una partita di contatto e distacco dal pubblico. Il distacco era nell’aura d’inquietudine assorta che circondava il cantante e nel grigio come colore di sfondo. La partecipazione c’è stata, da ambo le parti. Berninger è andato nel pubblico, col pubblico ha cantato, ha gettato vino per aria e ne ha bevuto troppo (se è un’esigenza è umano, troppo umano, se è per sentirsi rock è un po’ démodé, anche perché i The National non fanno rock).

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