I N T E R V I S T A


Articolo curato da Luci

Abbiamo il piacere di proporvi in anteprima esclusiva il video di “Hotel Marina”. Si tratta del terzo singolo di Vigo (all’anagrafe Antonio Zuccon) estratto dal suo debut album Cantautorato I che sarà pubblicato a breve.
Abbiamo rivolto alcune domande direttamente al cantautore vicentino per conoscere più da vicino sia lui che le caratteristiche del pezzo che vi presentiamo:

Figlio d’arte, iscritto al conservatorio in tenera età, inizialmente al corso di violoncello per poi passare alle percussioni. Un itinerario direi quasi a tappe obbligate che però ad un certo punto hai abbandonato per coltivare la passione della musica a modo tuo. Ad oggi, il tuo percorso artistico quanto è influenzato dagli studi precedenti e quanto si affida all’istinto?
Ad oggi la creazione artistica di affida totalmente all’istinto, come credo sia per la maggior parte dei musicisti pop. Con questo non voglio però considerare il solo istinto “un vuoto casuale” dove le note vengono da sé, il percorso che ho seguito e con cui fortunatamente sono nato ha dato adito all’istinto musicale che chiamerei più “naturalezza” nello scrivere, e questo può capirlo la maggior parte dei musici. Le note scorrono naturalmente dal cominciamento della composizione alla linea melodica della voce. Affidarsi all’istinto per me non vuol dire quindi negare l’accademico ma anzi lasciarlo fluire. Questo fa sì di avere anche una grande produttività che però può nuocere, troppa fretta può omettere l’intenzione e la composizione appare senza significato. Per dire, ho un intero secondo disco pronto per composizione dei pezzi, credo lo butterò via per mancanza di intenzione. Bisogna avere qualcosa da dire se no è inutile.

Comporre per elaborare, questo dici essere l’approccio compositivo che pervade tutto il tuo primo disco. Quindi la musica costituisce una sorta di auto-terapia per te?
In Cantautorato I si, assolutamente. Il disco non parla mai di me personalmente e in pochi tra familiari e amici possono capire che in realtà l’album è incentrato interamente sulla mia persona. Spero vivamente che non sia più così, queste intenzioni non vorrei più averle e parlo seriamente. La terapia serve per una deficienza emotiva/intellettiva o altro, che francamente non voglio più avere. Per me non è dolce naufragare in quel mare. La composizione del disco mi ha aiutato notevolmente in quel periodo ma vorrei far musica per parlare veramente di qualcos’altro al di fuori di me.

“Stordire, tradire, gioire, recitare, ingannare, giudicare, terminare.” Hotel Marina inizia con una sequenza verbale dalla quale si intuisce già che questo tuo primo pezzo, scritto nel 2014, è stato pensato come inno generazionale e “critica sociale”. Riesci a definirci verso chi, verso cosa, o sei sempre convinto che un autore non debba capire il proprio lavoro fino in fondo?
Non saprei proprio. Verso tutti? Verso me stesso? Verso niente? Non credo abbia molta importanza a dirti la verità. Non è importante ciò che penso io al riguardo della mia canzone ma ciò che ne trae chi la ascolta,  la mia intenzione era ed è troppo astratta per spiegarla verbalmente ma è intuibile se si ascolta. La musica è il mio miglior metodo per parlare di qualcosa, l’unica richiesta è ascoltare sinceramente. In questo, come in altro, De Andrè aveva perfettamente ragione, non posso spiegare com’è nata, cosa c’è dentro ecc, sarebbe superfluo, è tutto lì dentro. Con questo non vorrei apparire arrogante o compararmi a un mito della musica italiana, cerco solo di parlare sinceramente, senza giri di parole.

Ho trovato davvero intriganti le immagini animate del video: colorate, ironiche, al contempo futuriste, oniriche e surreali, mi sembra colgano ottimamente lo spirito la canzone. Ho letto che sono state realizzate da Miguel Vila. Vuoi raccontarci qualcosa su come è stato concepito questo corto animato?
L’incontro è stato fortuito con Miguel tramite un amico comune, ho sempre ammirato il suo stile di disegno, schietto e brutale, un artista a tutto tondo che apprezzo moltissimo. Aveva cominciato da poco a fare cartoni e vedendone il risultato ho chiesto immediatamente la sua collaborazione per Hotel Marina. Indicata la StoryLine generale ha svolto impeccabilmente un lavoro libero e adeguato al pezzo, affiancato da Costanza degli Abbati all’animazione. Oltre a questo ha disegnato anche la copertina del singolo e del disco. Ho sempre immaginato un cartone che trattasse di un hotel sullo spazio dove magicamente diventasse tutto migliore, più bello, con un finale alla “Brazil”, spiazzante. Il risultato è anche più di ciò che speravo.

Mi ha colpito la cura con cui è costruito il brano sia per quanto riguarda la voce che la melodia. La prima, passa da un iniziale tono più greve, quasi baritonale, fino a tornare più leggera e pop ma sempre intenta a scandire chiaramente il significato di ogni singola parola. Così come la musica, in un graduale crescendo, si fa più classica fino a proporre una intensa coda finale solo strumentale che si sviluppa completamente in questo senso. Come sei arrivato a queste scelte indubbiamente suggestive?
Se si nota il giro di chitarra resta uguale per tutta la canzone, nessuna variazione tematica, il tutto lo fa la voce. Volevo un finale orchestrale che desse impatto e esplosione alla ripetizione del ritornello e per questo serviva un inevitabile crescendo che abbiamo costruito in fase di registrazione. Oltre alla fase orchestrale, pensando ai Pink Floyd, volevo aggiungerci dei cori da stadio che cantassero il ritornello assieme ai fiati e agli archi, questo è stato registrato da un gruppo di frequentatori dell’improvvisato studio di registrazione che ci hanno fortunatamente aiutato a realizzarlo dando ancora più esplosione al finale e al cantato. È stato un bellissimo momento.