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James Senese JNC – Stiamo Cercando Il Mondo (Arealive/ Believe, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Ferraioli

Stiamo Cercando Il Mondo di James Senese JNC è un album che trasuda la passione e l’esperienza di un artista che, pur avendo qualche anno sulle spalle (78 – Napoli, 6 gennaio 1945), è ancora in grado di stupire e incantare con la sua musica. È un disco sincero e appassionato che dimostra la vitalità e l’urgenza espressiva di un artista che da oltre cinquant’anni fa musica con impegno e coerenza. James sa ancora dare zampate graffianti come un leone che, pur avendo perso qualche dente, si dimostra possente e arzillo in questo nuovo lavoro. Senese è uno degli artisti italiani più influenti essendo stato tra i principali artefici di quel movimento musicale che negli anni ’70 veniva chiamato “Neapolitan power”. Il suo sax era il filo conduttore di un mix di jazz-funk, rock, afro e tradizione napoletana. A nostro avviso, oggi si aggiungono anche delle velate influenze del vicino oriente.

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Sick Tamburo – Non credere a nessuno (La Tempesta Dischi, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

Non credere a nessuno è il sesto disco dei Sick Tamburo, uscito lo scorso 21 aprile per La Tempesta Dischi e distribuito da Believe. Per chi non li conoscesse la band nasce da un’idea di Elisabetta Imelio e Gian Maria Accusani, già accomunati da quello splendido progetto chiamato Prozac+ che con Acida del 1998 diede un bello scossone al panorama musicale nostrano. Ben riconoscibili dall’estetica, legata all’uso di passamontagna, camicia rossa e gilet nero, si affidano da subito a La Tempesta Dischi, collettivo di artisti indipendenti capitanato dai Tre Allegri Ragazzi Morti, anche loro di Pordenone.

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Praino – Rocamboleschi Finali (Mamma Dischi/Believe, 2022)

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Recensione di Nadia Cornetti

Quando qualcuno torna a completare un bel lavoro già iniziato tempo prima è sempre una bella sorpresa: è quello che ha fatto Praino – cognome nonché nome d’arte di Francesco Praino, calabrese classe 1989  – con il suo Rocamboleschi finali, uscito il 2 dicembre 2022 per Mamma Dischi. L’EP è infatti il “secondo tempo” di Mostri, civette, uscito un anno fa e completato ora da un quintetto di brani con un’idea ben a fuoco, che ha un progetto davvero molto convincente. Praino ha composto musiche e testi di questo suo lavoro, che è stato invece arrangiato con l’aiuto dei musicisti Michele Panepinto (batteria), Fausto De Bellis (chitarre\co-produzione), Mattia Santulli (Basso); insieme a Praino e De Bellis, alla co-produzione troviamo anche Giorgio Canali.
I brani che compongono l’Ep sono 4 su 5 featuring, mentre soltanto in un pezzo – l’ultimo – Praino è solo insieme ai suoi musicisti; tuttavia, nonostante la partecipazione di diversi artisti (decisamente affini al suo lavoro), il progetto “Rocamboleschi finali” conserva una coesione – sia nel sound complessivo sia nel messaggio che ha la necessità di trasmetterci. Suoni ruvidi ma puliti, tutti egregiamente registrati, una penna molto efficace e – cosa non scontata – anche un’interpretazione convincente, di chi crede in ciò che dice.

 

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Ardecore – 996 – Le Canzoni di G.G. Belli – Vol. 1 e Vol. 2 (La Tempesta Dischi / Believe, 2022)

R E C E N S I O N E


Articolo di Sabrina Tolve

Un album in due volumi, usciti rispettivamente il 3 giugno e il 6 ottobre di quest’anno, 996 – Le Canzoni di G. G. Belli racchiudono 28 dei 2297 sonetti composti da Giuseppe Gioacchino Belli (firma numerica anonima 996) tra il 1831 ed il 1847, ed editi postumi tra il 1864 e il 1865. L’opera è accompagnata da e accompagna un libro, edito da Squilibri, che permette l’accesso all’ascolto in streaming e download dei due volumi, attraverso un QR Code. Il libro contiene i ventotto sonetti con le note autografe del Belli, le partiture, illustrazioni originali realizzate da Marcello Crescenzi e Claudio Elias Scialabba e un’importante prefazione di Marcello Teodonio, presidente del centro studi ‘G.G. Belli’, direttore della rivista di studi belliani «Il 996», e segretario scientifico del Comitato Nazionale delle Opere di Belli.[1]
Le Poesie Romanesche o Il 996 o La Commedia Romana (tutti titoli provvisori dati dal Belli al suo corpus poetico in vernacolo romanesco) racchiudono un quadro popolare che non è andato disperso e che fonda le sue origini nella poetica satirica e giocosa latina estendendolo sino a noi. Gli Ardecore, che già ci avevano deliziato con Vecchia Roma nel 2015 (ne avevo parlato qui), proseguono con un lavoro filologico che ridisegna il Belli in chiave moderna: i versi dei sonetti non sono stati scalfiti, ma la struttura musicale – principalmente acustica -, ne rinforza suoni e risate, bestemmie e invettive, brutalità e rassegnazione.

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Marina Rei – Per essere felici (Perenne / Believe, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Elena Di Tommaso

Essenziale (agg. m.s.) relativo all’essenza, sostanziale, fondamentale; est. che comprende solo ciò che è più importante e indispensabile.
È questo il primo aggettivo che raggiunge la mente nel tentativo di descrivere l’ultimo intenso lavoro di Marina Rei che prosegue instancabile un percorso in continua evoluzione e torna con un nuovo album di inediti dopo 6 anni dal precedente Pareidolia e dopo 25 dall’uscita del suo primo album in italiano.
Per essere felici è un disco molto personale che è stato registrato quasi interamente a casa dell’autrice capitolina, caratterizzato da una produzione pulita e tutto concentrato sulla scrittura, per soddisfare quell’esigenza di raccontarsi in maniera totalmente trasparente e sincera, senza giri di parole o sotterfugi.
Durante l’ascolto ciò che si para davanti agli occhi, anche se chiusi, è una carrellata di intime immagini che scorrono seguendo il personale fermento musicale dell’artista. Quest’ultimo è del tutto scevro da paletti che dettano confini e caratterizzato da quella autentica libertà di chi sceglie per sé, con la consapevolezza del proprio volere e con la maturità di chi sa assumersi i rischi attraversando strade inconsuete e poco battute, con la schiettezza e la trasparenza di chi non ha paura di raccontare sé stessa guardandosi da diverse angolazioni.

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Selton – Loreto paradiso (Believe, 2016)

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Articolo di Iolanda Raffaele

C’è chi dice che non esiste, chi crede che non sia uno solo, ma di sicuro chi non ha chiuso gli occhi ha visto il paradiso, anzi “Loreto Paradiso”.
Questo è il titolo del quarto disco dei Selton, scritto e prodotto tra l’Italia, il Brasile e l’Inghilterra ed uscito il 18 marzo 2016, grazie al contributo di Federico Dragogna dei Ministri e la guida di Tommaso Colliva.
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