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Sub Pop Records

Weyes Blood – And in the Darkness, Hearts Aglow (Sub Pop Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

In Holy Flux Tour, si chiama proprio così: “Nel Flusso Sacro”, il tour che partirà il prossimo 8 dicembre da Los Angeles e nel corso del quale Weyes Blood presenterà il suo nuovo album: And in the Darkness, Hearts Aglow, uscito lo scorso 18 novembre per Sub Pop.
Fra flussi sacri e cuori che ardono nell’oscurità siamo ormai ben lontani dagli esordi e la metamorfosi di Natalie Laura Mering (classe 1988), in arte Weyes Blood, oggi ha avuto pieno compimento. La giovane cantautrice, compositrice e polistrumentista originaria di Santa Monica è cresciuta in una famiglia di musicisti. È partita da nuclei sonori folk-psichedelici per attraversare poi anfratti noise. Prima di prendere piena padronanza della sua strada è stata infatti bassista della formazione Jakie-O Motherfucker, per un breve periodo cantante e tastierista della formazione noise-rock Satanized e conosciuta come Weyes Bluhd per i suoi dischi autoprodotti.
Il suo debutto da solista si consacra nel 2011 con The Outside Room e da allora con cadenza quasi regolare ha pubblicato altri quattro album: The Innocents (2014), Front Row Seat to Earth (2016) e Titanic Rising (2019).
And in the Darkness, Hearts Aglow, quinto lavoro in studio registrato all’EastWest Studio di Los Angeles, è un album co-prodotto, come il precedente, insieme a Jonathan Rado, fatta eccezione per A Given Thing, coda di chiusura del disco, che vede la collaborazione di Rodaidh McDonald. Fra le trame sonore di questo lavoro si può annoverare la partecipazione di Meg Duffy (chitarra), Daniel Lopatin (sintetizzatori, sonorizzazioni ambient ed elettronica) e Mary Lattimore (arpa).

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Aeon Station – Observatory (Sub Pop Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Francesca Marchesini

Today is the day we are finally free of pretending
To be something we never wanted

(Aeon Station, Fade, 2021)

Il 10 dicembre è uscito Observatory, album di debutto di Aeon Station, il progetto solista – ma che in realtà vede la collaborazione di diversi colleghi – del bassista e cantante della band indie rock statunitense The Wrens. Il materiale presente nel disco è stato scritto e realizzato nell’arco di diciotto anni (quelli passati dalla pubblicazione dell’ultimo LP dei The Wrens, Meadowlands) da Kevin Whelan in collaborazione con alcuni membri del suo gruppo d’origine, Greg Whelan e Jerry MacDonald, la moglie Mary Ann e il produttore Tom Beaujour.

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Low – Hey What (Sub Pop Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

Un’immagine minimale che richiama modelli d’interferenza, si presenta così la copertina del tredicesimo lavoro dei Low uscito lo scorso 10 settembre per Sub Pop Records. L’artwork, opera di Peter Liversidge, artista multidisciplinare britannico, funge da anticipazione ed autentica visione sonora dei dieci brani che compongono l’album, inni che scorrono su tappeti elettronici susseguendosi nella costante matrice di riverberi e distorsioni in cui echi e ritornelli si ripetono in loop come dei mantra.
In questo loro terzo disco prodotto da BJ Burton, Alan Sparhawk e Mimi Parker, un lavoro in duo senza il bassista Steve Garrington, proseguono e danno compimento definitivo a quella metamorfosi già evidente in Double Negative del 2018. Il cambiamento si condensa acquisendo un cromatismo più netto e senza compromessi, volti ad ottenere il plauso dei fan e della critica, com’è sempre stato nel loro stile. Siamo ormai lontani anni luce dalle melodie tenui e crepuscolari di I Could Live in Hope (1994), ma Alan e Mimi hanno sempre guardato avanti, trasformando e reinventando il loro approccio al sound e restando fuori dalle tendenze maggiormente in voga del periodo.

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TV Priest – Uppers (Sub Pop Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Simone Catena

Uppers è l’esordio discografico per il progetto Tv Priest. La band si forma nel 2019 a Londra, per continuare la scia fortunata e di spessore, sul genere post punk. Il tutto nasce anche dal bisogno fisico, di creare insieme un sound nuovo e ricco di esperienza, per la stanchezza accumulata nel corso degli anni. Dopo i primi singoli rilasciati, il gruppo inglese è pronto al salto definitivo sulla scena underground del momento. Il primo lavoro è prodotto dall’etichetta Sub Pop Records, nel suo interno troviamo incognite politiche e culturali, che sfociano in una rabbia delirante dai toni forti. Durante la pandemia mondiale, come un lampo di genio esce un singolo House of York, che racchiude una ferocia incredibile, in un periodo avvolto nel caos e nella confusione più totale.
Il sound che troviamo all’interno del disco invece, spinge la band a richiami maturi, confermando già il grande successo di collettivi come Fontaines DC e Idles. Il frontman Charlie urla al mondo intero, tutto il suo odio e la sua frustrazione in questo clima desolato. Questa rumorosa macchina infernale prende il sopravvento in maniera tagliente e divertente, per tutta la durata dell’album lasciando di stucco l’ascoltatore.

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