Live report e foto di Fabio Baietti
Hanno lasciato il segno, gli Estra.
Nella seconda metà degli italici anni 90, i testi di Giulio “Estremo” Casale si sono insinuati sottopelle. Scorticanti, criptici, deliranti, soffici, urbani, esistenziali. Quasi a voler coprire tutto il caleidoscopico panorama di anime inquiete. Alla ricerca di dare “senso” alla realtà che stavano vivendo e, soprattutto, al proprio “Io”.
Messo a ferro e fuoco da versi che stavano al largo dai paradossi o dalle metafore, arrivando secchi come pugni nello stomaco.
Vedere il Tunnel colmo di un pubblico eterogeneo è stato il segnale di una reunion ben al di là di una (auto)celebrazione. Diversamente, ha significato che il bisogno di sussurrare, cantare, urlare quei versi era rimasto in standby, mai archiviato come una cartolina leggermente ingiallita.
Preghiera, Miele, Nordest Cowboys, il capolavoro Passami da dentro, una versione etilica e rallentata di Signor Jones, sono stati il fulcro di un set subito arroventato. Nel quale Giulio Casale è ritornato ad essere sciamano ed assoluto leader. Totalmente a suo agio nel mischiarsi con il pubblico. Interagendo con le parole e, soprattutto, con il corpo. Mezzo di comunicazione che la notevole quantità di giovani presente ha decisamente apprezzato, in un feedback continuo di emozioni.
L’ottimo inedito Veleno che resta ha innescato una parte finale memorabile.
Non canto, Hanabel, Fiesta, il manifesto L’uomo coi tagli e il bis di Sacrale, sono stati una scarica di adrenalina contagiosa, come le bordate elettriche di Abe Salvadori, il basso pulsante di Edy Bassan e il rullo dei tamburi di Accio Ghedin.
Nell’attesa della data dell’11 giugno al Carroponte, restiamo appesi nei pomeriggi arresi…
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