Ricerca

Off Topic

Solo contenuti originali

Tag

Gabriele Evangelista

Marco Frattini – Empty Music (Encore Music, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Empty Music, album di esordio del batterista Marco Frattini nasce, in fondo, da una magnifica ossessione. L’assillo si presenta sotto le spoglie della musica di un altro artista molto eclettico, il canadese Chilly Gonzales – pseudonimo di Jason Charles Beck – che proviene dal mondo dell’elettro pop e delle colonne sonore ma che ha toccato nella sua carriera generi diversi e apparentemente lontani. Ricordo ad esempio l’insolito duo con Jarvis Cocker, leader dei Pulp, col quale editò Room 29, un bell’album pubblicato da Deutsche Grammophon nel 2017. Ma Gonzales ha manifestato le sue doti di pianista in una serie di dischi in solitudine, tre almeno fino a questo momento, dove è stato celebrato dalla critica con enfasi fin troppo eccessiva – è stato definito da alcuni un novello Erik Satie mentre secondo me è assai più vicino al bretone Yann Tiersen, quello che ha scritto le musiche de Il favoloso Mondo di Amelie, per intenderci….Ed è appunto il primo di questi album ad aver innescato in Frattini una particolare dominante di coscienza, a tal punto da spingere l’Autore italiano a rielaborare alcuni brani di quel disco per dar loro un abito diverso. Così ci si è trovati a mezza strada tra un lavoro improntato al jazz – alcuni riferimenti a quello nordico degli E.S.T e seguaci – ed una visione soggettiva che si muove nell’ambito di un melodismo a tratti rockkeggiante, con qualche suggello di stampo classico. Ma Frattini, essendo batterista, ha avuto evidentemente bisogno dell’apporto di un pianista per scrivere le sue idee, trovandolo nella figura del bravo Claudio Vignali che, oltre ad essere un jazzista con significative collaborazioni nel suo curriculum – Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Mauro Negri, Fulvio Sigurtà, Achille Succi, Carlo Atti, Joe Locke, Rob Mazurek, Gretchen Parlato e altri ancora – è anche un pianista dall’importante educazione classica. A completare il trio un altro pezzo da novanta, cioè il contrabbassista Gabriele Evangelista, il cui curriculum collaborativo è così ampio che sono costretto a rimandarvi alle note di WikiPedia – faccio solo quattro nomi, se mai vi dovessero bastare, e cioè Enrico Rava, Stefano Bollani, John Scofield e Dave Douglas, consapevole di fare torto ad un fiume di altri musicisti certamente non da meno. Da segnalare gli interventi di Gionata Costa al violoncello e Mattia Dallara che interviene con effetti sonori – tra l’altro Dallara è anche il produttore di questo album. Frattini, dal canto suo, lo avevamo già notato attraverso le collaborazioni con i misteriosi e sperimentali C’mon Tigre ma in più ha dalla sua una seria istruzione musicale, conseguita sia in Italia che negli USA. Tutto torna, nelle nostre esistenze e qualche volta ci si volge all’indietro non per mancanza d’idee ma per fare il punto su quello che abbiamo esperito. Stessa cosa avviene in ambito musicale. Sono convinto che Frattini avrà un luminoso seguito di carriera ma nel suo primo passo ufficiale, evidentemente, sente il bisogno di misurarsi con quella musica che attualmente percepisce più importante per sé stesso e che ha avvertito depositarsi, nel tempo, progressivamente dentro il suo animo, strato dopo strato. In tale frangente questa arte di riferimento è appunto quella di Gonzales. Le variazioni apportate agli originali sono un ottimo test per verificare la capacità compositiva di Frattini e magari anche per farsi un’idea – ma qui si gioca di fantasia – sull’evoluzione futura della sua musica

Continua a leggere “Marco Frattini – Empty Music (Encore Music, 2022)”

Barre Phillips | György Kurtág jr. – Face à Face (ECM Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

La prima immagine che mi viene in mente per caratterizzare il modo con cui suono con Barre, è architettonica” queste sono le parole con cui György Kürtág Jr. descrive, nelle note di copertina di “Face à Face”, il suo rapporto con Barre Phillips. Il disco uscito per l’etichetta ECM, con Barre Phillips al contrabbasso ed oggettistica e György Kurtág Jr. ai sintetizzatori e alle percussioni digitali, è il risultato studiato, costruito, cercato (ed ottenuto) della collaborazione di due grandi musicisti: compositore ed improvvisatore il primo, jazzista e sperimentatore il secondo (sempre che le etichette siano ancora necessarie). Occorre sgombrare il campo da un vecchio pregiudizio e cioè che l’improvvisazione e la sperimentazione, siano frutto di una libertà incontrollata, spontanea e gratuita. Niente di più falso se è vero, come è vero, che “la massima libertà deriva dal massimo rigore” come sosteneva Paul Valery. Ma Kürtág aggiunge qualcosa di ancora più circostanziato sul suo rapporto con il contrabbassista statunitense: “…Per essere in relazione con la sua musica penso a lui come a un individuo in movimento e costruisco stanze di tempo e spazio intorno a lui, stanze che sono esse stesse in continua evoluzione…”

Continua a leggere “Barre Phillips | György Kurtág jr. – Face à Face (ECM Records, 2022)”

Enrico Rava – Edizione Speciale (ECM Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Poteva sembrare strano che sul palco del festival Jazz Middelheim di Anversa nel 2019, a prendersi gioco del jazz e a giocare con esso, ci potesse essere un italiano che festeggiava il suo ottantesimo compleanno. E invece c’era, e quell’ottantenne era Enrico Rava. A dire il vero in quella occasione si festeggiava anche un altro compleanno, quello dell’etichetta ECM Records che di anni ne festeggiava cinquanta. Così invece di essere noi a fare un regalo ai festeggiati, sono loro che hanno fatto un “regalo” a noi, con questo magnifico lavoro, registrato dal vivo, dal titolo mai più azzeccato di Edizione Speciale. Sei pezzi eleganti, raffinati ed equilibrati, come solo i grandissimi sanno fare. Una “solitudine che sa di allegria”, ecco è così che vorrei definire questo lavoro, uscito nello scorso mese di ottobre e nel quale qualsiasi estimatore dello straordinario jazzista italiano, potrà apprezzare la sua capacità di innovare conservando e conservare innovando.

Continua a leggere “Enrico Rava – Edizione Speciale (ECM Records, 2021)”

Francesco Bearzatti – Portrait of Tony (Parco della Musica Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

C’è chi considera la ricerca del “senso della vita” una prigione mentale, una delle tante che l’Uomo si costruisce beandosi poi di abitarla. Così almeno la pensava l’intellettuale indiano Krishnamurti. C’è chi invece, come lo psicoanalista C.G.Jung, sostiene il contrario, per cui l’individuo veramente liberato è colui che insegue il vero sé stesso, trovando la propria essenza al di là di tutte le maschere sociali e personali che abitudinariamente indossa. Non so come la pensi Francesco Bearzatti a proposito, ma ho l’impressione che il suo metodo di ricerca sia assolutamente peculiare. Abituato a tracciare in profondità il profilo musicale di artisti dalle personalità multiformi – Tina Modotti, Malcom X, Woody Guthrie, John Coltrane o creature di fantasia come Zorro – oggi lo vediamo concentrare lo sguardo sul leggendario Tony Scott, il grande clarinettista italo-americano scomparso a Roma nel 2007. Forse, attraverso il proprio “sentire”, Bearzatti accarezza le storie personali, il carattere, le complessità individuali dei suoi “omaggiati” ed è per mezzo di loro che egli cerca di chiarire sé stesso, elaborando il tutto come uno specchio concavo che focalizzi al centro le riflessioni, i pensieri, i progetti e i sogni altrui. Per capire chi era Tony Scott al di là della sua musica, è molto utile vedere il docu-film di Franco Maresco che trovate su YouTube,“Io sono Tony Scott”. Il film ci mostra, direttamente o attraverso le interviste fatte a familiari e a musicisti americani e italiani che ebbero a che fare con lui, i lati più inquieti del suo carattere, un narcisismo esasperato, sfumato da comportamenti paranoidi e dalla gran paura di non essere valutato per ciò che è stato veramente, un musicista che ha fatto la storia del jazz.

Continua a leggere “Francesco Bearzatti – Portrait of Tony (Parco della Musica Records, 2021)”

Igor Caiazza – Blu (Abeat Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

La Abeat Records di Mario Caccia di Solbiate Olona (Va) è una delle più attente ed importanti etichette discografiche nell’ambito jazz, sempre pronta a scoprire nuovi talenti e confermare artisti di valore già affermati. Una politica quella della Abeat Records dedita a sostenere e promuovere giovani talora spesso esordienti e talentuosi musicisti soprattutto italiani. Rispetto ad altre etichette Abeat non segue una linea editoriale omogenea o ristretta ad una unica tipologia di genere o di stile ma tende a promuovere progetti con una propria e forte identità. Un catalogo notevole che vi invito a sfogliare e visitare.

Igor Caiazza è un brillante compositore, arrangiatore, percussionista classico e vibrafonista jazz. Ha un passato giovanile di batterista, suonando rock, pop e hip-hop, ma poi la musica classica lo ha stregato e catturato. Così, approfondendo lo studio del vibrafono e della marimba, oltre all’adorato Bach ha scoperto Astor Piazzolla, le cui composizioni, non a caso, erano un mix tra la musica classica e la musica argentina. Piazzolla è stato, quindi, il ponte tra la classica e il jazz ma di quest’ultimo non si è più liberato!

Continua a leggere “Igor Caiazza – Blu (Abeat Records, 2021)”

Michele Tino – Belle Époque (Auand Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Si schermisce Michele Tino quando, sulla sua pagina web, esibisce i propri timori e insicurezze nel presentare il disco d’esordio Belle Époque. Pur potendo comprendere l’ansia che può accompagnare un musicista alla sua prima uscita discografica da titolare, bisogna altresì evidenziare che questo è un debutto eccellente che ci presenta un saxofonista di grande maturità tecnica ed espressiva. È anzi quasi incredibile che questo lavoro sia un’opera prima, ascoltandolo infatti senza conoscere nulla dell’autore si può decisamente pensare ad un musicista più navigato piuttosto che ad un esordiente. Del resto la Auand ha un catalogo ricco di ottimo jazz italiano, soprattutto interpretato da giovani leve e ci ha abituato, da tempo, all’ascolto di dischi di grande qualità come questo. Sarà pur vero come asserisce lo stesso autore che le composizioni presenti in Belle Époque risalgono a periodi temporali diversi, tuttavia l’assemblaggio delle stesse in un unico percorso non dimostra discontinuità, anzi, si può cogliere nella sequenza dei brani una buona omogeneità, una linearità esecutiva che dimostra tutta la bontà del progetto. Non è sempre così facile trovare i riferimenti espressivi nelle sonorità del sax, piuttosto morbide anche nei momenti di maggior impegno tecnico. Vi sono comunque degli evidenti richiami all’ispirazione-guida di Charlie Parker in alcuni brani – del resto quale sassofonista jazz non si è mai misurato con la sua influenza – ma in altri, presumibilmente composizioni più recenti, si avverte l’ascendente di musicisti di altra generazione come Steve Lacy e Wayne Shorter, soprattutto nell’esecuzioni delle scale che forzano la tonalità di base, entrando ed uscendo con eleganza dai limiti armonici d’impianto.

Continua a leggere “Michele Tino – Belle Époque (Auand Records, 2021)”

Stefano Tamborrino – Seacup (Tǔk Music, 2020)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Sarà perché le creazioni eccentriche mi attirano sempre (il primo brano si intitola Coda), ma non vedevo l’ora di ascoltare con attenzione l’ultimo lavoro di Stefano Tamborrino. E infatti, il mio istinto non mi inganna mai, sono bastate poche intense battute (anzi colpi di “Coda”), per farmi innamorare di Seacup prodotto per l’etichetta Tūk Music di Paolo Fresu. Per questo esordio, il batterista toscano ha messo insieme una band originale per composizione strumentale e raffinatissima per la qualità dei musicisti: Ilaria Lanzoni al violino, Katia Moling alla viola, Dan Kinzelman al sassofono, Andrea Beninati al violoncello, Gabriele Evangelista al contrabbasso e, naturalmente, Stefano Tamborrino alla batteria. Atmosfere invernali, interiori, profonde come quelle di acque nordiche, già dal primo brano che si confermano tali con i successivi intensi e poetici brani come Escher e Purple Whales che rimanda, anche semanticamente, a grandi e profondi spazi fisici e mentali. Un’atmosfera molto “string” che sa di mitologie nordeuropee, ma anche di raffinate culture musicali che inglobano musica colta, litanie popolari, lirismi e saghe misteriose, dove anche voci mistiche sembrano evocare spiritualità e voglia di inabissarsi nell’Essere. Il pizzicato di Purple Whales sembra essere la rappresentazione sonora di questo desiderio di stimolare l’anima per non farla dormire, per muoverla verso la profondità dell’emozione.

Continua a leggere “Stefano Tamborrino – Seacup (Tǔk Music, 2020)”

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑