L I V E – R E P O R T
Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio
Gli Assalti Frontali rappresentano la storia della cultura hip hop italiana; sempre in prima linea da trent’anni, hanno pubblicato lo scorso luglio l’album Courage cui è seguito un tour promozionale, che il 7 dicembre ha fatto tappa anche a Milano. Per chi non lo conoscesse, il Barrio’s Live non è solo un locale per mangiare e ascoltare musica, ma un punto di riferimento per i ragazzi del quartiere Barona, periferia sudovest del capoluogo lombardo, che, come tante periferie delle grandi città è diventato crocevia di razze e culture. Fortunatamente però, laddove qualcuno scorge solo problemi e degrado, qualcun altro ha avuto la lungimiranza di andare oltre le apparenze e, a partire dal 1997, grazie a Don Gino Rigoldi e a Comunità Nuova, vede la luce il centro di aggregazione giovanile, una particolare costruzione in ferro a forma di fungo, che sovrasta piazza Donne Partigiane, impossibile non notarla per la bellezza dei murales. Poi, nel 2000, con il contributo di Fondazione Cariplo, Bpm e di 1500 volontari, è stato realizzato il Villaggio Barona, primo complesso di housing sociale che ospita persone in appartamenti con affitto calmierato: rifugiati politici, studenti, ex tossicodipendenti, ragazze madri e famiglie in difficoltà. Il fungo ospita non solo il Barrio’s Live, ma anche il Teatro Edi e il centro sociale, il tutto gestito dalla Onlus Gli Amici di Edoardo, che organizza laboratori teatrali, doposcuola, lezioni di musica, momenti di supporto psicologico e corsi per l’inserimento lavorativo dei ragazzi sotto i 19 anni. Per questo motivo non si poteva scegliere una location migliore per il gruppo di Militant A e Pol G, che dell’arteducazione hanno fatto la loro mission, promuovendo laboratori di rap nelle scuole delle periferie romane e a Bab et Tabbaneh, quartiere a 30 km dal confine siriano, per bambini rifugiati, in quello che è stato il progetto europeo Singing for Peace. Preceduti da una kermesse di giovani rappers, alcuni locali, altri venuti da fuori città a raccontare storie di droga, di facili cadute e difficili riscatti, come da copione nell’attuale scena rap milanese, con un linguaggio però un po’ troppo colorito per me che vengo dalla old school e vedo nella musica una occasione di inclusione e non di divisione; non vi nascondo che ho provato un certo ribrezzo nel sentire frasi del tipo “picchio quel frocio di Mamhood/lo riempio di lividi così lo lascio a terra nudo con i brividi“. La prima ora passa così, qualche spunto interessante di riflessione c’è, ma questa sera sono là per gli Assalti e, mentre dall’altra parte di Milano sfilano pellicce e abiti firmati per la prima della Scala, io aspetto con ansia di sentire cantare di grandi ideali e battaglie sociali.
