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P.J. Harvey – B Sides, Demos & Rarities (UMC / Island Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Ecco un’uscita che sicuramente farà la felicità di tutti i fan della “Vecchia PJ”, anzi, di tutti i fan della buona musica. Dopo trent’anni di onorata carriera, Polly Jean decide di mettere ordine nei suoi cassetti rilasciando un’antologia davvero interessante. Questo B-Sides, Demos & Rarities triplo cd pieno di lati b, demo e rarità, sarà la manna di tutti i collezionisti e un regalo di Natale anticipato che ci si può fare per ricostruire, poco alla volta, il percorso artistico di una musicista prolifica e fondamentale. L’inizio è col botto, le prime cinque tracce sono dei demo estratti dai primi due dischi e rappresentano il primo EP realizzato per il progetto PJ Harvey. Ebbene sì, prima di mettersi ufficialmente in proprio, questa era la ragione sociale di un progetto che comprendeva, oltre a PJ, anche Rob Ellis (batteria e harmonium), e Steve Vaughan (basso). Ed è così che si torna ad apprezzare una versione grezza dell’imprescindibile Dry tratta dall’omonimo album di debutto. A tal proposito, Polly Jean dichiara: Dry è stata una delle prime canzoni di successo che ho scritto. Non ne avevo scritte molte, forse cinque o sei e mi sedevo e le suonavo a qualsiasi amico che volesse ascoltarle. Da sempre raccoglievo parole e frasi in un quaderno e quando mia mamma acquistò per me una chitarra acustica venduta da una sua amica, mi sembrò naturale provare a cantare le parole che avevo scritto ed è così che tutto è iniziato. John Parish mi aveva dato all’epoca una prima lezione sull’utilizzo di un 4 piste e questa è stata una delle prime registrazioni che ho fatto da sola.

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Ben Howard – Collections from the Whiteout (Island Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

La musica di Ben Howard possiede un misterioso magnetismo come tutte le cose un po’ sfuggenti, quelle che non si sanno ben definire e che pur intuiamo possedere ben più di un significato. Forse il motivo di tutto questo sta nel suo presunto difetto d’originalità che finisce per essere paradossalmente il suo punto di forza. Come il suo collega americano Ryley Walker, Howard è infatti abile nel celare il suo profilo dietro una rete di riferimenti che si sovrappongono e che però non nascondono l’esistenza di alcuni evidenti rimandi artistici. Le stelle della sua Orsa Maggiore si chiamano John Martyn, Ben Watt, Bon Iver e gran parte della tradizione folk britannica, se non altro per il timbro della voce impostato sui toni medi e con una vaga tendenza cantilenante, che spesso traduce una frigidità tutta britannica nel modo di comunicare le proprie emozioni. In questa sua ultima fatica, Collections from the Whiteout, Howard, a differenza dei lavori precedenti, introduce nella sua musica un make-up elettronico, certamente non disturbante ma sufficiente per far deviare un po’ l’attenzione dall’abitudine che ci aveva assuefatti nel percepirlo. Un folk singer al passo con i tempi, con un classico fondo malinconico velato da colori diversi, cangianti ad ogni cambio di brano. Avendo contattato un musicista-produttore come Aaron Dessner, Howard rigioca la carta dell’osmosi tra arte e vita fidandosi di sonorità più contemporanee e contando sul sostegno di collaboratori provenienti da esperienze diverse, tra i quali segnalo il neanche trentenne batterista Yussef Dayes proveniente dal jazz, il pianista Thomas Bartlett – aka Doveman – il chitarrista Blake MIlls, con alle spalle le partecipazioni discografiche con Pino Palladino e Bob Dylan.

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The Killers – Imploding The Mirage (Island Records, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Federica Faith Piccoli

I The Killers sono tornati. Sono tornati, e la domanda che sorge spontanea non appena si inizia l’ascolto di Imploding the Mirage, è: “Si, ma da dove?”.
Atmosfere Retrowave, fumose, corali. Se è vero che per andare avanti, abbiamo l’impellente necessità di tornare indietro… Beh, il gruppo di Brandon Flowers & co. ci riesce alla perfezione. Con questo ultimo album, i The Killers, strizzano l’occhio agli anni ottanta e alle sue good vibes (giacche di strass comprese).

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Franco126 – Stanza singola (Bomba Dischi/Island Records, 2019)

Articolo di Cristiano Carenzi

Oggi, 25 Gennaio, esce il nuovo disco di Franco126. Sono passati ormai più di 2 anni da quando uscì la prima polaroid con Carl Brave, progetto che una volta reso più uniforme li portò velocemente ad un pubblico molto ampio. Nel frattempo Carl ha fatto un altro disco e il repack di quest’ultimo mentre Franco si è preso più tempo per portare a termine il progetto in singolo. Non ha corso il rischio di fare un album che risultasse quasi frettoloso come a mio parere è stato “Notti Brave”, che forse, nel tentativo di non far dimenticare il proprio nome e cavalcare l’onda del successo non ha completamente soddisfatto le aspettative.

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