R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Il ritorno sulle scene dei dEUS è sempre una buona occasione per raccontare una storia. Nello specifico, la trama si svolge ad Anversa, città portuale di origine medievale, crocevia di commerci e di influenze tra le più disparate. È in questa cornice che muove i primi passi l’ensemble di Tom Barman, un musicista dai lineamenti specifici, ben marcati che è già nato vecchio. All’epoca quella band portò una ventata di freschezza nella musica così detta ‘alternative’, attraverso un misto di influenze che spaziavano dal buon Captain Beefheart, presente nella cura dei patchwork e della cacofonia, dalla voce profonda fino al midollo à la Leonard Cohen e da un’attitudine funk particolare che li fece definire in un primo momento dei “Red Hot Chili Peppers, solo un po’ più grunge”. Da qui si evince come le etichette andrebbero abolite per lasciar spazio all’ascolto e, proprio da questo sentire sincero, un orecchio vergine o semplicemente scevro da preconcetti, non potrà che percepire la bellezza e la genuinità di una proposta che ha saputo rinnovarsi di capitolo in capitolo. La recensione potrebbe concludersi qui. Acquistate l’album nelle sue forme, o rifugiatevi nel vostro negozio di dischi preferito e chiedete al proprietario di preparare la puntina e basta. Il viaggio sonoro che vi aspetta sarà ben ripagato.

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