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dEUS – How To Replace It ([PIAS] Recordings, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Il ritorno sulle scene dei dEUS è sempre una buona occasione per raccontare una storia. Nello specifico, la trama si svolge ad Anversa, città portuale di origine medievale, crocevia di commerci e di influenze tra le più disparate. È in questa cornice che muove i primi passi l’ensemble di Tom Barman, un musicista dai lineamenti specifici, ben marcati che è già nato vecchio. All’epoca quella band portò una ventata di freschezza nella musica così detta ‘alternative’, attraverso un misto di influenze che spaziavano dal buon Captain Beefheart, presente nella cura dei patchwork e della cacofonia, dalla voce profonda fino al midollo à la Leonard Cohen e da un’attitudine funk particolare che li fece definire in un primo momento dei “Red Hot Chili Peppers, solo un po’ più grunge”. Da qui si evince come le etichette andrebbero abolite per lasciar spazio all’ascolto e, proprio da questo sentire sincero, un orecchio vergine o semplicemente scevro da preconcetti, non potrà che percepire la bellezza e la genuinità di una proposta che ha saputo rinnovarsi di capitolo in capitolo. La recensione potrebbe concludersi qui. Acquistate l’album nelle sue forme, o rifugiatevi nel vostro negozio di dischi preferito e chiedete al proprietario di preparare la puntina e basta. Il viaggio sonoro che vi aspetta sarà ben ripagato.

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Stargaze – One (Transgressive Records, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Elena Colombo

La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sul mondo della musica, e non solo per quanto riguarda l’impossibilità di svolgere concerti. È cambiato anche il modo di fare musica. Non sto parlando del vostro vicino stonato che cantava “Fratelli d’Italia” dal suo balcone, ma di un collettivo musicale internazionale – gli Stargaze – che, data l’impossibilità di viaggiare, ha dovuto ripensare completamente il proprio modo di comporre e registrare i brani. Il risultato è il nuovo album One, presentato il 25 novembre 2022 dalla Trasgressive Records.
Prima di avventurarci in questo album innovativo, è opportuno presentarne i protagonisti. Il collettivo Stargaze è stato fondato una decina di anni fa tra Berlino e Amsterdam dal direttore d’orchestra tedesco André de Ridder. I musicisti che ne fanno parte provengono da diverse parti del mondo, perciò, a causa della pandemia, sono stati improvvisamente costretti a lavorare da remoto. Una grande novità per un ensemble così numerosa, abituata a suonare insieme in un contesto orchestrale. La produzione artistica degli Stargaze, però, non si è mai limitata a un solo genere musicale: One va oltre i confini della musica classica e moderna, sperimentando – o forse sarebbe più opportuno dire giocando – con i suoni dei diversi strumenti.

I brani che compongono One sono stati appositamente pensati perché tutti i membri dell’orchestra potessero registrarli separatamente: i compositori sono stati scelti per la loro capacità di «pensare alle partiture come qualcosa che potesse essere elaborato in seguito e manipolato», come ha affermato de Ridder. Registrato all’inizio del 2021, l’album si compone di cinque pezzi molto diversi, accomunati solo dal fatto di essere stati registrati a distanza.

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Dropkick Murphys – This Machine Still Kills Fascists (Dummy Luck Music /[PIAS], 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Giuseppe Grilli

A ottobre è uscito il nuovo album dei Dropkick Murphys, la celtic punk band americana attiva dal 1996, che mescola folk irlandese con sano punk rock americano; a molti boomers ricordano i Pogues, ma anche gli Stiff Little Fingers o The Real MacKenzies. L’undicesimo album dei Dropkicks Murphy (da qui in poi DKM), è un omaggio a Woody Guthrie il menestrello della working class americana. Il titolo prende il nome dal motto scritto sulla sua chitarra “This machine kills fascists”, con l’aggiunta di “Still”.
Con l’assenza temporanea del cantante Al Barr, il gruppo si è lanciato in un progetto che giaceva nel cassetto già da un pò di tempo: riprendere testi inediti di Woody Guthrie, dare un nuovo suono e farne un album.
Con l’aiuto della figlia, Nora Guthrie, il cantante/bassista/autore Ken Casey e gli altri membri della band, hanno potuto avere accesso all’archivio dei testi e scegliere tra diversi inediti.
Anche se, a dire la verità, nel 2004 i Dropkick Murphys avevano già cantato un altro inedito di Woody Guthrie: la famosa “Shipping Up To Boston” arrangiata in chiave celtic punk, il sound tipico della band.

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Röyksopp – Profound Mysteries ([PIAS], 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Claudia Losini

The inevitable end dei Röyksopp sembrava un dichiarazione di intenti, e di fine. Uscito nel 2014, era quasi un commiato alla musica così come l’abbiamo sempre intesa. Avevano infatti affermato che quello sarebbe stato l’ultimo lavoro pubblicato con la “classica forma di disco”. Otto anni dopo Svein Berge e Torbjørn Brundtland tornano sulle scene con Profound Mysteries, un lavoro che abbraccia la nuova filosofia del duo norvegese: è stato infatti anticipato da un corto intitolato Nothing but ashes e da un portale dove si invitava a “premere R” per ascoltare stralci musicali differenti. Dallo stesso portale si può accedere inoltre a una serie di cortometraggi, tutti accompagnati dai nuovi brani. Un progetto audio visuale a tutti gli effetti, non un’idea innovativa nel genere, ma sicuramente un mezzo efficace per il concept del disco, ossia quello di raccontare la fascinazione per il mistero, l’infinito e l’impossibile. Per questo, il portale si apre su un nuovo simbolo, una sorta di triscele intrecciato come se fosse un triangolo di Penrose: un chiaro richiamo a un immaginario mistico, a un altro universo e alla magia.

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White Lies – As I Try Not To Fall Apart ([Pias], 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

I White Lies pubblicano il loro sesto album ed è tempo di bilanci. Alcune band sperimentano una crescita esponenziale, altre, come nel caso specifico, debuttano con un disco clamoroso e negli anni a venire restano alla mercé di un pubblico pronto a paragonare ogni nuova uscita con quel primo vagito, ormai considerato pietra angolare di ogni giudizio. La band non se ne cura e questo è un bene, ma resta concentrata sulla costante ricerca dello sviluppo del proprio sound, che volente o nolente, è figlio legittimo della new wave inglese. Si alza il sipario, le tastiere di Am I Really Going To Die si mescolano ai toni di voce profondi di Harry McVeigh e come in una macchina del tempo sonora, veniamo trasportati direttamente negli anni ’80. Persi nella ripetizione disperata del verso “Sto davvero andando a morire?” Con As I Try Not To Fall Apart, la title track, si ribadiscono una volta di più quelle che sono le coordinate nelle quali si muovono i White Lies, con una predilezione per band quali Sound e The Cahemeleons. Si tratta infatti di un suono che non è più dark, anzi che non lo è mai stato, ma che fatica ad andare a nozze con il new romantic, restando pertanto in sospeso in un limbo dolceamaro pulsante e ricco di tensione.

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EELS – Extreme Witchcraft (E Works Records / [Pias], 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Tornano gli EELS, progetto personale di Mark Oliver Everett. Classe ’63, dal 1996, da quel diamante grezzo che rispondeva al nome di Beautiful Freak e dopo la consacrazione avvenuta due anni dopo con Electro-Shock Blues, disco che lo portò alla ribalta a livello mondiale, ne è passata di acqua sotto i ponti. Mr. E, l’eclettico frontman, tra alti e bassi ha vissuto situazioni ai confini della realtà che lo hanno forgiato nello spirito e nel carattere. La sua valvola di sfogo è la musica, più precisamente il rock in tutte le sue sfaccettature e tra alti e bassi ha raggiunto oggi con Extreme Witchcraft il traguardo del quattordicesimo album in studio.

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