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The Cure

Suede – Autofiction (BMG, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

C’era una volta il BritPop: sembra ieri eppure sono passati trent’anni da quando i gruppi inglesi come Oasis, Blur, Pulp e Suede si contendevano i palcoscenici di tutto il mondo, poi alcuni si sono persi dietro i burrascosi rapporti interpersonali, altri dietro la smania di intraprendere una carriera solista, mentre i Suede, tra alti e bassi e cambi di formazione, hanno proseguito per la loro strada, magari senza replicare i successi del passato, costruiti a suon di hits di facile presa e grande orecchiabilità, ma comunque affinando il proprio stile e seguendo la naturale evoluzione di una raggiunta maturità artistica. Il gruppo di Brett Anderson è giunto così al suo nono album in studio, Autofiction, pubblicato lo scorso 16 settembre per l’etichetta BMG; quasi un nuovo inizio per loro, che avevano scalato le classifiche inglesi nei primi anni ’90, con un sound che volutamente si rifaceva a idoli come Bowie, Roxy Music e Smiths. Poi la fase sperimentale, con maggiore spazio alle tastiere di Codling, i litigi interni, i cambi di formazione e la pausa dal 2003 al 2010. Autofiction è una rinascita, il ritorno a suoni più grezzi, tanto da essere definito da loro stessi un album punk, non nel senso comune della parola o, almeno, non alla Sex Pistols per intenderci, ma in quanto genuino, per nulla artificioso, un disco molto intimo con tematiche che riguardano da vicino i protagonisti: una riflessione sul tempo che passa, un modo di affrontare le ansie e le paure di questo tempo. Un bilancio della propria vita per Brett, non nuovo a queste considerazioni, già affrontate nelle due autobiografie pubblicate, Coal Black Mornings e Afternoons With The Blinds Drawn, entrando davvero nel privato quando nella canzone dedicata alla madre, persa da bambino, She Still Leads Me On, titolo di apertura, parla di come sia ancora oggi una guida per lui e di come si senta ancora in contatto con lei nonostante la morte li abbia separati. Non è un caso che la lavorazione sia durata ben quattro anni: tanto hanno impiegato Brett Anderson, Mat Osman, Simon Gilbert, Richard Oakes e Neil Codling a scrivere le canzoni, mentre la registrazione è stata velocissima.

Suede by Dean Chalkley
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Colla – Motocross (IndieBox Music/Artist First, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Stefania D’Egidio

I Colla si formano nel 2016 nella provincia di Vicenza dall’incontro di Simone Pass, Mauro Poli e Davide Prebianca, reduci da esperienze con altre band locali (Polar For The Masses, Soyuz e Oltrevenere). Iniziano a incontrarsi il mercoledì in un piccolo paesino di collina e, nel giro di poco, partoriscono le canzoni che faranno parte dell’album Proteggimi, pubblicato a gennaio del 2018. Da allora si esibiscono dal vivo insieme a One Dimensional Man, PopX e Gomma, nei due anni successivi sfornano l’EP Distanze e diversi singoli, tra cui Sbornia, Ginevra e Campari.

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Sascha Lange & Dennis Burmeister – Oltre il muro di Berlino (Goodfellas, 2019)

L E T T U R E


Articolo di Stefania D’Egidio

Se avete voglia di riavvolgere il nastro della vostra vita, vi consiglio di leggere questo libro di Sascha Lange e Dennis Burmeister, in particolare se siete stati fans dei Depeche Mode o avete seguito con passione gli anni del post punk e della new wave. La macchina del tempo vi riporterà nella Germania dei primi anni ’80, nella Berlino divisa dal muro: da un lato la Repubblica Federale, dove la vita scorreva normalmente, come nel resto dell’Occidente, dall’altra la Repubblica Democratica, dove anche le cose più banali sembravano montagne da scalare, per via del pesante apparato burocratico e dei rigidi controlli della Stasi. Sembra quasi impossibile nell’epoca in cui tutto si può ottenere con un semplice click, ma allora reperire un disco dei propri idoli era difficile quasi quanto costruire una bomba atomica in casa, vuoi perché gli artisti internazionali erano guardati con diffidenza dal regime, vuoi per i costi proibitivi. Per acquistare un vinile bisognava recarsi in Ungheria e sborsare una somma equivalente a quella spesa per il viaggio e per tre giorni di vitto e alloggio in albergo, così ognuno si arrangiava come poteva, dal reclutare i parenti che vivevano dall’altra parte del muro, alle copie pirata che circolavano nelle scuole.

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Modem The Band – Chapter I: Inspiration (Grey Dome Records, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Stefania D’Egidio

Il 2 novembre è uscito per l’etichetta Grey Dome Records l’album di debutto del gruppo greco Modem The Band, nato nel 2018 da un’idea di Constantine (aka Zack Minimall), producer di lungo corso, a cui si sono uniti in seguito Theodore al basso e Polydefkis alla voce.
La pubblicazione è stata preceduta, lo scorso settembre dall’uscita del primo singolo, Equal, che mi aveva colpito a tal punto da spingermi ad approfondire la conoscenza di questo gruppo finora a me sconosciuto. L’ascolto delle restanti tracce mi ha confermato in maniera definitiva la prima impressione: infatti fin dal primo brano, Universal Dead End, si resta invischiati in una ragnatela di belle sensazioni che conducono a Planet of Grief con un’atmosfera che si fa via via più cupa per l’ingresso di un basso di ispirazione postpunk/new wave; il pensiero va subito ai grandi del passato, da Siouxsie and The Banshees, ai Joy Division fino ai The Cure. Ritmi ripetuti ossessivamente, mescolati a riff di chitarra semplici, ma essenziali, e a un tappeto di suoni elettronici. 

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Girls Names @ Circolo Ohibò – Milano, 31 ottobre 2018 [opening Maria Somerville]

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Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio

Un concerto ad alto contenuto dark per la notte più terrificante dell’anno, ritmiche cupe e ossessive tra luci basse e tastiere sognanti.

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The Cure @ Hyde Park, London (Uk), 7 luglio 2018

Ph. Tom Hancock

Articolo di Luca Franceschini

Avevo giurato che non sarei più andato ad un concerto con più di 10mila persone ma c’erano i Cure a Londra, unica data del 2018 (anche se poi ne hanno fatta un’altra una decina di giorni prima, nell’ambito della rassegna curata da Robert Smith, Southbank) e resistere è stato impossibile.

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