Articolo di Luca Franceschini
La storia di un americano trapiantato in Svezia potrebbe già costituire da sola il soggetto di un film o di un romanzo. Noi ci accontentiamo di vederlo nella realtà: Nicholas Faraone, italiano da parte di padre, ha girovagato un po’ per il mondo e si è da qualche anno trasferito in Svezia. Songwriter dalle indubbie doti, per farlo vedere al mondo ha messo su una band con un paio di ragazzi di Stoccolma e ha scritto e registrato un po’ di brani sotto il monicker Barbarisms.
Il disco di debutto è uscito a ottobre per la piccola etichetta svedese Control Freak Kitten, ma ha usufruito dei servizi di distribuzione di una label storica come la Rough Trade. Ecco, in campo musicale capisci davvero cosa vuol dire che internet ha abbattuto le barriere geografiche: un paio di video su YouTube, il disco in streaming su Spotify, e rapidamente i tre sono riusciti a farsi notare un po’ dovunque. Poi succede che i ragazzi di Unplugged in Monti e quelli di Sherpa Live, entrambi una garanzia in termini di eventi di qualità nel nostro paese, decidono di lavorare per farli suonare in Italia. Detto fatto: tre date tra Roma, Milano e Padova alla fine di gennaio, il tutto organizzato professionalmente, pur senza spendere cifre folli. Ulteriore sorpresa, trovarsi un locale come il Ligera, non dico pieno, ma almeno discretamente riempito. Dopo le buone notizie ricevute da Roma il giorno precedente, si può dire che forse non c’è da perdere totalmente la speranza, se la gente si muove così per una band praticamente sconosciuta. In apertura c’è Brisen, una ragazza che accompagnandosi all’ukulele propone qualche pezzo suo e qualche cover di brani di Beatles (“All My Loving”) Nirvana (“Lithium”) o Fugazi (“I’m So Tired”). La voce è bella e i pezzi originali non sono male. Tuttavia, c’è ancora un po’ di impaccio a stare sul palco e gli errori esecutivi sono un po’ troppi. Diciamocelo chiaramente: se non sei Eddie Vedder, un concerto per voce e ukulele rappresenta una scelta quantomeno rischiosa. Qualcosa di interessante comunque lo abbiamo visto, siamo sicuri che col tempo ci potranno essere dei bei margini di miglioramento.
I tre Barbarisms arrivano a ruota, senza praticamente effettuare nessun cambio palco. A dispetto del nome, che sembrerebbe un velato richiamo agli Smiths, i nostri suonano una sorta di folk rock in chiave semi acustica, che potrebbe anche ricordare cose più mainstream come Bon Iver o Band of Horses, non fosse che la voce di Nicholas ha un’aura malinconica e dimessa, e che ci sono a tratti notevoli influenze classic rock ma anche cose che ricordano i primissimi The National. Tom Skantze (chitarra) e Robin Ekenstam (batteria), i suoi compagni d’avventura, lo supportano nel ricamare le semplici trame strumentali dei brani. Anche il batterista ha una storia importante da raccontare: anni fa ha avuto un cancro che lo ha costretto a farsi amputare una parte del braccio. Non si è mai arreso e oggi suona alla perfezione grazie ad una protesi. Nicholas ha voluto raccontare la sua esperienza in “A Wash of Teeth and Eyes”, una canzone apparentemente “leggera” da cui traspare però un affetto davvero sincero verso di lui. Minimali le atmosfere evocate stasera, ancora più che su disco, dove ogni tanto compariva qualche sporadica tastiera o qualche sovraincisione in più. Ottima la resa sonora: totalmente a loro agio, i tre sciorinano un pezzo dietro l’altro, bevendo a turno da un paio di bottiglie di birra e una di whisky, che nel finale viene anche passata a uno spettatore. Il pubblico è attentissimo e partecipe, qualcuno aveva già ascoltato la band su YouTube, altri erano lì per curiosità, ma in generale la risposta è stata ottima. C’è un’atmosfera molto famigliare, complice anche lo spazio del Ligera, molto piccolo e adatto allo scopo. Nicholas è molto carismatico, nonostante l’aria schiva e piuttosto timida: tra un brano e l’altro si intrattiene coi presenti e racconta qualche aneddoto relativo all’occasione che ha dato origine ad un determinato brano oppure, più semplicemente, ringrazia per l’accoglienza. C’è un loro amico che è arrivato il giorno stesso da Göteborg e che è in prima fila a fare le foto con una vecchia macchina a rullino. Lo indica ai presenti e gli viene tributato un applauso sincero.
Lo show dura un’oretta scarsa e rimango sorpreso dal fatto che non conoscevo almeno la metà dei brani in scaletta. Chiacchierando con Nicholas, vengo poi a scoprire che hanno composto una gran quantità di brani oltre a quelli che sono finiti sul cd: alcuni sono più vecchi, altri sono appena stati scritti e loro di solito li suonano senza star distinguere troppo tra cosa è stato pubblicato e cosa no. Una scelta forse un po’ perdente dal punto di vista promozionale ma di sicuro apprezzabile: i brani inediti sono altrettanto belli di quelli registrati e confermano che le doti di songwriter del giovane americano sono davvero notevoli. Non sono del resto mancate le cose migliori dell’album di debutto: dal singolo “Easier All the Time” (il cui video sta avendo una notevole diffusione), col suo andamento sghembo e il suo ritornello da sicura hit, alla divertente “Macaulay Culkin on Pizza” (già il titolo dice tutto), vivace e molto alcolico resoconto di una serata tra amici. Ma ci sono anche episodi più toccanti, come i meravigliosi quadretti che ritraggono due donne famose: la giornalista “Katerine Anne Porter” (musicalmente l’episodio più bello del lavoro, almeno per quanto mi riguarda) e la prima moglie di Picasso, “Olga Khokhlova”. Al termine Nicholas butta lì un “se volete dei cd venitemeli a chiedere. Sono timido, vorrei parlare con voi ma non riesco a venire io, venite voi”, che ce lo rende subito un idolo assoluto, se non fosse bastato quel che abbiamo visto sul palco. Come andrà il loro futuro è impossibile dirlo, ormai il talento non è più la variabile principale da considerare quando si vogliano fare previsioni artistiche. Resta che i Barbarisms sono una band che ha davvero tutto al posto giusto e che il loro disco è un autentico gioiellino, impreziosito da una meravigliosa copertina disegnata da Winston Chmielinski, amico di Nicholas, conosciuto durante il periodo in cui il cantante si trovava a Parigi. Sarebbe proprio un peccato farselo scappare…