I N T E R V I S T A


Articolo curato da Mario Grella

ELEkTRA è un large ensemble supportato da Siena Jazz attraverso il progetto ‘Per Chi Crea’ di SIAE e MiBACT. Si tratta di un interessante progetto artistico, un “lavoro di squadra” nel quale Camilla Battaglia è compositrice, arrangiatrice e vocalist, accompagnata da: Francesco Fratini alla tromba e voce, Michele Tino al sax contralto, Francesco Bigoni al sax tenore, Federico Pierantoni al trombone, Filippo Vignato al trombone ed elettronica, Simone Graziano al piano e synth, Francesco Fiorenzani alla chitarra elettrica e acustica, Francesco Ponticelli al contrabbasso, Andrea Lombardini al basso elettrico ed elettronica e Stefano Tamborrino alla batteria.
Dal 16 giugno sarà disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming Dead Butterfly (21Sound), primo singolo pubblicato da questo creativo collettivo musicale, parte dell’omonimo album di prossima uscita, del quale vi presentiamo in anteprima il video.

Nell’occasione abbiamo posto alcune domande a Camilla per comprendere meglio il suo percorso personale ed artistico…

Innanzitutto parlaci di te, raccontaci in sintesi chi sei e cosa hai fatto finora…
Sono una musicista che ha avuto la grande fortuna di essere da sempre sottoposta a stimoli diversi che hanno trovato nella musica un veicolo naturale di esigenza espressiva.
Ho intrapreso questo percorso con una certa leggerezza nel 2010 e senza la certezza che la musica sarebbe stata quello a cui volevo dedicarmi completamente nella vita e intanto studiavo filosofia alla Statale di Milano. Ho avuto tuttavia il privilegio di condividere la mia prima esperienza professionale in studio con parte della storia del mainstream jazz italiano, il trio di Renato Sellani con Luciano Milanese e Stefano Bagnoli. Il frutto di quel lavoro, Joyspring (Philology 2010), è stato per un me un grande turning-point.
Da lì a poco ho seguito i primi workshop, alcuni concorsi in Italia e all’estero e ho intrapreso il percorso accademico prima a Siena e successivamente tra NY, Rotterdam, Copenhagen, Berlino e Amsterdam. Ho potuto in quegli anni fare esperienze musicali molto variegate che mi hanno fatto cantare in big band sia come solista che come strumento in sezione; registrare le voci per l’album alt pop A Violence of Innonce della band danese ticktock; scrivere moltissima musica che si può ascoltare in Tomorrow (Dodicilune 2016) ed EMIT (Dodicilune 2018); collaborare con musicisti attivi in ambiti diversi e con linguaggi diversi che mi hanno insegnato moltissimo;  lavorare sulle diverse possibilità del mio strumento grazie al quale nel 2019 ha debuttato il mio progetto per sola voce ed elettronica Perpetual Possibility; scrivere ed arrangiare per orchestra e large ensemble, di cui ELEkTRA è il mio frutto più caro; avvicinarmi al mondo della multimedialità attraverso residenze artistiche che mi hanno fatto collaborare con light artist e video artist straordinari e venire sempre più a contatto con un circuito musicale le cui caratteristiche espressive vanno al di là delle esigenze di labeling.

Camilla, perché per il tuo large ensemble, hai scelto un nome così letterariamente impegnativo come “ELEkTRA”?
Ho pensato a questo nome considerandolo in realtà tutt’altro che impegnativo.
Questo progetto è sicuramente MOLTO impegnativo e con delle pretese artistiche ambiziose, ma quando ho pensato al nome cercavo qualcosa di breve e caratteristico dei contenuti e della forma del progetto: musica scritta pensando a figure femminili archetipe e con una sintesi timbrica tra la musica acustica e l’utilizzo dell’elettronica.

Ho l’impressione, che spesso i titoli dei brani e degli album di musica jazz cerchino una sorta di nobilitazione, anche grazie a riferimenti culturali relativi ad altri campi artistici, quasi che la musica da sola non bastasse. È solo una impressione sbagliata?
Mi sento di rispondere con una domanda a mia volta: quando il cinema, la letteratura, la poesia, la video art, la danza o qualsiasi altra forma artistica abbraccia e utilizza la musica nel processo espressivo è perché non basta a sé stessa?
La musica come pura estetica esiste, ma certamente non credo che la ricerca di ispirazione, la collaborazione e il collegamento della musica con altri campi artistici abbia nulla a che vedere con una volontà di nobilitazione o senso di inferiorità.

Vuoi dirci qualcosa sulla scelta dei testi, sulla loro specificità in rapporto alla musica?
ELEkTRA è un progetto nato con la volontà di sollevare un’importante questione sociale attraverso il veicolo della musica: raccontare i luoghi comuni legati al sesso femminile attraverso figure archetipe nel mondo del mito, della letteratura o della storia greca antica.
I testi sono pensati sia come un racconto ma spesso anche come un dialogo in prima persona verso il pubblico oppure di un immaginario coro come nell’antico teatro greco.
Questo primo singolo Dead Butterfly è dedicato alla versione moderna e rivisitata della Penelope di Omero, Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce ed è per questo che esce il 16 giugno (la giornata prescelta dall’autore per la più famosa odissea dell’uomo moderno).
Nella parte centrale del brano ho infatti deciso di musicare il flusso di coscienza finale di Molly Bloom che ritrae uno spaccato vivido di affermazione e volontà decisionale che storicamente non appartiene al carattere femminile.

Considerando la tua carriera e tutte le collaborazioni e le partecipazioni a festival e progetti, se dovessi citare una esperienza determinante per la tua formazione, a quale faresti riferimento?
Per la mia formazione è stato determinante l’ambiente in cui sono cresciuta e la fortuna di aver potuto viaggiare molto e conosciuto così molti diversi approcci alla musica.

Perché ci sono ancora poche donne nel jazz, o per meglio dire, poche in rapporto agli altri generi musicali?
Questo è decisamente un argomento complesso che trova le sue radici in uno storico problema culturale e sociale che riguarda la figura della donna in generale ed è uno dei motivi per cui ho cominciato a fare ricerca per questo progetto.
Il problema non risiede in maniera speciale nella comunità della musica jazz, malgrado ne sia altresì colpita, ma in tutti quegli ambiti che per qualche motivo sono stati definiti maschili o più adatti al genere maschile.
Il problema della posizione delle donne del settore musicale in generale (non solo musiciste ma anche giornaliste, promoter e direttrici artistiche) è lo stesso che viene condiviso in moltissimi altri settori e contro il quale si lotta quotidianamente attraverso un lento sradicamento degli stereotipi che deve partire dall’educazione infantile.