I N T E R V I S T A / R E C E N S I O N E


Articolo di Antonio Spanò Greco

Terzo cd solista per Michele Biondi, intenso, generoso e molto personale, considerando che il primo A Better Life è stato edito sotto lo pseudonimo di Matt Biondi Crew nel 2014 e il seguente Cotton & Moonshine edito nel 2017 ha ricevuto apprezzati consensi anche all’estero. 36 minuti di country blues con venature southern suddivise in 10 canzoni tutte a nome di Michele eccetto Angel Of The City firmata da Matt Cressey, chitarrista britannico che compare anche alla voce nel brano Moving To Texas Per questo report mi piace far parlare il diretto interessato per conoscere meglio l’artista e le sue canzoni.

Presentati Michele

Ho 43 anni sono nato a Lucca ma sono cresciuto e vivo a Ripafratta in provincia di Pisa.

Come è nato Down by the river?

Le prime canzoni di Down by the river sono nate in America, tra il Mississippi ed il Texas, quando a fine 2019 ero in tour con Ray Cashman. Poi al rientro e con il lockdown ho avuto molto tempo per lavorarci, per cui le canzoni sono nate in fretta… Brotherhood per esempio è nata a casa di Ray, vedendo i suoi figli (due ragazzoni di un metro e 90 !! ) che facevano finta di lottare, Moving to Texas sul golfo bellissimo di Galveston Island, No regrets tra Natchez Mississippi e Clarksdale.

A quale fiume toscano ti riferisci?

Il mio paesino, Ripafratta, è bagnato dal fiume Serchio, la canzone Down by the river racconta alcune storie di quel tratto di fiume, con la sua cascata e le sue anse.

Ho visto che hai cambiato formazione rispetto al precedente lavoro: mi descrivi le differenze sostanziali?

Sì, nel 2019 Edoardo Vannozzi, batterista in Cotton & Moonshine ed in A better life, è andato a lavorare sulle navi da crociera come musicista e Federico Paoli, bassista in Cotton & Moonshine ed anche in Shuffle Train dei Locomotive Breath, (visti a Lugano in un Blues to Bop anno 2011 in show al fulmicotone, aggiungo io) ha ripreso la sua intensa attività concertistica legata al jazz. Con Giovanni Grasso, bassista, e con Antonio Marchesani, batterista, siamo amici da molto tempo e così abbiamo iniziato facendo qualche concerto in Italia, Polonia e Belgio…da lì la produzione di Down by the river è venuta naturale! Antonio ed Edoardo sono due batteristi completamente diversi: Edo viene da una preparazione di stampo jazz e funk, Antonio più dal rock, stessa cosa per Federico e Giovanni. Ovviamente questo si riflette sul sound e sul groove in maniera definitiva! Anche per questo Cotton & Moonshine e Down by the river suonano così diversamente, personalmente li adoro entrambi!

Come sono nate le canzoni o meglio come ti approcci per scrivere i brani?

“Dipende… a volte è una storia raccontata che mi ispira, oppure un vissuto personale, un riff di chitarra che esce suonando sul divano, una melodia che nasce guidando l’auto… da lì parte un idea su cui poi lavoro musicalmente o nel testo e cerco di portarla a compimento. Tendenzialmente comunque scrivo molto di getto per poi fare delle revisioni. Poi devo ringraziare il mio amico Matt Cressey, anche lui scrive canzoni e mi da sempre una mano nelle stesure finali.

I testi prendono spunto da tue esperienze o…?

Le canzoni di Down by the river sono tutte autobiografiche, tranne Angel of the city che ha scritto il mio amico Matt Cressey. Gli album precedenti invece sono composti principalmente da storie, che ho voluto raccontare, ma che non sempre ho vissuto di persona, eccetto Cotton & Moonshine, Joy e Mrs Camelia, anche queste sono molte personali.

Il precedente disco ha ricevuto parecchi riscontri positivi anche e forse soprattutto all’estero…

Si Cotton & Moonshine è stato molto apprezzato all’estero e sinceramente non me lo sarei mai aspettato. Quel disco è nato dopo qualche settimana di permanenza negli Stati Uniti ed è frutto di un lungo lavoro per migliorare pronuncia e accento fatto negli anni. Oltre alla nostrana bellissima rivista “Il Blues”, sono arrivate recensioni positive da giornali tra i più blasonati al mondo, tra cui Blues Matters e Blues Blast… e chi se lo aspettava! Io di solito ci leggo gli altri lì sopra!!! Sono così arrivati concerti in Europa e Stati Uniti: ricordo ancora quando Francesca, la mia compagna di allora, fece la foto che poi è diventata la copertina del disco, si tratta del “Blue Biscuit” ad Indianola Mississippi, il locale proprio di fronte al museo di BB King, quel giorno era chiuso, qualche anno dopo ci sono passato di nuovo dopo aver suonato a Natchez e conobbi il propietario, rimanemmo quasi tutto il pomeriggio a chiacchierare, mi piace pensare che mi abbia portato fortuna!

Mi racconti le tue esperienze in USA? Vi hai vissuto molto? E dove?

La prima volta sono stato negli Stati Uniti da turista! Era il 2015, finalmente avevo le risorse per fare un viaggio del genere, nelle terre del blues, posti mitici di cui, fin da piccolo, ascolti la musica. Leggi la storia nei libri, vedi i film, senti i racconti. Devo ringraziare Francesca che mi ha spinto, aiutato e accompagnato. Ero emozionatissimo! In quel viaggio non dicevo a nessuno che suonavo, mi ricordo l’arrivo a Jackson e poi tutto il primo giro in Louisiana e Mississippi, mi sembrava di stare in un altro mondo! Poi a Clarksdale ho conosciuto Ray Cashman, stava suonando al Cat Head e da quel momento quel mondo si è avvicinato sempre più. Grazie a lui ho iniziato a conoscere meglio i musicisti locali, sono nate collaborazioni e con alcuni siamo diventati molto amici! Ricordo ancora la festa di compleanno del mio amico Stan Street, due anni fa, c’erano tutti! La festa è durata due giorni, una mega jam session continua in tutti i locali di Clarksdale! Oppure il primo concerto mattutino al Bluesberry Caffè, per colazione! Dopo di noi Watermelon Slim fece un set da brividi! Una delle città che mi piace di più è Natchez, Mississippi. A Montgomery in Texas c’è un lago enorme diviso da una strada lunghissima, sembra di attraversare il mare! Oggi riesco ad andare negli Stati Uniti un paio di volte all’anno, più o meno un paio di mesi in totale. Di solito facciamo date in Mississippi, Texas, Louisiana e Tennessee, lo scorso anno mi avevano invitato anche a New York e in North Carolina. Il Covid ha messo una pausa ma spero di poterci tornare presto”.

La molla che ti ha portato a dedicati alla musica?

La musica mi è sempre piaciuta fin da quando ero piccolo, forse i problemi che ho avuto agli occhi mi hanno portato più verso qualcosa di uditivo che visivo e poi in casa da bambino vedevo contrabbassi, fisarmoniche e chitarre perché i miei nonni erano musicisti e anche se non li ho conosciuti, mi piace pensare che in qualche modo ci abbiano messo lo zampino.

I tuoi artisti preferiti?

La lista sarebbe infinita: tutto il blues classico, il chicago e il texas blues, il blues moderno, contaminato, il rock anni 70, il rock and roll anni 50, il grunge”.

Attualmente cosa ascolti?

Playlist indie su web radio e quando trovo qualcosa che mi piace cerco di avere il cd, ad esempio ho scoperto una band texana ganzissima, i Frenchie’s Blues Destroyers. Sto molto attento anche al blues nostrano, ci sono un sacco di artisti e gruppi in gamba”.

Grazie Michele per la chiacchierata.

La recensione:

L’ultimo capitolo di Michele è godibilissmo, scorre via piacevolmente, le 10 tracce si assimilano velocemente e mettono in mostra la bravura e la tecnica chitarristica di Michele che ben si destreggia tra i vari stili. Down By The River apre l’omonimo lavoro: lento, ipnotico ed evocativo come lo scorrere delle acque di un fiume sia esso il mitico Mississippi o il più modesto Serchio luogo di ricordi e speranze; Lonely And Lost è un rock blues dal ritmo incalzante e ossessivo per raccontare storie di solitudine e perdizione, ottimo l’assolo del nostro Michele; The Jail, una ballata country blues per racconte una storia d’amore molto intensa, uno dei miei brani preferiti che poi ho scoperto in una intervista anche da parte di Michele; Brotherhood scanzonata e allegra ballata nata in USA; Too Much Weight dall’attacco deciso con sentori tra il rock e il funky, bel pezzo; Crosseyed Blues rientra tra i tipici canoni blues, pennellate e stoppate si susseguono senza tregua; Right Now profuma di souhern, di J.J. Cale e cavalcate su due ruote lungo l’Highway 61; Moving To Texas alza i ritmi, serrato rock blues vecchio stampo; Angel Of The City ci fa conoscere tramite la canzone di Matt il lato più soul e introspettivo di Michele; No Regrets chiude l’album, anche questo uno dei preferiti di Michele, slide, polvere e gole secche rinfrescate da birra ghiacciata per affermare di non avere nessun rimpianto.

Confermo ottimo disco, stavolta spero che non solo dall’estero Michele riceva i meritati consensi.

Tracklist:

1. Down by the River,
2. Lonely and Lost,
3. The Jail,
4. Brotherhood,
5. Too Much Weight,
6. Crosseyed Blues,
7. Right Now,
8. Moving to Texas,
9. Angel of the City,
10. No Regrets.