R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

È uscito il 18 novembre 2022 questo secondo album dei Basiliscus P, talentuosa ed eclettica band messinese dalle sonorità per niente definibili in una sola parola. Prima di iniziare, un po’ di storia: il gruppo nasce a Messina nel 2011 dalle abili teste e mani di Marco Mangraviti (al basso e alla voce), Federica Fornaro (alla chitarra) e Luca Risitano (alla batteria), un trio di ragazzi appassionati di musica che, nelle vesti di musicisti, mixano sperimentazione, trip musico-psichedelici e tanta, tanta consapevolezza, per restituirci un prodotto di qualità decisamente superiore alla media. Nel 2017 ci avevano già regalato Placenta, la cui pubblicazione è seguita da numerosi concerti della band e dalla vittoria, nell’anno successivo, di Arezzo Wave Band Sicilia. Il loro percorso fortunatamente prosegue in ascesa, con l’incontro di diversi musicisti, alcuni dei quali scopriremo esser fondamentali nella storia della band. Doverosa una precisazione: Spuma è impreziosito in diversi brani dall’intervento del bravissimo polistrumentista Bruno Bonaiuto.

 

E ora, mettetevi comodi, iniziamo. Parto subito dicendo che mi sono trovata molto in difficoltà nel dover scegliere le parole giuste e necessariamente scremare le mie riflessioni su questo tutt’altro che facile album (di album facili è pieno il mondo, non dimentichiamolo): Spuma è nato durante il lockdown, da improvvisazioni ed esperimenti in sala prove, ma realizzate da musicisti consapevoli, che sanno bene che cosa stanno facendo e che regalano all’ascoltatore un mondo sonoro diverso dal “già sentito”, in cui è calibrato molto bene l’uso di fuzz, distorsioni e di effetti, che mai vanno a disturbare un suono in linea di massima pulito e definito. Più ascolto e più quel che sento mi intriga, mi incuriosisce e mi fa scavare a fondo. Tra le considerazioni generali, già a un primo ascolto, immediatamente mi rendo conto che a ciascuno strumento utilizzato viene conferita la giusta importanza: nessuno resta indietro, invece tutti – a turno o, a tratti, contemporaneamente – sono protagonisti. I ragazzi sanno suonare, non c’è dubbio, ma sappiamo che questo non basta: si percepisce una coesione tra i componenti, e dunque tra i suoni, rara da trovare in un gruppo. Cito dei nomi che si fanno strada nella mia testa a mano a mano che avanzano i brani: non posso evitare di associare la cura strumentale di Spuma a quella che ho trovato nei lavori degli ultra-sperimentali Jennifer Gentle di Marco Fasolo, che – non a caso – ricopre in quest’ultima nuova uscita il ruolo di produttore artistico. Inoltre, io non so se i Basiliscus P avevano l’intento di regalarci un album che è anche un po’ una colonna sonora, ma se anche così non dovesse essere, questo mood si percepisce in diverse tracce – come per esempio nel brano d’apertura Silenzio, in Urban Safari o in Ansioai; aggiungo che, di ciò, i Calibro 35 sarebbero fieri.
Da notare anche come in molti pezzi si trovi la volontà di utilizzare la voce né più né meno che alla stregua di strumento, in una democratica parità con basso, chitarra, batteria e gli altri generatori di suoni.

L’album è stato preceduto dall’uscita di due singoli pazzeschi, il già citato Urban Safari – seconda traccia di Spuma e testimonianza che il progetto nasce da un bassista (lo strumento è usato magistralmente e in maniera fiera) e Magenta altro brano molto strumentale, in cui basso e chitarra si intrecciano e dialogano alternandosi o parlando all’unisono, pur senza la presenza di una vera voce fino ad almeno metà pezzo (e notiamo che solo in questa terza traccia compaiono, per la prima volta, delle voci); qui si giunge a un crescendo maestoso per poi tornare all’ossessività iniziale con la quale il basso ha iniziato il proprio lavoro.
Proseguo il mio piacevolissimo ascolto con Trip, come suggerisce il titolo un vero e proprio viaggio tra suggestioni, suoni e parole ovattati che rendono il brano – dalla forma decisamente simile a una “canzone tipo” – molto ambient. È tipico dell’album inserire parole echeggianti che paiono giungere dall’aldilà e che scorgiamo a fatica; percepiamo che “egli brama la tua voluttà…forse sono solo io, fermo il mondo e sto qui”: bella la scrittura ma ancor meglio il modo in cui si integra con l’intero pezzo.
Il brano che dona il titolo all’album, Spuma, è una vera e propria battaglia tra suoni: l’acidità della chitarra e l’incisività dei fiati si scontrano con un basso mai banale e una batteria all’altezza delle evoluzioni del pezzo, il tutto condito da un sassofono che chiude in un assolo psichedelico squisitamente aggressivo.
Arriviamo all’interessantissima Acidi, una canzone arricchita dalle sovraincisioni di un incalzante sax, che rendono il pezzo più pieno, senza mai snaturarlo, e a Jackfruit, dove trasuda il divertimento strumentale dei Basiliscus, tra gli ululati di chitarra e le già osannate evoluzioni del basso.
Giungo quasi a malincuore (ma certa che ricomincerò presto l’ascolto) alla meta di questo Cammino di Santiago musicale incontrando Crisalidi, il brano che chiude l’album, un ottimo riassunto delle sfaccettature e delle sonorità del gruppo: tornano a farsi sentire il suono ovattato e l’atmosfera nebulosa, che accompagnano i Basiliscus P in un’ultimo tuffo in una sala prove che è anche una sala di registrazione: evento, questo, che solo chi ha davvero talento può permettersi di sperimentare.

Tracklist:
01. Silenzio
02. Urban Safari
03. Magenta
04. Trip

05. Ansioai
06. Spuma
07. Acidi
08. Jackfruit
09. Crisalidi


Photo © Francesco Algeri